“Non riesco a decidere l’ordine di precedenza tra una pulce e un pidocchio”. È citando questa frase del famoso letterato inglese Samuel Johnson che Charlie Munger, vicepresidente di Berkshire Hathaway e socio storico in affari di Warren Buffett, risponde alla domanda, postagli durante la riunione annuale degli azionisti del Daily Journal, se fosse più folle che il bitcoin abbia abbattuto il muro dei 50mila dollari o che Tesla abbia raggiunto un capitalizzazione di mercato di oltre mille miliardi.
Una citazione chiara e diretta a cui lo stesso Charlie Munger aggiunge un’altra stoccata che non lascia dubbi sul suo pensiero in merito ai due ‘asset’ di investimento: “Non so quale sia peggio”. E questo nonostante il fatto che nel 2020 le azioni della società automobilistica sono andate incontro a un aumento del 743% e le quotazioni del bitcoin abbiano sfondato la soglia dei 50mila dollari.
Tra l’altro, il pensiero di Munger può essere anche letto come un ‘attacco diretto’ a quanto seminato e raccolto da Tesla ed Elon Musk. Infatti, se da una parte la compagnia americana ha investito 1,5 miliardi di dollari proprio in bitcoin, dall’altra lo stesso eccentrico imprenditore è uno degli esponenti più rilevanti nel mondo delle criptovalute. E i suoi tweet proprio sul bitcoin o sul dogecoin ne sono un chiaro esempio.
Charlie Munger: il bitcoin è troppo volatile
Sempre nella riunione, il vicepresidente di Berkshire Hathaway si è anche soffermato sul settore bancario e sull’evoluzione dei metodi di pagamento. “Anche se non so come si evolverà il sistema di pagamento, penso che una banca gestita correttamente sia un grande contributo alla civiltà e che le banche centrali del mondo amano controllare il proprio sistema bancario e le proprie disponibilità di denaro”.
Riguardo, invece, la possibilità di vedere ‘circolare’ i bitcoin come se fossero dollari o euro è abbastanza chiaro. “Non penso che il bitcoin finirà per diventare il mezzo di scambio per il mondo. È troppo volatile per servire bene come mezzo di scambio. Ed è davvero una specie di sostituto artificiale dell’oro. E poiché non compro mai oro, non compro mai bitcoin”, ha concluso Charlie Munger.
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