“Se noi non guadagniamo moriremo, e con noi il calcio, che è in rovina”. Non utilizza mezzi termini alla trasmissione spagnola Chiringuito de Jugones, uno degli artefici della tanto discussa Super League, nonché suo presidente, Florentino Perez. “Siamo in un momento di enorme difficoltà. Il calcio per colpa della pandemia ha perso 5 miliardi di euro. Noi 100 milioni in tre mesi un anno fa e 300 in questa stagione. Bisogna far qualcosa, bisogna cambiare”, ha aggiunto il numero 1 del Real Madrid, uno dei già designati 12 club fondatori della nuova competizione calcistica europea che, nella giornata di ieri, ha mandato in escandescenza tutti gli attori coinvolti. Con la Uefa che è partita immediatamente all’attacco, con le dure parole del suo presidente, Alexander Ceferin.
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La Super League è l’ultimo step di una rivoluzione trasformazionale del mondo del calcio, da sport a industria media. Iniziata diversi anni fa con la battaglia economica al rialzo per acquistare i cartellini dei migliori calciatori al mondo – garantendogli stipendi da capogiro (opzione fallita in Cina e negli Usa) – per dar vita a stadi 4.0 e per aumentare continuamente il proprio valore economico come azienda. In modo tale da accrescere sempre di più non solamente i propri trofei in bacheca, ma soprattutto i ricavi sportivi, televisivi e commerciali. Fattori difficili da incrementare in un momento in cui la pandemia ha frenato il business del mondo del calcio. E non è un caso, quindi, se a volere la Super League non siano i ‘middle club’, ma la maggior parte dei club più ricchi e di maggior valore al mondo. Decisamente più in sofferenza degli altri, che da sempre puntano a rifinanziare le proprie casse vendendo a prezzi esorbitanti i propri gioielli, scoperti e valorizzati nel corso degli anni.
Quanto vale la Super League
Sulla base della classifica Forbes dei 20 club di calcio più ricchi al mondo, nel suo complesso i 12 club presenti nella Super League hanno un valore di 34,36 miliardi di dollari. Grazie, soprattutto, alla presenza di Barcellona e Real Madrid (che sono le due squadre più ricche al mondo) e a quella dei 5 club inglesi, che nel complesso valgono 20,6 miliardi di dollari, oltre il 60% del valore dell’intera competizione. Cifre che spiegano il motivo del finanziamento di circa 4 miliardi di euro promesso da Jp Morgan. Una iniziativa che potrebbe sicuramente far gola ai grandi broadcaster nella lotta dei diritti tv.
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I patrimoni dei proprietari dei 12 club fondatori
Dietro ai club fondatori della Super League ci sono alcune delle famiglie e degli uomini più influenti e più ricchi al mondo. Tra cui, la famiglia Agnelli (proprietaria della Juventus), in cui spicca John Elkann con un patrimonio di 2 miliardi di dollari; John Henry, uno dei due proprietari del Liverpool, con un patrimonio di 2,8 miliardi di dollari; i tre patron di Chelsea, Arsenal e Tottenham, Roman Abramovich, Stanley Kroenke e Joe Lewis con un patrimonio rispettivamente di 14,8, 8,2 e 4,9 miliardi di dollari; e il numero uno del Manchester City, lo sceicco Mansour bin Zayed Al Nahyan che al 2018 registrava una fortuna di 22,2 miliardi di dollari.
Senza dimenticare Joel Glazer, co-proprietario del Manchester United e vicepresidente della Super League, che può contare secondo Forbes su un patrimonio familiare di circa 5,8 miliardi di dollari; Paul Singer, il fondatore del fondo Elliot Management – che controlla il Milan – a cui Forbes calcola un patrimonio di 4,3 miliardi di dollari; Steven Zhang (numero 1 dell’Inter), figlio di uno degli uomini più potenti e ricchi della Cina: Zhang Jindong, a cui Forbes stima una fortuna di 7,3 miliardi di dollari; e l’imprenditore Idan Ofer, secondo maggior azionista dell’Atletico Madrid con una quota del 32%. Figlio dello scomparso Sammy Ofer (più volte identificato l’uomo più ricco di Israele), Ofer può vantare secondo Forbes un patrimonio di 6,4 miliardi di dollari.
Discorso a parte per Real Madrid e Barcellona. In quanto, i due club spagnoli sono di proprietà dei loro tifosi attraverso dei specifici programmi di affiliazione.
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