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Addio alle grandi navi a Venezia. Ecco quanto vale l’indotto della crocieristica per la città

Il governo italiano ha ufficialmente varato il decreto che, a partire dal primo agosto, impedisce il transito delle grandi navi a Venezia. Non sarà più possibile, quindi, percorrere il tratto davanti a San Marco e sul Canale della Giudecca. Con la fine del mese di luglio niente più approdo a Venezia per navi di stazza lorda superiori a 25mila tonnellate o con lunghezza dello scafo a galleggiamento superiore a 180 metri.

Si tratta della fine di una diatriba lunghissima. Già nel 2021, con il decreto Clini-Passera, si era vietato il transito di navi di più di 40mila tonnellate davanti a San Marco. Una misura che rimase però in sospeso per la mancanza di approdi alternativi. Uno dei principali sostenitori dello stop alle grandi navi è l’imprenditore e sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, il quale era tornato a ribadire questa necessità nel 2019 quando la nave da crociera MSC Opera si era schiantata contro il molo San Basilio e il battello turistico River Countess. Lo stessa Unesco aveva intimato all’Italia di adottare una decisione di questo tipo, minacciandola in caso contrario di inserire Venezia nella sua black list dei siti minacciati, cosa che avrebbe potuto anche portare alla cancellazione della città dalla lista dei patrimoni dell’umanità.

La svolta, ora, sembra essere arrivata con la decisione del governo. Ma se da un lato può garantire una maggiore tutela a quel museo a cielo aperto chiamato Venezia, dall’altra comporta una serie una serie di problematiche da gestire. Il governo ha stanziato 157 milioni di euro per realizzare i nuovi terminal di approdo nella vicina Marghera e compensazioni per i vari operatori del settore, nell’intento di preservare l’attuale indotto e occupazione. 

L’indotto e il giro d’affari delle navi da crociera a Venezia

Un report del 2018, basato su dati del 2017, realizzato da Clia (l’associazione internazionale che riunisce le compagnie da crociera) metteva Venezia come secondo scalo crocieristico italiano dopo Civitavecchia, con 1,42 milioni di crocieristi e 466 toccate nave. Un business notevole, con ricadute non indifferenti sul prodotto interno lordo della città e anche sull’occupazione locale, fortemente condizionata dal turismo. In tal senso, l’autorità portuale di Venezia, in uno studio del 2013, aveva provato a stimare in modo puntuale l’impatto economico della crocieristica. Nel complesso, l’attività crocieristica a Venezia comporta una spesa per beni e servizi locali stimabile in 283,6 milioni di euro l’anno, di cui il 72,9% imputabili alla spesa turistica dei crocieristi, il 16,4% alla spesa effettuata dalle compagnie di navigazione e il 10,6% dagli equipaggi delle navi.

Dall’analisi delle interdipendenze settoriali, invece, lo studio dell’autorità portuale fa emergere  che l’effetto della spesa locale sul valore aggiunto nazionale è quantificabile in 397 milioni di euro, mentre l’effetto sul valore aggiunto locale è stimabile in 221,6 milioni. L’impatto occupazionale è stimabile in 7.473 unità di lavoro equivalenti a livello nazionale, mentre è di circa 4.255 unità di lavoro equivalenti nell’area veneziana.

Le compagnie che attraccano a Venezia e i loro miliardari

Sono molte le compagnie da crociera che fanno porto a Venezia, sia italiane che internazionali. Tra queste c’è la MSC Crociere, fondata e posseduta dall’armatore Gianluigi Aponte che insieme alla moglie Rafaela ha un patrimonio netto di 10,8 miliardi di euro ed è il 208esimo uomo più ricco al mondo. Da menzionare anche Costa Crociere, di proprietà del gruppo Carnival Corporation del miliardario statunitense Micky Arison. Attualmente ha un patrimonio di 6,5 miliardi di dollari e guida l’azienda co-fondata dal padre, Ted Arison, che l’aveva messa in piedi nel 1972 dopo essere immigrato negli Usa da Tel Aviv. Le navi della Royal Caribbean Cruises, invece, la scorsa primavera si erano già spostate da Venezia, scegliendo Ravenna come home port. La compagnia ha perso poco più di un anno fa il suo fondatore e azionista di maggioranza, Arne Wilhelmesen, venuto a mancare all’età di 90 anni a Palma di Maiorca. Prima di morire, aveva un patrimonio stimato da Forbes in 1,5 miliardi di dollari. La proprietà dell’azienda l’ha passata quasi interamente ai suoi tre figli, mentre uno di questi, Alex, ha preso il suo posto nel consiglio d’amministrazione.

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