2021, Vangelo secondo Netflix.
In principio furono i dvd e le vhs, sigla oscura, quest’ultima, per chi abbia meno di quarant’anni. Per farla breve, videocassette vendute per posta. Poi arrivarono i videogiochi, anche loro recapitati a domicilio. Lo streaming di cui è stata pioniera, quel modo di distribuire i contenuti online con cui la compagnia fondata nel 1997 da Reed Hasting e Marc Randolph ha rivoluzionato il concetto stesso di broadcasting e palinsesto, è arrivato dopo.
Adesso, però, l’azienda leader nel settore serie Tv più che di un’evoluzione promette l’impatto di un salto di specie: si torna al gaming. Meglio, si comincia a produrlo e diffonderlo come si trattasse delle nuove stagioni di Stranger Things o The Last Dance.
L’annuncio è ufficiale come lo è l’assunzione del veterano Mike Verdu, ex Electronic Arts e Facebook, messo alla vicepresidenza della nuova divisione e a capo dello sviluppo dei primi titoli in arrivo. Per Netflix è un’opportunità straordinaria, ma non facile da cogliere: l’obbiettivo è allinearsi sempre di più con gli appassionati di tecnologia e di videogame, che da qualche anno costituiscono una larga parte del suo bacino utenti, oltre ad agire da early adopter in ogni mercato in cui l’azienda americana è arrivata grazie alla presenza della sua app ufficiale sulle console da gioco. In pratica, su tutte le console esistenti.
Detto altrimenti, dopo aver allertato i proprio azionisti – correva l’inverno del 2018 – circa la minaccia costituita da Fortnite e dal gaming, Netflix oggi punta a cavalcarne la sempre più diffusa passione, per cambiarsi e cambiarle pelle.
Non è un caso che le giornate meno produttive della nuova potenziale audience vengano descritte come “Netflix & Chill”, o nella versione più giovanile “Netflix & Videogame”, modi di dire diventati motti semi ufficiali della compagnia. Altrettanto significativa, nel catalogo della piattaforma, è la presenza sempre più massiccia di anime e serie ispirate, quando non legate, al mondo dei videogiochi: da The Witcher, di cui si attende la seconda stagione, a Resident Evil: Infinite Darkness, cui seguirà una versione live action il prossimo anno. Senza contare le numerose produzioni ancora in fase di sviluppo: nei prossimi mesi si attendono serie ispirate ai giochi Ubisoft The Division, Splinter Cell e Assassin’s Creed, una nuova serie animata di Sonic the Hedgehog e la prima di Tomb Raider, l’atteso adattamento di Cuphead e tanti altri show simili.
L’affinità c’è e si vede, eppure potrebbe non bastare.
Netflix è stata tra le prime a proporre in streaming contenuti video di qualità; è stata la prima a farlo in modo da coinvolgere tutti nella sua rivoluzione digitale. Cosa non valida nel settore videoludico, dove troverà ad attenderla una concorrenza agguerrita e un mercato che si sta già ben delineando. Nonostante da anni i videogiochi vendano prevalentemente in formato digitale, per motivi prettamente tecnici solo di recente hanno debuttato nello streaming, un passaggio valicato in precedenza da musica, film e serie televisive.
Ciò non toglie che l’arena del nuovo approccio alla diffusione videoludica sia già zeppa di contendenti: ci sono Microsoft con xCloud, il PlayStation Now di Sony, Stadia di Google e all’orizzonte si intravede Luna di Amazon. A onor del vero, Netflix sembra già aver capito come affrontare un simile schieramento di forze: atteso per il prossimo anno, il suo debutto nel campo dei videogiochi non andrà a contrapporsi ai titoli ad altissimo budget, i cosiddetti “tripla A”, che dominano le classifiche di vendita ufficiali (ma non così veritiere). Sarà invece caratterizzato da piccoli prodotti per tutti, più in linea con quanto viene quotidianamente offerto da smartphone e tablet, Android e iOS.
A guardar bene, qualche timido tentativo nel creare esperienze interattive Netflix lo ha già fatto: basti pensare a produzioni come You vs. Wild: Interactive Series, con il maestro della sopravvivenza Bear Grylls, in cui è l’utente a decidere in che modo l’atletico inglese dovrà superare ogni ostacolo, ai cartoni interattivi de Il Gatto con gli stivali e di Baby Boss, e naturalmente all’affascinante spin-off di Black Mirror sottotitolato Bandersnatch. Si tratta di piccoli quanto divertenti test, più storie a bivi che videogiochi strettamente intesi, ma comunque una piacevole aggiunta al catalogo che sta spianando la strada da percorrere domani.
Frattanto Netflix continua a crescere: con la pandemia il numero di abbonati è salito vertiginosamente e ha portato i ricavi a 6,64 miliardi di dollari, oltre 21 punti percentuali in più anno su anno. Si prevede che nel 2021 le cose andranno anche meglio. Quanto il settore potrà continuare a espandersi è però difficile da prevedere, soprattutto dopo l’arrivo di Disney + e la concorrenza sempre più agguerrita di Amazon Prime Video. Una momentanea o definitiva saturazione potrebbe essere dietro l’angolo, per questo è importante, e non solo per Netflix, guardare a nuovi mercati.
Tra questi, il più appetibile non può che essere quello dei videogiochi, il cui volume d’affari, sempre si rispettino gli attuali trend di crescita, dovrebbe generare nell’anno in corso ricavi per oltre 175 miliardi di dollari e superare quota 200 miliardi entro il 2023. Cifre e stime alla mano è evidente perché Netflix si interessi alla narrazione in pixel, sebbene questa volta, per inaugurare la prossima rivoluzione, le servirà scontrarsi con i padroni assoluti di un mercato in espansione come Nintendo, Microsoft, Sony e un miliardo di applicazioni a costo zero già installate sui nostri smartphone.
Sarà una battaglia difficile, difficilissima, ma niente di impossibile per chi, azzeccando target e giusta qualità, ha già stravolto un paio di settori con una buona novella. Amen.
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