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Rivoluzione 5G: il supporto di Amdocs nella gestione e monetizzazione della nuova tecnologia

Articolo tratto dal numero di ottobre 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

Il coronavirus ha fatto capire a tutti, anche ai più avversi alla tecnologia, l’importanza del digitale e in particolare della rete 5G, la quinta generazione di rete mobile. Ma ha anche rallentato cantieri e autorizzazioni, comprese quelle per la costruzione di questa rete da parte delle compagnie telefoniche. Che ora sono chiamate a recuperare il tempo perduto in gran fretta. Non possono infatti mancare all’appuntamento del giugno 2022. In tale data, infatti, le televisioni passeranno dalla tecnologia Dtt al Dvb-t2, lasciando libere le frequenze più ambite del 5G: quelle da 700 megahertz (Mhz), che servono per ottenere una vasta copertura in banda larga, raggiungendo le aree rurali e gli spazi al chiuso. Per le frequenze 5G gli operatori hanno messo sul piatto miliardi di euro. Solo Vodafone e Tim ne hanno messi più di due ciascuno. Oltre alle basse frequenze, sono poi disponibili le frequenze medie (3.600 Mhz) e alte (26 Ghz).

“Grazie alle diverse frequenze, si può cercare il giusto compromesso tra copertura più vasta e velocità elevatissime fruendo di una banda più larga, con un tempo di risposta praticamente real time”, spiega Roberto Bussolotti, regional vice president per l’area europea di Amdocs. Quest’ultimo è un fornitore di software e servizi per società di telecomunicazioni con un fatturato di 4,2 miliardi di dollari, 27mila dipendenti e oltre 350 clienti in 85 Paesi. Amdocs è operativa in Italia dal 1997. Da allora l’azienda ha espanso i suoi prodotti e servizi, supportando le aziende telco & media nella loro evoluzione verso il cloud attraverso la digitalizzazione e l’automazione dei loro processi. Tra i suoi clienti, rientrano colossi come At&t, Telefónica, Tim, Enel e Wind Tre. Che hanno speso miliardi di euro per comprare le licenze per il 5G, il quale si focalizzerà soprattutto a livello aziendale e per il mondo consumer nel settore dei videogiochi. Sarà anche l’internet delle cose, milioni di dispositivi connessi, ma le sue applicazioni sono innumerevoli: assistenza medica da remoto, guida da remoto, gestione delle flotte aziendali e dell’agricoltura, giusto per fare qualche esempio. “Invece di far viaggiare i tecnici, si possono fornire istruzioni in tempo reale da remoto. La grande differenza rispetto al 4G è che quest’ultimo aumentava solo la velocità di navigazione, mentre il 5G introduce dei casi d’uso totalmente diversi, oltre a delle frequenze e larghezze di banda differenti che combinate insieme consentono agli operatori di lanciare e monetizzare nuovi servizi e modelli di business”.

Insomma, il 5G offre una miriade di opportunità. Ma ci sono due importanti limiti: gli investimenti e la legislazione. Il 5G funziona ora con la radio e le antenne del 5G ma si appoggia prevalentemente alla rete del 4G, come certifica anche l’Autorità garante delle comunicazioni. “Adesso ci stiamo accontentando di una maggiore capacità di navigazione. Una rete standalone (con radio, antenne e rete 5G) permetterebbe di sfruttare appieno la tecnologia del 5G. Fermo restando che la rete deve essere superveloce, supersicura e affidabile. Se nel caso delle applicazioni agricole posso avere una rete con dei parametri più laschi, non è accettabile invece un crollo di connessione mentre sto guidando un’auto da remoto”.

Un altro limite stringente allo sviluppo del 5G è la legislazione italiana. Una bassa emissione comporta inserire più antenne, ma il regolatore impone l’emissione massima di 6 volt per metro in Italia, contro i 40 volt per metro in Europa. “Questo significa che a parità di copertura, in Italia servono più antenne, con un aggravio di costi”, evidenzia Bussolotti.

C’è poi la questione di una più precisa normativa riguardo la net neutrality, per cui gli operatori non possono diversificare il servizio offerto (in termini di velocità per download) in base al servizio e alla pagina web visitata. “Questo per evitare che a fronte di enormi investimenti per rendere la rete più potente ne beneficino solo gli Ott (Over the top, come Amazon, WhatsApp, Facebook, ecc). Gli Ott generano un aumento degli investimenti, ma non degli introiti: ecco perché si parla di dumb-pipe”. Ai problemi legati alla normativa si aggiunge anche quello della formazione dei dipendenti. “Gli operatori telefonici dovranno vendere le nuove funzionalità del 5G a consumatori e aziende, per casi d’uso mai visti finora. Dovranno imparare a farlo”.

È proprio qui che entra in gioco Amdocs: supportare i clienti attraverso l’implementazione di soluzioni per la gestione e monetizzazione del 5G. “Il nostro focus sono le tecnologie basate sul cloud, vendor-agnostic flessibili e con interfacce aperte per monetizzare il 5G e i sistemi di gestione delle risorse. Tutti i prodotti di Amdocs rispondono agli standard, in modo che i nostri sistemi siano in grado di dialogare con tutti i sistemi di rete.

“Questo assicura ai nostri clienti una maggiore facilità di integrazione tra i nostri prodotti e sistemi e prodotti terzi”. Tra questi rientra l’offerta Neo: un ecosistema di funzionalità che lavorano in modo automatizzato per la gestione del ciclo di vita dei servizi di rete e cloud end-to-end. Consente, ad esempio, l’inventario delle risorse di rete, di orchestrarle e di creare porzioni di rete dedicate ai casi d’uso che offrirà la tecnologia 5G, sia per il mondo consumer che business. Il tutto nella massima flessibilità, dato che la piattaforma è modulare: si può acquistare la licenza e utilizzarla per tempo e volumi definiti oppure si può comprare un livello di servizio, con l’infrastruttura, la licenza e la gestione che restano in capo ad Amdocs, dietro pagamento di un canone. I prezzi variano a seconda del tipo di servizio richiesto. “Gli operatori hanno iniziato a implementare sistemi 5G basati su cloud ma la transizione non sarà immediata. In virtù delle interfacce standard aperte che impieghiamo nella nostra soluzione di orchestrazione di servizi e reti, si possono utilizzare i sistemi già presenti presso gli operatori consentendo loro di preservare gli investimenti fatti e gestire reti ibride complesse distribuite attraverso tecnologie multiple”. In attesa del 6G. “In Italia se ne parla solo ora, ma il 5G è uno standard del quale le organizzazioni che stabiliscono gli standard tecnologici, di cui Amdocs fa parte, lavorano da anni”, conclude Bussolotti.

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