I dipendenti di SpaceX stavano festeggiando il Ringraziamento quando hanno ricevuto e letto la mail. Sei paragrafi, firmati “Elon”, per raccontare ritardi di produzione che potrebbero mettere in dubbio perfino la sopravvivenza dell’azienda. “Siamo di fronte al rischio concreto di bancarotta”, ha scritto Elon Musk, che ha chiesto perciò al personale di rinunciare alle feste e trascorrere il fine settimana nella sede di Hawthorne, a sud di Los Angeles.
Nella mail, ottenuta prima dal sito statunitense Space Explored e poi da altre testate, Musk ha parlato di pesanti ritardi nella produzione di Raptor, il motore a metano che sarà utilizzato per mandare nello spazio gli Starship, i razzi di nuova generazione. Lo Starship è il razzo per il quale SpaceX ha ottenuto, ad aprile, un contratto da 2,9 miliardi di dollari con la Nasa per portare astronauti sulla luna entro il 2025. Ed è lo stesso con cui Musk intende portare le prime persone su Marte.
“È peggio di quanto pensassimo”
Lo Starship è già in fase di test nel sito di lancio di SpaceX a Boca Chica, in Texas, a pochi chilometri dal confine con il Messico. Non è però mai stato mandato in orbita: il primo volo nello spazio, ha detto Musk all’Accademia nazionale delle scienze statunitense il 17 novembre, dovrebbe avvenire tra il gennaio e il febbraio del 2022. I motori sono una delle chiavi per passare dai brevi voli di prova ai lanci orbitali: come scrive la Cnbc, i prototipi avranno bisogno anche di 39 Raptor ciascuno per poter andare nello spazio.
Ai ritmi attuali, la produzione non permetterebbe di raggiungere l’obiettivo fissato dall’amministratore delegato: almeno un lancio ogni due settimane già a partire dal prossimo anno. “La crisi nella produzione di Raptor è molto peggiore di quanto sembrasse qualche settimana fa”, si legge nella mail. “In seguito all’uscita di alti dirigenti, abbiamo approfondito i problemi e la questione è risultata molto più grave di quanto riportato in precedenza”.
Tra gli “alti dirigenti” a cui fa riferimento Musk c’è l’ex senior vice president of propulsion, Will Heltsley. Una figura chiave del progetto, che ha lasciato proprio per gli scarsi progressi ottenuti.
L’impatto su Starlink
Gli Starship serviranno non solo a portare gli esseri umani sulla luna e su Marte, ma anche al progetto Starlink, la costellazione di 12mila satelliti pensata per fornire internet a banda larga a tutte le zone della Terra. Secondo i documenti presentati il 10 novembre alla Federal Trade Commission, l’ente federale statunitense per la tutela dei consumatori, SpaceX ha mandato finora in orbita 1.800 satelliti, che servono 140mila persone in 20 Paesi. Si tratta però, come spiega il sito The Verge, di satelliti di prima generazione – i Version 1 – in gran parte incapaci di comunicare tra loro.
SpaceX ha in programma di iniziare a lanciare a breve la seconda versione (V2), che ha però dimensioni maggiori. Solo i nuovi razzi Starship, dunque, potranno trasportarla. “Se non possiamo produrre abbastanza motori Raptor affidabili, di conseguenza non possiamo far volare gli Starship”, ha scritto Musk nella mail allo staff. “Ciò significa non potere mandare in orbita la versione 2 dei satelliti Starlink. Il V1, di per sé, è debole a livello finanziario, mentre il V2 è forte”.
“Solo il paranoico sopravvive”
Quando i siti americani hanno cominciato a pubblicare articoli sulla possibile bancarotta di SpaceX, Elon Musk è intervenuto su Twitter. “Se una pesante recessione globale dovesse prosciugare la disponibilità di capitale/liquidità, e se SpaceX stesse ancora perdendo miliardi con Starlink e Starship, allora la bancarotta, benché ancora improbabile, non sarebbe impossibile”, ha scritto. Musk ha ricordato che l’ultima grande recessione ha portato alla bancarotta perfino giganti come General Motors e Chrysler. E ha concluso citando un libro di Andrew Grove, storico presidente della Intel: “Solo il paranoico sopravvive”.
Dieci minuti dopo, Musk ha pubblicato un secondo tweet: “Le dimensioni del programma Starship non sono state ben comprese. È un progetto pensato per espandere la vita su Marte (e sulla luna), che richiede di mandare in orbita un carico utile mille volte superiore rispetto a quello di tutti i razzi sulla Terra messi assieme”.
Il precedente di Tesla
Non è la prima volta che Musk deve prendere in considerazione gli scenari peggiori per una delle sue aziende. Tre anni fa ha raccontato che Tesla – oggi valutata 1,15 miliardi di dollari – arrivò “a poche settimane dalla bancarotta” a causa di problemi nella produzione delle Model 3. Tanto che il fondatore provò a venderla alla Apple.
A stupire, semmai, è che la mail della scorsa settimana sia arrivata dopo mesi in cui SpaceX ha accumulato successi. A ottobre, per esempio, la valutazione della società ha superato i 100 miliardi di dollari. Poche settimane fa, poi, un giudice federale ha respinto le argomentazioni della Blue Origin di Jeff Bezos e ha dichiarato legittima la decisione della Nasa di assegnare alla sola SpaceX il contratto per il prossimo lander lunare. E il 2021 è stato, in generale, un anno di svolta per il turismo spaziale.
Richard Branson è diventato il primo turista spaziale della storia a luglio, pochi giorni fa ha consegnato a una donna di Antigua i primi biglietti vincenti della lotteria di Virgin Galactic e già pensa ai nuovi velivoli. Jeff Bezos ha imitato Branson dopo pochi giorni ed è poi tornato nello spazio assieme a William Shatner, il capitano Kirk di Star Trek. E la stessa SpaceX ha fatto volare quattro astronauti non professionisti a settembre.
L’articolo di Space Explored ipotizza che, in caso di necessità, Elon Musk venderà una parte della sua quota di Tesla per finanziare in prima persona SpaceX. Potrebbe attingere, in quel caso, a riserve molto vaste: con un patrimonio di 297 miliardi di dollari, è la persona più ricca di tutti i tempi.
La mail di Elon Musk
Di seguito il testo completo della mail di Elon Musk ai suoi dipendenti.
“Sfortunatamente, la crisi nella produzione di Raptor è molto peggiore di quanto sembrasse qualche settimana fa. Dopo che abbiamo approfondito i problemi, in seguito all’uscita di alti dirigenti, la questione è risultata molto più seria di quanto riportato in precedenza. Non esiste un modo per edulcorare questo fatto.
Avevo in programma di non lavorare in questo weekend – il mio primo weekend libero da molto tempo -, invece sarò su Raptor per tutta la notte e tutto il weekend.
A meno che non dobbiate occuparvi di questioni familiari importanti o che non possiate fisicamente tornare a Hawthorne, abbiamo bisogno di tutte le braccia per recuperare da una situazione che è, francamente, un disastro.
Se non possiamo produrre abbastanza motori Raptor affidabili, di conseguenza non possiamo far volare gli Starship. Ciò significa non potere mandare in orbita la versione 2 dei satelliti Starlink (il Falcon non ha né il volume né la massa per il V2). Il V1, di per sé, è debole a livello finanziario, mentre il V2 è forte.
Inoltre, stiamo portando la produzione di terminali a milioni di unità all’anno, cosa che consumerà enormi quantità di capitale, basandoci sul presupposto che il satellite V2 sarà in orbita per gestire la domanda di banda. Questi terminali, se l’ipotesi non sarà soddisfatta, saranno inutili.
In definitiva, siamo di fronte al rischio concreto di bancarotta, se non riusciremo a far volare gli Starship almeno una volta ogni due settimane il prossimo anno.
Grazie,
Elon”
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