Articolo tratto dal numero di marzo 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
La selezione naturale introdotta da Charles Darwin nel 1859 è un concetto secondo cui, nell’ambito della diversità genetica delle popolazioni, si ha un progressivo aumento degli individui con caratteristiche ottimali per l’ambiente in cui vivono. In altre parole sopravvivono e si riproducono gli individui dotati di caratteristiche più vantaggiose nella lotta per l’esistenza, che si adattano meglio all’ambiente.
Se prendiamo questo meccanismo e lo applichiamo ai mercati finanziari, otteniamo quello che Alessandro Benedikt Taucer sta cercando di realizzare da 2018. Una sorta di darwinismo finanziario in cui, testando una serie di forme di investimento a brevissimo termine e lavorando dunque con alta frequenza, si arrivano a eliminare i ‘rami morti’, ovvero tutte quelle operazioni che presentano meno stabilità.
Ventenne nato a Trieste, Taucer approda al mondo della finanza circa quattro anni fa, durante un corso di laurea triennale in Economia dei mercati finanziari e in seguito ad un’esperienza lavorativa nella logistica. “Credo che questo settore abbia alcune affinità con il mondo che ci circonda, e di conseguenza con la finanza. Presenta, per così dire, una visione a lungo termine simile a quella che c’è nell’equilibrio geopolitico. E quest’ultimo, come stiamo vedendo in questo periodo con la crisi tra Kiev e Mosca, tende a riflettersi con predominanza anche nelle oscillazioni dei mercati”, dice.
Taucer identifica nei mercati finanziari una chiave di lettura, in termini numerici, della realtà circostante. L’approccio che ne deriva va verso due possibili scenari di investimenti: quelli a brevissimo o quelli a lunghissimo termine. “Il cambiamento, nel mio caso, è stato proprio tra questi due: sono passato dal lunghissimo al brevissimo, riuscendo a operare al netto dei market-mover internazionali e della politica, restando pur sempre molto agile e in grado di poter sfruttare i movimenti emotivi e irrazionali dei mercati”.
Ma il percorso non è stato da subito in discesa. Anzi, sono stati proprio i numerosi errori e i fallimenti del primo periodo che hanno permesso a Taucer di ottenere risultati in poco tempo. Soprattutto per un ragazzo che fino a qualche mese prima, nel 2018, era tra i banchi di un liceo classico di Trieste. “I miei studi umanistici sono stati la fonte maggiore da cui ho avuto modo di apprendere. Senza la forma mentis ricevuta da tale curriculum scolastico non avrei avuto la forza e la resilienza necessarie per continuare”. Quando il greco antico ci costringe a cercare decine di verbi sul vocabolario, insomma, si apprende quanto non sia possibile fermarsi al primo significato. E che, nella maggior parte dei casi, sia necessario analizzare esempi, citazioni ed altre sfumature della materia per trovare la chiave di lettura più adatta.
Il mercato di riferimento di Taucer è quello valutario, mentre l’hedge fund di ispirazione è il Reinassance Technologies (noto anche come RenTech o RenTec): una società di investimento americana, fondata nel 1982 dal matematico di fama mondiale James Harris Simons, specializzata nel trading sistematico basato esclusivamente su analisi matematico-statistiche. Prendendo spunto da questo fondo speculativo, comprende come i principali eventi geopolitici e macroeconomici abbiano influenze reali nei mercati tradizionali. E che, dunque, il mercato valutario sia quello che fa al caso suo: dominato da una quantità maggiore di fattori e dunque meno suscettibile ai singoli eventi. In due parole, più stabile.
“Per quanto riguarda lo short time horizon delle mie operazioni, mi piace fare un esempio: se devo predire quando una bottiglietta d’acqua verrà consumata, ho molta più probabilità di successo se vedo quando viene aperta rispetto a quando viene imbottigliata”.
Inoltre il mercato tende ad agire in maniera irrazionale, e per gli amanti della pazienza e della disciplina questo rappresenta un grande vantaggio. “Al momento il team con il quale collaboriamo da remoto ha un background prevalentemente in statistica e fisica”. Con il loro supporto Taucer si concentra nello sviluppare, partendo da migliaia di variabili, degli algoritmi che, sulla scia delle ottimizzazioni genetiche che trovano riscontro nel concetto di selezione darwiniana, vengono selezionati, a svantaggio di quelli meno stabili.
“Operiamo in modo più simile a una casa farmaceutica che a un hedge fund”, ammette Taucer. “Lavoriamo per sviluppare algoritmi che poi testiamo in vario modo su performance passate, in modo tale da arrivare progressivamente a una validazione definitiva”. Una volta raggiunta, viene implementata sul mercato finanziario in modo che possa operare in modo semi-automatico. E il gioco è fatto.
Prima di operare nel fondo a una velocità prossima ai 12 millisecondi, i sistemi sviluppati devono passare a un rigoroso setaccio. “Ogni giorno analizziamo circa 200mila strategie, risultato di ottimizzazioni di carattere genetico. Durante questo processo vengono selezionate il 3% delle totali ritenute valide durante la prima fase. Gli algoritmi selezionati alla fine corrispondono circa allo 0,001% di quelli testati”.
Gli algoritmi valutati, prima per rendimento e poi per robustezza, vengono analizzati nuovamente su piattaforme ad hoc da analisti esterni, in modo tale da individuare overfitting (si verifica quando un modello si adatta troppo bene ai dati di training perdendo in generalità) o eventuali altri problemi. Le strategie che superano questo ultimo processo sono poi sottoposte ad un periodo di ‘quarantena’, in cui vengono monitorate singolarmente e i cui risultati vengono comparati ai backtest. A quel punto vengono validate definitivamente.
Il rendimento medio annuo dall’inizio delle operazioni è del 68,5%, suddiviso tra un 66% nel 2019, un 68% nel 2020 e un 56% nel 2021. “Simulando un investimento di 10mila dollari americani a novembre 2018, il portafoglio in gestione, a seguito di migliaia di operazioni, avrebbe restituito 49.590 dollari a novembre 2021, mentre S&P500 e EuroStoxx50 rispettivamente 16.191 e 12.739 dollari”. Al momento Taucer opera dagli Emirati Arabi e la sua attività è strutturata come un family office, operante esclusivamente con capitale proprio. Ma nel futuro, oltre all’idea di fondare una società, ci sono prospettive diverse. “Se le negoziazioni avranno esiti positivi potremmo valutare alcune partnership strategiche nel settore fintech, in modo da aprire i nostri prodotti, già testati e funzionanti, a un pubblico più ampio”.
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