Per spiegare il rapido successo di Emeren, sviluppatore fotovoltaico con sedi nel Regno Unito, in Svizzera e in Italia, non bastano né la capacità di alimentare una pipeline di progetti affidabili né quella di far incontrare questi progetti con il giusto capitale finanziario; ciò che fa la differenza, rispetto a molti competitor di taglia uguale o superiore, è l’attenzione ai cosiddetti intangible assets: il valore intangibile di un’impresa, quello dato dalla solidità del suo team, dalla qualità della sua comunicazione, dall’implementazione concreta di valori di sostenibilità ambientale, di attenzione all’impatto sociale, di governance interna.
Nel giro di 18 mesi Emeren è riuscita a siglare accordi commerciali con partner del calibro di ReneSola, OX2, FitzWalter Capital e in Italia A2A, ed è cresciuta fino a includere una trentina di dipendenti: il team di Emeren ha un’età media ponderata di 33 anni, proviene da nove paesi diversi ed è composto al 60% da donne, a partire dalla Vicepresidente Ottavia Orlandoni. Chi si occupa di brand equity, sostenibilità e diversità è invece Emiliano Wass, antropologo con un passato da consulente per la grande editoria: “Emeren ha scommesso sulla diversità anche quando ha assunto uno come me, che non viene dal mondo dell’energia o della finanza, ma che può offrire un approccio innovativo e un pensiero laterale a un settore così fondamentale per i destini del pianeta: produrre energia pulita significa immaginare e costruire un futuro a chi verrà dopo di noi”.
Emeren punta anche sulla formazione
Il primo passo è stato disegnare un sistema integrato di policy interne, linee guida e processi lavorativi che coniugasse l’efficienza con la sostenibilità: a partire dal Codice Etico fino al Piano Strategico di Comunicazione, passando per la Equality, Diversity and Inclusion Policy. Di questa, ci racconta Wass, sono molto orogliosi in Emeren, perchè “non solo offre strumenti concreti per combattere la discriminazione ma mette in campo una serie di azioni positive che riguardano il benessere dei dipendenti e la loro formazione”. E sul fronte formazione e istruzione Emeren è stata particolarmente attiva, siglando accordi e finanziando studi con l’Università di Teramo e il Master in Marketing e Comunicazione della Sostenibilità dello IULM di Milano.
La comunicazione è nelle mani di Elisa Arnaboldi, che spiega l’approccio scelto: “Le parole d’ordine sono due: distinzione e riconoscibilità. Il nostro linguaggio, scritto e visuale, si allontana dall’aziendalese e fa dell’equilibrio la sua cifra. Attraverso i nostri canali cerchiamo di parlare a tutti quelli – professionisti e non – che hanno a cuore il nostro pianeta. Facciamo attivamente informazione sui temi del cambiamento climatico, delle energie rinnovabili, dell’innovazione e della sostenibilità perché pensiamo che informazione e cultura siano tanto importanti quanto le tecnologie che usiamo per inquinare meno”. Comunicazione, sostenibilità e diversità, dunque: quegli intangible assetsche fanno la differenza.
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