
Il principio guida di Papaya è semplice: fiducia prima della scalabilità. Nel 2025 l’Emi maltese è diventato partecipante diretto Sepa sia per i bonifici standard sia per quelli istantanei, introducendo un sistema di ridondanza tramite connessioni a più fornitori bancari Sepa. I fondi dei clienti sono custoditi in conti segregati presso due banche dell’Ue, con un ulteriore livello di assicurazione oltre il minimo normativo. Un recente sondaggio europeo indica che circa due terzi dei consumatori danno priorità alla sicurezza e alla resilienza dei pagamenti rispetto alla velocità, una sensibilità condivisa in Italia, dove continuità, governance e controlli pronti per la revisione contabile sono valori centrali.
Per anni, le banche sono state i gatekeeper del sistema Sepa, fissando il ritmo dell’innovazione per tutti gli altri. La modifica normativa del 2024, che ha aperto la partecipazione anche agli Emi, ha cambiato gli incentivi e spinto le fintech più solide ad assumersi direttamente la responsabilità del rischio e dell’esecuzione. Come afferma il ceo Igor Badanov (in precedenza noto come Igor Tsybolyuk), l’Europa “ha fatto una scelta coraggiosa”, perché fino ad allora “solo le banche potevano connettersi direttamente”, fungendo da intermediari che “portavano il rischio, l’infrastruttura e la responsabilità”.
Per le fintech, ciò significava dipendenza: “Integrazioni, approvazioni, l’attesa dei tempi e delle priorità altrui” — un attrito invisibile ai clienti ma che rallentava i cicli di sviluppo. Papaya ha scelto di eliminare questi colli di bottiglia. Nell’agosto 2025 la società ha ottenuto l’accesso diretto a Sepa per i bonifici standard e istantanei, e, come spiega Badanov, “ha rimosso quelle barriere”, permettendo ai team di sviluppare e rilasciare nuove funzionalità più rapidamente, “su misura per esigenze specifiche dei clienti, senza attendere intermediari”.
L’accesso diretto è anche una prova di competenza: “Non si entra in Sepa direttamente se non si rispettano i più alti standard tecnici e normativi”, afferma, segnalando che Papaya ora opera sullo stesso piano delle banche europee più affidabili.
Papaya considera la resilienza un principio di progettazione, non una correzione a posteriori. L’accesso diretto a Sepa è stato un traguardo importante, ma il team ha progettato l’infrastruttura pensando anche ai possibili guasti, collegandosi a più fornitori Sepa in modo che il traffico possa essere reindirizzato in caso di rallentamenti o interruzioni. L’obiettivo è garantire continuità ai clienti e indipendenza ai team di prodotto, senza vincoli derivanti da politiche o tempistiche di una singola banca. Come afferma Badanov, “nella finanza, la resilienza è tutto”. L’azienda “ha imparato a proprie spese nel 2024 cosa significhi dipendere da un unico partner”, quindi l’affidabilità “non è negoziabile”, soprattutto per i clienti corporate che movimentano volumi elevati. L’esempio che usa è eloquente: “Un aeroporto non ferma i voli solo perché una pista è in manutenzione”.
Lo stesso principio guida la salvaguardia dei fondi dei clienti. Papaya ha adottato un modello a doppia banca con conti segregati presso due istituti europei, aggiungendo di recente Sme Bank (Lituania), per eliminare un singolo punto di vulnerabilità e mantenere i fondi dei clienti legalmente e operativamente separati da quelli aziendali. Sopra questo meccanismo si aggiunge un ulteriore livello assicurativo che supera i requisiti minimi previsti dalla normativa. Come spiega Badanov, “i clienti non vedono ogni giorno queste infrastrutture, ma cambiano radicalmente il livello di fiducia, perché anche negli scenari estremi i fondi sono protetti”. Il messaggio al mercato è chiaro: Papaya intende trattare la fiducia “con la stessa serietà delle maggiori banche europee”, trasformando il solito “e se…” in una certezza: “I tuoi soldi con Papaya sono al sicuro”.
Per Papaya, Malta è un luogo dove si impara mentre si guida l’innovazione. L’Università di Malta e la Mfsa hanno lanciato un programma in Financial Regulation and Compliance, al quale il management di Papaya ha partecipato come parte della prima coorte. Il corso combina teoria e pratica: framework di rischio, reportistica Esg e simulazioni realistiche Aml condotte insieme a regolatori e professionisti di Deloitte che impersonano dirigenti aziendali. Come osserva Badanov, il programma riflette l’approccio maltese alla fintech: “Innovazione bilanciata da disciplina regolamentare”. È raro, aggiunge, “vedere un regolatore così attivamente coinvolto nella formazione”, e questa vicinanza offre ai leader “un accesso diretto a come le regole vengono pensate e applicate”, aiutando il team “ad anticipare i rischi invece di reagire a posteriori”.
Questa formazione esecutiva non è un episodio isolato ma un ciclo continuo che alimenta cultura e scelte di prodotto. La lezione chiave è trattare compliance, governance ed Esg come un unico sistema. Badanov sottolinea che il programma “ha collegato i punti”, mostrando come la fiducia nasca quando politica, controlli e impatto sociale procedono insieme. Nel 2025 si è vista una prima applicazione concreta: Papaya ha sostenuto la Malta Society for the Protection and Care of Animals, finanziando la ristrutturazione dei rifugi e programmi scolastici sull’empatia e la responsabilità verso gli animali. L’obiettivo non è l’immagine, ma risultati misurabili. “L’ESG deve tradursi in contributi tangibili alla comunità,” afferma Badanov, aggiungendo che la finanza “può far parte della comunità” affrontando problemi concreti come la pressione sui rifugi maltesi.
Un altro elemento chiave è la competenza del management: diversi membri del C-level possiedono dottorati di ricerca che uniscono conoscenza accademica e esperienza finanziaria concreta. Tra questi, Olegs Cernisevs, recentemente insignito del titolo di Doctor of Science, continua a pubblicare studi che rafforzano l’infrastruttura tecnologica e la progettazione della compliance di Papaya. Trasformando la formazione continua in abitudine, Papaya mantiene la leadership vicina sia alle regole sia alle loro conseguenze pratiche. L’azienda studia insieme ai regolatori, traduce le lezioni in controlli e ne verifica i valori nella comunità. Il risultato, conclude Badanov, è una fiducia che cresce in due direzioni: all’interno del sistema di governance e all’esterno, nella società che lo utilizza.
In effetti, riguardo alla recente controversia mediatica, Papaya ha affermato che la sua decisione di chiedere un’ingiunzione al tribunale è stata motivata esclusivamente dalla necessità di proteggere la privacy dei clienti e di rispettare gli obblighi normativi – un’azione che l’azienda ha descritto non come segretezza, ma come senso di responsabilità.
Papaya individua tre forze che stanno ridisegnando la finanza europea. La prima è il passaggio dall’open banking all’open finance con la Psd3, che estenderà la condivisione dei dati oltre i pagamenti, includendo assicurazioni, investimenti e pensioni. L’obiettivo finale, secondo Badanov, è un mondo in cui i clienti non percepiscano più la finanza come “conti frammentati”, ma come “un’esperienza finanziaria integrata”. Le previsioni stimano che la finanza embedded raggiungerà i 7,2 trilioni di dollari entro il 2030, segno che la distribuzione avverrà all’interno dei percorsi quotidiani, non sui portali bancari.
La seconda forza è l’ascesa dei portafogli digitali, che entro il 2030 dovrebbero gestire quasi il 40% delle transazioni online in Europa, evolvendosi in veri e propri ecosistemi finanziari. “I wallet stanno diventando ecosistemi completi,” spiega Badanov, ricordando che il partner di Papaya, Blackcat, “sta già integrando queste funzioni” per riunire pagamenti, risparmi e servizi a valore aggiunto in un unico spazio.
Il terzo pilastro è il RegTech. Con l’entrata in vigore del Dora e l’arrivo della Psd3, la compliance manuale non è più sostenibile su larga scala. “La compliance non può più essere gestita manualmente,” afferma Badanov, citando stime secondo cui la spesa globale in RegTech crescerà di oltre il 20% annuo fino al 2030, grazie all’automazione di Aml, rilevamento frodi e reporting. A suo avviso, il RegTech sarà “decisivo per la crescita delle fintech quanto l’esperienza utente o la velocità dei pagamenti”, perché resilienza e controlli auditabili fanno ormai parte del prodotto, non un’aggiunta successiva.
In sintesi, la visione è chiara: “I prossimi cinque anni ruoteranno attorno a integrazione, convenienza e resilienza,” conclude Badanov, e chi saprà offrire tutte e tre in conformità con le norme definirà la prossima generazione della fintech europea.

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