Articolo tratto dal numero di dicembre 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
Con il suo marchio Label Rose, Francesca Ammaturo ha reso accessibile il mercato di borse e accessori. L’idea, quando aveva solo 19 anni, le è venuta dopo aver osservato un gap di mercato per gli accessori dal prezzo contenuto. I numeri le hanno dato presto ragione: durante il lockdown, nel 2021, ha lanciato il suo primo e-commerce e, in meno di due anni dal lancio, ha venduto in Italia più di 120mila prodotti.
“Online si tende a preferire un prodotto piccolo, colorato e dal prezzo contenuto: i nostri prodotti più venduti sono infatti quelli che appartengono alla categoria vegan leather”, spiega l’imprenditrice. Oggi le borse Label Rose sono completamente brandizzate: packaging, fodera interna, tirazip, dustbag, rivetti, moschettoni e firma sull’etichetta. Di recente il marchio è approdato anche nel mercato britannico. “È stato difficile confrontarsi con una realtà diversa da quella italiana, soprattutto dal punto di vista del marketing. Nel Regno Unito c’è un modus operandi totalmente diverso rispetto all’Italia nel segmento moda”.
Negli ultimi mesi, inoltre, il team di Label Rose ha lavorato al miglioramento della qualità del prodotto. “Per mesi abbiamo testato nuovi materiali, fabbriche e partner commerciali. Gli obbiettivi che ci siamo posti sono ambiziosi, ma in linea con la crescita aziendale che abbiamo riscontrato durante l’anno. Abbiamo già organizzato la produzione p/e 2023 e la pianificazione finanziaria, e stiamo già studiando nuove strategie di marketing per far crescere il brand in Italia e in Europa”. Insieme alla sorella Vittoria, a capo della gestione amministrativa e finanziaria, Francesca progetta di sbarcare anche nel mercato statunitense, che darebbe al brand una visibilità a livello mondiale. “Sarà una sfida molto ardua, proprio per questo vogliamo giocare d’anticipo pianificando, sin da ora, quello che sarebbe ‘il punto di svolta’ del business”.
Certo, aprirsi a nuovi mercati non è semplice. “Il primo passo è lo studio del mercato attraverso la Swot Analisys, strumento di pianificazione strategica usato per valutare i punti di forza, le debolezze e le opportunità di un progetto imprenditoriale. Il punto cruciale è poi valutare la presenza di barriere all’entrata del mercato”. Poi è il turno della geolocalizzazione all’interno del Paese per capire quale città si identifica con il target del brand. “Altrettanto fondamentale è analizzare in modo capillare il comportamento del consumatore, sia per avvicinarsi ai gusti della clientela, sia per seguire i trend degli acquirenti”.
In Label Rose il team è composto al 90% da donne. “Vogliamo creare un ambiente dove il connubio tra orario lavorativo e famiglia siano possibili e diventino un punto di forza, invece che un fattore discriminante. Inoltre ci piacerebbe introdurre politiche di welfare come l’implementazione di un asilo nido aziendale. Le donne sono l’anima del nostro business”. Non manca infine il tema della sostenibilità: “Pochi mesi fa è stato introdotto il prodotto Lou Lou, frutto di un processo di minimizzazione degli scarti dell’industria tessile. Ogni prodotto era unico per dimensione e colore, ed è stato un esperimento importante per capire quanto i consumatori si avvicinino al tema ambientale”.
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