Articolo tratto dal numero di giugno 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
L’innovazione passa anche dalla regolamentazione, e viceversa. È questo il messaggio che traspare da InfoCert, il più grande qualified trust service provider e leader europeo nelle soluzioni di digitalizzazione a norma di legge. InfoCert realizza soluzioni sostenibili e innovative, personalizzate sulla base delle esigenze dei clienti, garantendo sicurezza, compliance e una user experience semplice che consente la piena validità legale. Tra i servizi di InfoCert ci sono Spid, posta certificata e firme digitali. La società è parte del gruppo Tinexta, quotato all’Euronext Star e presente in nove paesi, con duemila dipendenti. Per capire le sfide di un settore che integra l’innovazione imprenditoriale e le necessità di regolamentazione da parte del pubblico, Forbes ha intervistato Danilo Cattaneo, ceo di InfoCert. Laureato in Scienze dell’informazione, ha conseguito un mba all’Ecole Nationale de Ponts et Chaussées di Parigi e un emba alla University of Edinburgh. È stato, inoltre, ricercatore alla Middlesex University di Londra. In precedenza ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità in Oracle, Accenture, Finmatica e Magaldi ed è membro di diversi cda.
Quale sarà il futuro dello Spid in Italia?
Nonostante il posizionamento nell’indice Desi, l’Italia è, nell’ambito dell’identità digitale, uno degli esempi più virtuosi. Spid è diventato un successo grazie al modello di governance pubblico-privato: nel 2022 sono state registrate oltre un miliardo di autenticazioni. Il governo ha stanziato 40 milioni di euro per preservare il servizio ed estendere i casi d’uso. Tuttavia, il futuro è incerto: a livello europeo, la sfida è offrire un wallet per gestire l’identità digitalmente. La questione principale riguarda i requisiti per attivare questo wallet. L’Italia deve promuovere Spid come soluzione per l’attivazione del wallet europeo.
Che impatto hanno avuto strumenti come la firma digitale o la fatturazione elettronica?
Nel nostro Paese la firma digitale ha raggiunto 30 milioni di utenti e sei miliardi di transazioni nel 2022. Gli investimenti in firma digitale migliorano l’efficienza del 55% e incrementano il successo nelle vendite online del 100%. La fatturazione elettronica ha avuto un percorso più rapido: dal 2014 per la pubblica amministrazione e dal 2019 per il b2b, con oltre 55mila amministrazioni pubbliche e due miliardi di fatture elettroniche scambiate all’anno. L’obbligo ha ridotto l’evasione fiscale del 3% nel primo anno e del 2,7% l’anno successivo. Questi risultati hanno incoraggiato l’Ue a puntare all’armonizzazione delle regole di fatturazione elettronica per l’adozione nel 2024 e l’obbligatorietà nel 2028.
Che differenze e opportunità ci sono tra l’Italia e gli altri paesi in cui operate?
InfoCert in Italia ha una posizione ormai consolidata, con il fatturato più elevato tra i player del settore. Il nostro obiettivo è continuare a innovare insieme ai nostri clienti enterprise, per poter generare valore sui loro processi. Vogliamo rendere sempre più accessibili, in un modello saas in abbonamento, le piattaforme adottate dalle grandi imprese anche al segmento pmi, i cui spazi di miglioramento in termini di digitalizzazione sono ampi. Dal 2021 accompagniamo la Pa, e non solo, nell’ottenimento dei fondi messi a disposizione dal Pnrr per avviare progetti di digitalizzazione che mettano al centro utenti e sostenibilità. Tra questi, lo sportello telematico con Agenzia delle entrate, che sfrutta la piattaforma Top (Trusted onboarding platform) di InfoCert per interagire con i cittadini online e far firmare loro documentazione amministrativa in tempo reale, totalmente da remoto. All’estero, ogni paese ha un percorso di adozione diverso dei servizi di digital trust. La scelta di crescere tramite acquisizione nei paesi target è giustificata proprio dalla forte localizzazione nazionale del nostro business.
Quali sono i prossimi obiettivi di mercato, di prodotto e societari di Infocert?
L’obiettivo strategico di InfoCert è mantenere la propria leadership europea e crescere a livello globale. Le ultime operazioni societarie sono state attuate a supporto di tale strategia, con l’acquisizione di Certeurope, certification authority leader in Francia, di Ascertia, tra i leader delle piattaforme di firma digitale con base in Gran Bretagna, e di Authada, player tedesco specializzato nella gestione delle carte di identità locali. Le prossime operazioni che verranno avviate quest’anno avranno lo stesso obiettivo. Siamo inoltre concentrati sul futuro di Eidas che presto introdurrà il concetto di european digital identity wallet e una serie di nuovi servizi di digital trust oggi presenti solo in alcune nazioni. Questa evoluzione rappresenterà un’occasione per InfoCert per proporre le proprie soluzioni core a livello paneuropeo e introdurre nuovi servizi.
Che trend vede nel settore della digitalizzazione e della compliance in Europa?
L’Unione europea si è ritagliata il ruolo di regulatory superpower dell’innovazione, costruendo percorsi di riflessione e di normazione sulla privacy con Gdpr, l’identità digitale e il trust con Eidas, la gestione dei dati con la european data strategy, la regolamentazione dei gatekeeper con il Dsa e il Dma, la regolazione dell’intelligenza artificiale. Questi interventi sono accomunati da un obiettivo: far sì che l’innovazione metta al centro l’uomo. In questo trend la compliance può essere vista come un vincolo, una fonte di costi che porta le aziende in posizione di svantaggio rispetto alla competizione mondiale. Invece il trend offre enormi opportunità per i player che sapranno coglierle, integrando i concetti di fiducia, di trust all’interno dei loro modelli operativi e di business.
Anche per l’Italia?
Il nostro paese ha molte opportunità, vista la posizione di leadership costruita nel tempo in campi che ora si accingono a cambiare profondamente. Basta pensare all’identità digitale, con il sistema Spid, oggi riconosciuto come successo europeo, che evolverà verso l’identità digitale nazionale come dai piani del governo, o alla Pec, che si sta trasformando nel sistema di recapito qualificato più grande al mondo. In generale, nella gestione del dato e nel rispetto delle norme l’Italia ha sempre dimostrato una grande sensibilità e competenza, come dimostrano anche le recenti pronunce del garante su ChatGpt. Questo pone il Paese in condizione di giocare un ruolo importante, se impariamo a fare sistema, in questo scenario di trasformazione.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .