Articolo tratto dal numero di luglio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
di Nicolò Rubeis
Durante la pandemia, nonostante un acceso dibattito, l’Italia è stata tra i paesi europei con la copertura vaccinale più alta. Le politiche attuate negli anni per contrastare il calo delle vaccinazioni e la presenza di università e centri di ricerca riconosciuti a livello internazionale hanno spinto molte aziende del settore a investire nel nostro paese.
È il caso della biotech americana Novavax, con sede globale nel Maryland e una presenza sempre più consolidata in Europa e in Asia. “In Italia siamo nati da poco, ma abbiamo già attivato le funzioni principali, compreso un nucleo di vendite. Abbiamo arruolato professionisti con anni di esperienza nel settore dei vaccini e continueremo a farlo”, spiega Giuseppe Bunone, country director di Novavax per l’Italia.
Novavax come opportunità
Lo stesso Bunone ha una lunga esperienza alle spalle: ha iniziato la sua carriera come ricercatore sul cancro in diverse università – tra cui quelle di Pavia, Milano e Ginevra – ed è entrato nel mondo dei vaccini nel 1999. “Novavax sta crescendo in Italia, un paese considerato tra i più importanti per i vaccini e che, in quanto tale, rappresenta una buona opportunità”, afferma Bunone.
“Nel nostro paese ci sono professionisti eccellenti, anche in atenei e centri di ricerca, che possono offrire un contributo significativo e aiutare il nostro sistema sanitario a essere pronto ad affrontare future pandemie”.
Oggi Novavax in Europa conta più di 500 dipendenti (circa 1.500 in tutto il mondo) con due stabilimenti produttivi: uno in Repubblica Ceca, dove viene prodotta la proteina ricombinante, il cuore del vaccino, e l’altro a Uppsala, in Svezia, concentrato sulla produzione dell’adiuvante brevettato Matrix-M, una sostanza a base di saponine che potenzia la risposta immunitaria, rendendola più ampia e duratura.
La piattaforma sviluppata da Novavax
Per quanto riguarda invece la parte commerciale, l’azienda sta aprendo sedi legali in tutti i maggiori paesi europei, incluse Germania, Spagna e Inghilterra. La composizione proteica del vaccino adiuvato di Novavax è diversa dagli altri vaccini sotto forma di dna o rna. La piattaforma sviluppata dall’azienda combina un approccio proteico ricombinante, una tecnologia innovativa di nanoparticelle e l’adiuvante proprietario Matrix-M.
“Quando è scoppiata la pandemia, Novavax stava già sviluppando un vaccino proteico adiuvato per l’influenza”, racconta Bunone. “Il governo americano ha poi sollecitato un’accelerazione dei progetti di ricerca, cosa che ha portato l’azienda all’intuizione di lavorare con la stessa tecnologia anche per il Covid”.
Bunone aggiunge che Novavax ha avviato le sue operazioni in Europa nel febbraio del 2022, quando altri vaccini erano già disponibili per la popolazione.
“La prevenzione è sempre il modo più appropriato per affrontare e inibire il diffondersi di malattie infettive. L’Agenzia europea dei medicinali potrebbe considerare modelli di vaccinazione aggiornati in linea con le varianti circolanti, che a partire dal prossimo autunno potrebbero includere una vaccinazione sia per l’influenza che per il Covid, per bloccare una possibile ondata epidemica invernale. Una vaccinazione di routine è vista come possibile dagli esperti, anche se saranno i dati epidemiologici a determinare se questa sarà la migliore via da seguire”.
L’importanza di un portfolio di vaccini diversificato
Il vaccino anti-Covid di Novavax, intanto, oltre ad avere ricevuto il parere positivo del Chmp (Comitato per i medicinali per uso umano) per l’autorizzazione all’immissione in commercio standard nell’Unione europea, ha ottenuto il via libera per l’estensione della durata di conservazione da nove a 12 mesi.
“L’Italia ha già commissionato dosi per il 2023”, fa sapere Bunone, “e Novavax vuole essere pronta a distribuirle a partire da ottobre, in conformità con quanto richiesto delle autorità sanitarie e con la relativa approvazione del vaccino aggiornato contro le varianti”.
La vaccinazione è uno strumento di prevenzione insostituibile per la protezione della salute pubblica e questo lo abbiamo capito anche in Italia. Così come è “di fondamentale importanza” anche “definire la strategia più efficace e poter contare su un portfolio di vaccini diversificato”, soprattutto per proteggere le persone con comorbidità e a rischio e garantire sicurezza contro le varianti.
“L’atteggiamento verso i vaccini oggi è cambiato”, va avanti Bunone. “Tutti ne sanno e ne parlano di più, compresi i mezzi d’informazione, e questo è importante, considerato che la vaccinazione è vitale nel prevenire malattie gravi”.
Positivi i risultati di fase II per tre candidati vaccino
Di recente l’azienda ha inoltre annunciato i risultati di fase II per i suoi candidati vaccini – il combinato Covid influenza (Cic), l’antinfluenzale stand alone e il vaccino Covid ad alto dosaggio -, che sono stati tutti “ben tollerati”, dimostrando un ottimo “profilo preliminare di sicurezza”, con “una reattogenicità comparabile ai confronti autorizzati”, dice Bunone, e risposte immunitarie robuste rispetto ai confronti autorizzati.
In particolare, per il candidato vaccino combinato Covid-influenza (Cic), le risposte anti-S IgG e di neutralizzazione hanno raggiunto livelli simili alla fase tre del prototipo di vaccino di Novavax. L’azienda, come ricorda Bunone, ha contribuito con il suo adiuvante Matrix-M anche al primo vaccino contro la malaria, sviluppato dall’Università di Oxford e prodotto dal Serum Institute of India, che è stato recentemente autorizzato in Ghana e in Nigeria.
L’approvazione del vaccino R21/Matrix-M, che ha superato la soglia del 75% di efficacia prevista dall’Organizzazione mondiale della sanità, ha rappresentato una svolta secondo gli esperti. Da un lato perché la malaria ogni anno uccide nel mondo mezzo milione di persone, di cui la metà sono bambini sotto i cinque anni, e dall’altro perché può essere prodotto su scala adeguata nei paesi che ne hanno più bisogno.
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