Articolo tratto dal numero di febbraio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
La complessa situazione geopolitica attorno al Mediterraneo getta un’ombra lunga sul futuro prossimo degli scambi commerciali che alimentano la nostra economia. Primi effetti di questa situazione sono stati la maggiore difficoltà di approvvigionamenti e un rialzo dei costi di trasporto, ma se le difficoltà dovessero permanere per l’economia potrebbero profilarsi problemi ulteriori.
“La crisi nel Mar Rosso”, conferma Matteo Zoppas, presidente di Ice, l’agenzia che per il governo si occupa della promozione all’estero e dell’internazionalizzazione delle imprese italiane, “è un ulteriore elemento di incertezza. L’industria italiana stava trovando un nuovo equilibrio dopo le difficoltà degli anni passati, il post Covid, la crescita dei costi energetici e per il trasporto merci dovuta al conflitto russo-ucraino, l’impennata dell’inflazione, l’aumento dei tassi d’interesse, cui è seguito il rallentamento di alcuni dei nostri mercati di riferimento”.
La resilienza delle aziende italiane
Ora siamo di fronte a una nuova incognita, quella legata al Canale di Suez. “Da lì passa una buona parte del nostro import-export marittimo, per un valore che è stato stimato in circa 154 miliardi di euro: dalla moda al food, dalle automobili ai prodotti energetici. Le conseguenze dipenderanno dalle contromisure che verranno messe in atto e dalla durata della crisi. Abbiamo già visto i primi effetti sui costi e i tempi dei trasporti, dobbiamo capire l’intensità e quanto dureranno. La speranza è che non ci siano ulteriori speculazioni da parte delle piattaforme logistiche”.
Tuttavia, Zoppas dal suo osservatorio privilegiato sui mercati guarda con fiducia al futuro. “Dopo la pandemia l’export del made in Italy è stato determinante per l’economia”, dice. “Il 2023 era partito molto bene, poi col passare dei mesi la crescita ha rallentato, anche a causa dello stallo dell’economia dell’area Ue (prima tra tutte quella tedesca). Nonostante ciò, l’export italiano è riuscito ad assorbire in gran parte l’inflazione e mantenere le posizioni sui mercati esteri. È un segno di grande resilienza delle aziende e anche della forza del made in Italy. Certamente tante imprese non sono ancora tornate ai livelli precedenti, ma nel complesso il sistema ha dimostrato flessibilità e rapidità nell’adattarsi a situazioni imprevedibili che hanno fatto saltare tutti i vecchi schemi”.
Dalla new space economy all’agritech
Il prodotto Italia gode di un crescente interesse in chiave globale e coinvolge sempre più settori produttivi. “Il made in Italy spesso viene associato solo alle produzioni più famose e mature, come il cibo, il vino, la moda. Ma ci sono tanti altri settori che possiamo definire silenti, soprattutto nel b2b, con una grande vitalità e competitività dove alcune nicchie si stanno affermando con ottimi risultati. Penso alle filiere legate alla new space economy, alle tecnologie per lo sviluppo sostenibile, all’agritech, al biomedicale e alle life sciences. Settori connotati da forte innovazione, cresciuti negli anni, spesso sottotraccia, che vengono guardati da buyer e investitori esteri come driver strategici dell’industria italiana. Dobbiamo quindi lavorare aiutando gli imprenditori su mercati nuovi ed emergenti come i Balcani, il Medio Oriente e il Sud Est asiatico, l’America Latina e il Nord Africa, in piena sintonia con lo spirito del piano Mattei varato dal governo Meloni, che ritengo avrà un ruolo strategico. Il compito di Ice è di sviluppo e aiuto alle pmi che vogliono andare sui mercati internazionali a individuare le opportunità, incontrare i potenziali clienti, stabilire relazioni e contemporaneamente promuovere il made in Italy”.
La crescita del livello di scambi
Ma qual è oggi la situazione del nostro export nelle varie categorie? “Le ultime rilevazioni”, continua Zoppas, “indicano dinamicità e forza di attrazione nei comparti tipici del made in Italy, con la moda che nel periodo tra gennaio e ottobre del 2023 ha raggiunto i 63 miliardi di euro (+3,1% rispetto al 2022) di esportazioni o l’agroalimentare oltre 51 miliardi (+6,4%). I principali paesi di destinazione sono Germania, Stati Uniti, Francia, Regno Unito e Spagna. Da segnalare il settore dei macchinari, dove l’Italia vanta tradizionalmente eccellenze. Il livello degli scambi tra gennaio e ottobre del 2023 ha raggiunto un valore pari a 83 miliardi di euro, con una crescita di più del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. I macchinari e le tecnologie italiane, leader mondiali indiscussi, sono una necessità imprescindibile per le nazioni in via di sviluppo che vogliono allinearsi agli
standard internazionali”.
L’attività di Ice a sostegno dell’export italiano
Intanto prosegue l’attività di Ice a sostegno del nostro export per accrescere l’immagine del made in Italy. È il caso della candidatura della cucina italiana a patrimonio Unesco.
“La cucina italiana è riconosciuta in tutto il mondo per l’unicità degli ingredienti di prima qualità, ma anche per quell’insieme di pratiche sociali, abitudini e gestualità che fanno parte della nostra storia e che chef e maestri hanno saputo innovare nel tempo con creatività e intraprendenza. Significa, soprattutto, cultura che si respira in ogni famiglia ed è trasmessa come valore intimo e profondo. Un patrimonio che è finalmente candidato a ricevere il riconoscimento Unesco tanto atteso. Ice è partner di questo percorso iniziato dal ministro Gennaro Sangiuliano insieme al ministro Francesco Lollobrigida, attraverso workshop, iniziative e attività mirate non solo a incrementare la conoscenza della cucina e della gastronomia italiana nel mondo, ma anche a fornire una vetrina commerciale in termini di promozione e vendita. Una vera autostrada di promozione del made in Italy agroalimentare, filiera inclusa. Anche insieme alla diplomazia della crescita del ministero degli Esteri, ci adoperiamo nel portare avanti numerosi progetti a sostegno dei processi di internazionalizzazione delle imprese italiane, come la Settimana della Cucina Italiana nel mondo. Per non parlare di altri progetti che hanno come obiettivo il contrasto alla contraffazione e all’Italian Sounding, come TrackIT, varato dall’Ice per promuovere la digitalizzazione delle filiere produttive tramite blockchain, ottenendo così un vantaggio competitivo sui mercati esteri. Non è insomma un caso se il food, insieme ai settori del fashion e del forniture traina l’export italiano all’estero”.
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