Women

“Fare il pilota? Ai miei figli insegno che non è un lavoro solo per uomini”

La prima donna pilota di linea in Italia si chiama Fiorenza De Bernardi e volava su Cortina. Oggi ha 95 anni, vive a Roma, e nel 1967 lavorava per la compagnia Aeralpi.

Oggi non è certo una novità avere donne al comando: secondo l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile, il numero di licenze di pilotaggio rilasciate alle donne è in costante aumento, rappresentando circa il 3,6% in Italia.

Marta Silvetti è senior first officer di Vueling (nella compagnia spagnola la presenza femminile nei ruoli dirigenziali è del 57%). A Forbes ha raccontato come si diventa pilota e cosa la emoziona del lavoro in alta quota.  

Cosa sognava di diventare da bambina?

Ho sognato di fare il pilota fin da bambina. La mia casa si trovava a 1 km dall’aeroporto di Verona Villafranca, base di aerei militari e civili all’epoca, quindi il volo ha sempre fatto parte della mia vita.

Quando si è avvicinata alla professione?

Appena finito il liceo volevo già iniziare il corso per diventare piloti, ma la mia famiglia mi spinse a prendere una laurea. Credo volessero farmi passare la voglia (ride, ndr). Mi sono laureata in Economia Aziendale e l’ultimo anno di università sono andata in Spagna per l’Erasmus.

A Barcellona ho iniziato la formazione come pilota e dopo l’università ho continuato gli studi aeronautici a Valencia. Ultimati i brevetti nel 2003 senza grandi prospettive di lavoro (dopo il 2001 con l’attentato del World Trade Center il mondo aeronautico si era bloccato), ho continuato la formazione come istruttrice di volo. Nel 2016 sono arrivata in Vueling.

Cosa ricorda delle prime esperienze in volo?

Nel volo non si deve aver paura, o forse non è questa la parola corretta: io lo chiamerei rispetto nei confronti di una situazione fuori dal comune. In tutti i decolli si deve avere sempre quel pizzico di ansia, rispetto e concentrazione verso una situazione perfettamente controllabile ma non certamente normale. Le emozioni più forti sono nei primi voli da solista che si fanno durante la fase iniziale dell’addestramento.

È un settore inclusivo per le donne?

Anche se ci sono molte meno donne pilota rispetto agli uomini, non ho mai riscontrato nessuna situazione ‘diversa’ o ingiusta per solo il fatto di essere donna. È un lavoro dove ogni giorno entri in contatto con colleghi diversi e ci sono persone con le quali ti senti più o meno a tuo agio.

Come si diventa pilota?

Dopo il diploma di scuola media superiore si accede a una scuola di volo privata. Il corso dura due anni, ci sono 14 esami teorici e diverse fasi di volo. Una volta ottenuti i brevetti, si può cercare un lavoro presso una compagnia aerea. Il brevetto aeronautico non è valido senza un’abilitazione specifica per volare solo su un determinato tipo di aereo.

Come riesce a conciliare le tante ore di volo con la famiglia?

Ho due figli maschi, di 15 e 13 anni. Mio marito è anche lui pilota, quindi i ragazzi sono abituati al nostro stile di vita. Per me è importante dimostrare ai ragazzi che il nostro è un lavoro normalissimo e, con il mio esempio, che il pilota non è un lavoro per soli uomini. Le ragazze che hanno la motivazione sufficiente troveranno la strada aperta per poter accedere a questo mondo meraviglioso.

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