L’intelligenza artificiale non è l’unico trend che sta trainando il mercato azionario e conquistando l’attenzione mediatica e delle principali società mondiali. Guardando ai numeri, alle sue implicazioni e soprattutto alla gigantesca platea che coinvolge si sta sempre più affermando un altro trend, già ampiamente noto e ‘più tradizionale’: la lotta all’obesità. Una ricerca spasmodica che sta permettendo ad alcune delle principali case farmaceutiche di aumentare sensibilmente i propri introiti economici, grazie alla scoperta (anche causale) di alcuni farmaci, inizialmente indicati per la cura del diabete, ‘dimagranti’, diventati in pochissimi mesi quasi introvabili a causa dell’eccessiva richiesta e della poca offerta.
L’impatto sociale ed economico dell’obesità
Una scoperta copernicana – che sta trainando il settore farmaceutico dopo la corsa al vaccino per il Covid – che affonda le sue radici su una fortissima economia di scala, soprattutto in virtù della platea di possibili utilizzatori. Basti pensare che nel 2022, secondo i dati dell’Oms, 2,5 miliardi di adulti di età pari o superiore a 18 anni erano in sovrappeso, inclusi oltre 890 milioni di adulti che convivevano con l’obesità. Un’impennata rispetto al 1990, quando il 25% degli adulti di età pari o superiore a 18 anni era in sovrappeso, che non intende fermarsi. Infatti, basandosi sulle tendenze attuali, un nuovo report della World Obesity Federation prevede che entro il 2035 il 51% della popolazione mondiale sarà in condizione di sovrappeso o obesità. Nel dettaglio, una persona su quattro (quasi 2 miliardi) soffrirà di obesità.
Percentuali che, di conseguenza, hanno anche un importante impatto economico a livello mondiale. La stima è di 4,3 mila miliardi di dollari entro il 2035 se le misure di prevenzione e trattamento non miglioreranno. Stiamo parlando di quasi il 3% del Pil globale. Un impatto paragonabile a quello rappresentato dal Covid nel 2020.
E il mercato dei farmaci dimagranti?
Basandosi su queste cifre, non sorprende quindi il grande exploit del mercato globale dei farmaci antiobesità, che ha già raggiunto i 6 miliardi di dollari su base annua e che punta, secondo Goldman Sachs Research, a crescere di oltre 16 volte e raggiungere entro il 2030 i 100 miliardi di dollari, dando forza così alla corsa che si sta scatenando il tutto settore. In questa direzione, secondo gli analisti, i più grandi produttori saranno l’americana Eli Lilly e la danese Novo Nordisk.
Nell’ultimo trimestre, la prima ha visto crescere del 26% i suoi ricavi, spinta soprattutto dalla “forti vendite di Mounjaro e Zepbound (due farmaci dimagranti)”, come affermato da David A. Ricks, presidente e amministratore delegato della società. La seconda, oltre ad aver superato Tesla per capitalizzazione di mercato, ha visto crescere i suoi profitti del 28% rispetto allo stesso periodo del 2023. Decisiva, anche in questo caso, è stata l’aumento delle vendite dei suoi farmaci anti obesità. “Siamo soddisfatti della crescita delle vendite nei primi tre mesi del 2024, spinta dall’aumento della domanda per i nostri trattamenti per il diabete e l’obesità basati su GLP-1”, ha evidenziato Lars Fruergaard Jørgensen, presidente e ceo dell’azienda.
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