Kf 51 Rheinmetall
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Che cosa significa l’accordo Leonardo-Rheinmetall sui carri armati per la difesa italiana

La notizia è che l’Italia, invece che ai francesi, si appoggerà ai tedeschi per rinnovare la sua flotta di carri armati. Gli analisti militari dicono che è una buona notizia. Il carro armato Panther KF51 è uno dei fiori all’occhiello del gruppo Rheinmetall, e il memorandum d’intesa firmato con Leonardo permetterà di sviluppare una versione “italianizzata” di questo mezzo. L’esercito italiano potrà così sostituire i vecchi carri armati Ariete, che sono in via di rottamazione.

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L’accordo Leonardo-Rheinmetall

Ecco un po’ di numeri, ripresi dal Sole 24 Ore: “I due gruppi industriali (Leonardo e Rheinmetall) puntano ad aggiudicarsi future commesse dell’esercito italiano per un valore di circa 20 miliardi di euro in oltre dieci anni”. Il memorandum, firmato a Roma, potrebbe sfociare nella produzione di 270-280 carri armati (la metà in versione da combattimento, la metà come veicoli di supporto) e oltre 1.000 cingolati più leggeri.

“Italianizzare” significa che Leonardo potrà inserire alcune componenti proprie nel nuovo Panther. Soprattutto nell’elettronica e nelle torrette. Dunque c’è lavoro anche per l’industria italiana. Secondo Repubblica, le linee di montaggio saranno quelle dello storico impianto Oto Melara di La Spezia. La collaborazione con i francesi era saltata proprio perché non c’era accordo sull’apporto italiano: era stata respinta l’idea di inserire nei Leopard 2 apparati elettronici di Leonardo. La modifica avrebbe alterato la standardizzazione Nato e richiesto una lunga riprogettazione.

Come si collocano questi 20 miliardi di euro in un quadro più ampio di spesa militare italiana? In realtà, l’Italia è uno dei paesi Nato che non rispetta gli impegni. Secondo le stime più recenti, pubblicate dalla Nato il 17 giugno, nel 2024 l’Italia sarà tra gli otto paesi, sui 31 membri dell’alleanza, che non raggiungeranno l’obiettivo del 2% del Pil di spese militari. L’anno scorso, invece, 21 paesi non avevano raggiunto questa soglia. Questo significa che, stando alla Nato, 13 paesi che nel 2023 non avevano raggiunto il 2% lo faranno quest’anno. L’Italia, sempre secondo la Nato, raggiungerà circa l’1,5% del Pil, addirittura in leggero calo rispetto al 2022. C’è solo un altro paese dell’alleanza i cui investimenti militari sono scesi tra il 2023 e il 2024, la Slovenia.

Perché l’Europa ha ripreso a spendere nella difesa

I dati ci mostrano quindi come l’Europa stia mettendo molti più soldi nel comparto della difesa. Le cose hanno cominciato a cambiare nel 2014, con l’annessione della Crimea e l’invasione del Donbass da parte della Russia. All’epoca solo tre membri Nato raggiungevano l’obiettivo del 2%. Putin ha spinto gli europei a riarmarsi, e anche Donald Trump ha contribuito. Proprio in questi giorni un articolo del Financial Times ha ripercorso un summit Nato del 2018 molto teso: l’allora presidente americano intimò agli europei di spendere di più, se non volevano che gli Usa rompessero l’alleanza.

L’articolo del Financial Times non è stato pubblicato a caso. Già avanti nei sondaggi, Trump ha allargato il distacco dopo la performance disastrosa di Joe Biden nel primo dibattito. C’è un’ottima probabilità che a novembre gli americani scelgano lui, nonostante l’ultima volta abbia cercato di ribaltare in tutti i modi l’esito regolare del voto. Un fallo da cartellino rosso, ma rientri in partita se il tuo avversario, 81 anni, è un anziano confuso che fatica a ricordare parole e fatti (e non abbandona la corsa).

Verso un secondo mandato di Trump

Dunque bisogna prepararsi alla prospettiva di un secondo mandato di Trump. È improbabile che rompa con la Nato. Ma tornerà alla carica per spingere gli alleati verso la soglia minima di spesa. Quel 2% da cui l’Italia è ancora lontana. Un alto funzionario della scorsa amministrazione Trump, Keith Kellogg, che potrebbe ricevere ancora un posto di rilievo, ha proposto una Nato “a due livelli”, in cui i paesi che spendono troppo poco sono retrocessi a membri di serie B. Cugini poveri che avrebbero anche garanzie di sicurezza inferiori, spiega un articolo di Politico. Per paesi come l’Italia, la mutua difesa della Nato verrebbe messa in discussione. Secondo il team di Trump in politica estera, spiega ancora Politico, il linguaggio dell’Articolo 5 Nato è flessibile e non richiede necessariamente un intervento militare.

Giochiamo alla fanta-politica e immaginiamo un ipotetico attacco all’Italia. Gli Stati Uniti, secondo i consiglieri di Trump, potrebbero decidere di non proteggerci. L’Italia è una potenza aerea e navale. Ma i nuovi carri armati Panther torneranno sicuramente utili.

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