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21 ottobre 2025

Dalla palestra alla persona: così Rsg Group cambia il fitness in Italia portando cultura, comunità e benessere integrato

Un approccio che offre luoghi dove allenarsi, stare bene, socializzare e trovare nuove motivazioni per migliorare la propria vita
Dalla palestra alla persona: così Rsg Group cambia il fitness in Italia portando cultura, comunità e benessere integrato

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di Giulia Zamponi

La valorizzazione della persona e l’attenzione mirata e meticolosa alle sue esigenze come visione aziendale. L’appartenenza a una comunità che parla la stessa lingua e condivide gli stessi valori. L’arte come energia per sviluppare la creatività e mantenere in forma non solo il corpo ma anche l’anima. Il fitness è una medicina preventiva naturale. Sono solo alcuni dei pilastri in cui crede la multinazionale tedesca Rsg Group, colosso del mondo del fitness, la cui filiale italiana è guidata dal ceo Samuele Frosio che, in undici anni, ha favorito una notevole crescita dell’azienda, consolidando la propria presenza sul mercato italiano.

Il suo percorso professionale è molto curioso: ha un diploma di geometra e una laurea in Architettura.

Il corso in Architettura che ho frequentato al Politecnico di Milano aveva l’indirizzo in progettazione tecnologica delle costruzioni. Il mio riferimento è sempre stata l’architettura concepita nel periodo del Rinascimento, quando l’architetto era un costruttore, ma soprattutto un umanista. L’idea di un’arte totale, che unisse la scienza, l’estetica, la tecnica. La cosa più importante era la visione dell’uomo, la capacità della cultura di migliorare la vita dell’uomo.

Durante la sua formazione è stato in Germania. Cosa le ha trasmesso lo scambio culturale con un altro Paese?

Sono andato in Germania a scrivere la mia tesi di laurea, dove ho approfondito le teorie dell’architetto e ingegnere tedesco Frei Otto, che negli anni Settanta era il precursore dell’architettura sostenibile. Le sue idee hanno dato un’importante direzione alla mia vita. Il rapporto con la Germania mi ha permesso di lavorare con alcune banche tedesche in Italia, facendo il loro referente dal punto di vista architettonico e di gestione.

Come è avvenuto l’ingresso in Rsg Group?

Ho fatto il colloquio con il fondatore Rainer Schaller, che voleva una persona che sviluppasse in Italia un centinaio di aperture di centri fitness. Ero stato cercato proprio per questo rapporto che avevo con la Germania, con la loro cultura. All’inizio sono entrato come responsabile tecnico, della progettazione, costruzione e manutenzione dei centri. E ad oggi ho creato una squadra che ha portato da zero palestre (la prima è stata aperta a Verona nel 2014) a 44 in undici anni. Apriremo a breve la 44esima palestra in Italia, a Trieste.

Sono cambiate un po’ di cose da allora: oggi è amministratore unico della filiale italiana.

Prima mi hanno chiesto di diventare country manager, gestendo tutta l’azienda in Italia e purtroppo nel 2022 è venuto a mancare il fondatore Schaller: a quel punto mi hanno chiesto di diventare amministratore, con la piena fiducia della casa madre e della proprietà, perché per loro rappresento la possibilità di una continuità culturale, di visione, di missione. Mi identificano come parte della grande famiglia e di questo sono molto grato. Porto avanti i valori culturali, l’importante non è solo il risultato finanziario dell’azienda, ma l’umanità, la professionalità. Il mio focus riguarda le persone e la loro capacità creativa a 360 gradi.

Quanto è importante il fitness non solo come un’attività per mantenersi in forma, ma anche per condurre una vita sana?

Il fitness per noi è un intreccio di esperienze condivise, di opportunità e ha una componente psicologica e spirituale molto importante. Non è un ambiente asettico dove ci sono gli attrezzi, è la cura della persona, è un flusso di energia: diamo a disposizione ai nostri clienti un luogo dove potersi allenare, ma anche incontrarsi con gli amici, conoscere nuove persone, creare nuove idee, appartenere a una comunità. La forza che una persona coltiva diventa un’energia per la salute mentale, quindi corpo, mente e anima.

Che tipo di settore è quello del fitness?

È un settore davvero bellissimo, ma è anche un ambito in cui è molto difficile operare perché circa l’80% delle palestre in Italia sono associazioni sportive dilettantistiche senza scopo di lucro, a differenza nostra che siamo un’impresa commerciale, che paga l’Iva al 22%, e i contributi ai nostri dipendenti. Purtroppo c’è una concorrenza sleale.

Da cosa dipende secondo lei il successo di un’azienda?

Credo nella distruzione creativa, ovvero mettere in discussione i princìpi base canonici del mercato del fitness, che è basato su una certa tecnica di allenamento, sulla scelta di attrezzi. In Rsg Group abbiamo aggiunto un percorso personale di miglioramento della persona.

I brand principali di Rsg Group sono Gold’s Gym, McFit e John Reed. In cosa si differenziano?

McFit è il nostro marchio più noto, rappresenta la palestra per tutti, è un modello di business Smart Buy, cioè acquisto intelligente: non è low cost, ma non è nemmeno prezzo medio. Offriamo un rapporto qualità-prezzo super competitivo, perché c’è cura del design, del dettaglio, della pulizia, della qualità del servizio, ma anche attrezzature superiori alle palestre low cost, però i prezzi sono inferiori a quelle con un prezzo medio. Gold’s Gym è invece la palestra leggendaria, ha origine negli Stati Uniti, a Venice Beach nel 1965: è la mecca del bodybuilding e degli appassionati del fitness. In Italia ci sono due palestre Gold’s Gym a Milano e ha un posizionamento medio-alto. Gli attrezzi che troviamo sono all’avanguardia, c’è una ricerca di strumenti più professionale e specialistica. Infine, le John Reed sono le palestre-club dove organizziamo all’interno dj set, con musica live due volte a settimana, ma anche mostre d’arte: a volte ci siamo appoggiati ad alcune associazioni che fanno terapia attraverso l’arte. Abbiamo organizzato infatti una mostra di Picasso con quadri realizzati da ragazzi fragili che hanno interpretato l’evoluzione del pittore spagnolo dalle sue origini fino alla sua maturità artistica. Un aspetto sociale, ma anche un aspetto estetico: la mostra era aperta a tutti, in modo che la palestra venisse vista sotto un’altra prospettiva, come un luogo di cultura. In questo modo, con i nostri tre brand diversi, andiamo a coprire tutta la domanda e i bisogni dei clienti.

L’arte è una sua grande passione e una presenza costante nella sua vita.

Sono figlio dell’artista Angelo Frosio, l’arte scorre nelle mie vene. Per me è un aspetto concettuale di creatività che si riflette nell’approccio aziendale e nella gestione del cliente. La creatività rompe la struttura gerarchica che esiste normalmente nelle aziende, mentre noi parliamo sempre di un’organizzazione aziendale organica tipo cellula, ovvero semplice, con una bassa differenziazione dei compiti, ridotta pressione, comunicazione orizzontale e team building. Chiaramente non può mancare un sistema di responsabilità, ma ogni persona è libera di agire e crescere a livello personale. La comunicazione interna deve essere verbale e non scritta, perché cerchiamo di limitare la burocrazia ed essere dinamici, in continua trasformazione. L’arte vuole essere un input per le persone per sviluppare la propria creatività.

Prima ha parlato di iniziative benefiche: siete attivi anche nel sociale?

I nostri centri fitness sono collocati spesso nelle periferie delle città, quindi diventano luoghi di incontro dove cerchiamo di fare integrazione, creare opportunità, convivenza tra persone diverse. Da qui nasce l’idea della prevenzione: con Tour Rosa McFit progetto con la Fondazione Veronesi per la prevenzione del tumore al seno, abbiamo fatto circa 200 visite senologiche completamente gratuite alle nostre abbonate, in cinque città diverse, Mestre, Milano, Roma, Torino e Bari. Facciamo attività di corporate social responsibility, siamo molto attenti a tematiche di inclusione Lgbtqia+, integrazione dei ragazzi più fragili.

In cosa contribuite alla sostenibilità?

Teniamo molto alla sostenibilità energetica, infatti i nostri centri sono costruiti in modo tale da trovare un punto d’incontro tra consumi energetici, autoproduzione dell’energia, basso impatto di CO2: vogliamo creare il miglior confort per il cliente, cercando di essere meno impattante sull’ambiente, attraverso il monitoraggio, la gestione delle temperature, la ventilazione naturale. Questo fa parte della progettazione in modo sostenibile degli edifici, tornando un po’ alla mia formazione e all’architetto tedesco Frei Otto, che a Berlino negli anni Settanta aveva fatto i primi prototipi di case albero. All’interno delle nostre palestre è possibile trovare la presenza del verde, per integrare i nostri spazi con l’elemento naturale che rende l’ambiente più accattivante, pulisce l’aria, inquina e consuma meno. Con Gold’s Gym abbiamo ottenuto la certificazione Leed Platinum (Leadership in energy and environmental design), il livello più alto di sostenibilità energetica e ambientale. Abbiamo realizzato anche uno studio con il Politecnico di Torino: gli studenti scrivono le loro tesi di laurea studiando i nostri ambienti e le potenzialità di miglioramento dal punto di vista energetico.

Come si arriva a essere un punto di riferimento per una comunità così grande del settore fitness?

Personalmente non credo al caso o ai miracoli, la conquista è fatta di sudore, studiando, approfondendo, creando i progetti sul campo. Il filosofo Heidegger diceva che per imparare a nuotare è necessario buttarsi nel fiume: puoi anche leggere un libro su come si nuota, ma se vuoi imparare, devi buttarti in acqua. Ovviamente non puoi subito tuffarti nell’acqua alta, ma piano piano devi cominciare a nuotare. Ed è quello che abbiamo fatto noi: ogni mese analizziamo ciò che abbiamo realizzato, ciò che ci manca, quello che dicono i nostri clienti, quello che fanno i nostri concorrenti. Con grande impegno ma anche grande passione. Quello che siamo riusciti a creare credo sia un ambiente stimolante e creativo, dove le persone sono contente di lavorare con noi, ma anche i clienti sono felici di allenarsi da noi. Abbiamo l’idea del gruppo, dove ci affidiamo a specialisti dei vari settori: insieme sviluppiamo concetti e idee, le andiamo a realizzare in modo concreto, le testiamo, le validiamo e continuamente le adattiamo e miglioriamo. Siamo totalmente flessibili, in perenne cambiamento. Sono molto grato alla famiglia Schaller per avermi dato un’opportunità unica: noi cerchiamo di restituire ai nostri clienti questi sentimenti, attraverso palestre pulite, innovative, all’avanguardia. Se una persona è grata alla vita, la vita sarà grata con lei, è una visione circolare.

Quali sono i prossimi obiettivi di Rsg Group?

Principalmente la nostra missione è contribuire a rendere l’Italia un Paese culturalmente più sportivo aumentando di un punto percentuale i dati attuali: le persone che si approcciano al fitness sono un numero tra l’8% e il 10%, mentre ad esempio in Germania si arriva al 16% di iscritti. Vogliamo migliorare la qualità di vita con le nostre palestre, magari riuscire ad arrivare a 100 centri fitness in Italia nei prossimi dieci anni, ma soprattutto trasmettere questa nostra visione diversa e trasversale.

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