Da non perdere |Business
13 novembre 2025

La classifica globale delle migliori aziende per cui lavorare. Nessuna italiana nella top 25

Nel ranking mondiale di Great Place to Work il 64% delle aziende premiate ha sede oltreoceano. In vetta Hilton, seguita da Dhl Express e Cisco
La classifica globale delle migliori aziende per cui lavorare. Nessuna italiana nella top 25

Forbes.it
Scritto da:
Forbes.it

Le migliori aziende in cui lavorare? Per la maggior parte, sono americane. È quanto emerge dall’edizione 2025 del World’s Best Workplaces, la classifica annuale di Great Place to Work che premia i 25 migliori ambienti di lavoro a livello globale. Il ranking si basa sulle opinioni di oltre 9 milioni di collaboratori in tutto il mondo, provenienti da organizzazioni certificate come “luoghi di lavoro eccellenti” in almeno cinque Paesi di diversi continenti e con più di 5mila dipendenti a livello internazionale.

La ricerca

Dall’analisi dei dati, gli Stati Uniti hanno i migliori datori di lavoro: il 64% delle aziende in classifica (9 su 25) ha infatti sede oltreoceano. Seguono Germania (12%) con tre aziende, Regno Unito e Irlanda (8%) con due ciascuna, mentre Francia e Liechtenstein (4%) contano una sola realtà a testa. Nessuna azienda italiana, invece, figura nella top 25 mondiale.

Per settori, domina l’Information Technology (32%), davanti a manifattura e produzione e servizi finanziari e assicurativi (12%). Seguono ospitalità, servizi professionali, biotecnologie e farmaceutica, retail (8%), mentre chiudono sanità, edilizia e trasporti (4%).

In vetta alla classifica 2025 c’è Hilton, colosso americano dell’ospitalità con un portafoglio di 22 marchi, quasi 7.400 strutture e oltre 1,1 milioni di camere in 124 Paesi. Al secondo posto Dhl Express, multinazionale tedesca della logistica con circa 594mila dipendenti in oltre 220 Paesi. Completa il podio Cisco, azienda statunitense leader nelle tecnologie di rete e collaborazione digitale.

Completano il ranking delle 25 migliori aziende per cui lavorare al mondo: Accenture (Irlanda, servizi professionali); Marriott International (Stati Uniti, alberghiero); AbbVie (Stati Uniti, pharma); TP (Francia, servizi professionali); Stryker (Stati Uniti, manifattura e produzione); Salesforce (Stati Uniti, information technology); MetLife (Stati Uniti, servizi finanziari e assicurativi); ServiceNow (Stati Uniti, information technology); Specsavers (Regno Unito, retail); Siemens Healthineers (Germania, assistenza sanitaria); Experian(Irlanda, information technology); Nvidia (Stati Uniti, information technology); Cadence (Stati Uniti, IT); Allianz (Germania, servizi finanziari e assicurazioni); Dow (Stati Uniti, manifattura e produzione); Viatris (Stati Uniti, biotecnologia e prodotti farmaceutici); Adobe(Stati Uniti, information technology); Crowdstrike (Stati Uniti, information technology); SC Johnson (Stati Uniti, manifattura e produzione); Trek Bicycle (Stati Uniti, retail); Hilti (Liechtenstein, edilizia e costruzioni) e Admiral Group (Regno Unito, servizi finanziari e assicurativi).

Nessuna azienda italiana presente nel ranking

“Dall’analisi dell’edizione 2025 del ranking World’s Best Workplaces emerge il forte impatto generato da queste eccellenti organizzazioni – dichiara Alessandro Zollo, ceo di Great Place to Work Italia – Non importa quale sia il paese o il continente di appartenenza delle diverse organizzazioni poiché ciò che conta è la fiducia che instaurano con i propri collaboratori. Tra gli oltre 9 milioni di collaboratori intervistati, c’è un numero sempre maggiore che afferma che la propria azienda ripone fiducia in loro e desidera che crescano come persone e professionisti. Queste organizzazioni sono poi le stesse che superano i benchmark di mercato in termini di valore azionario e crescita e hanno una produttività estremamente più alta rispetto alla media dei loro competitor. Il fatto che nessuna azienda italiana sia presente in questo ranking esclusivo, nonostante ben 19 delle 25 organizzazioni d’eccellenza abbiano una sede sul territorio italiano, conferma come la cultura manageriale italiana abbia ancora un limite rispetto all’importanza di imparare ad ascoltare e confrontarsi con i feedback dei collaboratori. Per poter riuscire a rispondere alle sfide epocali poste dall’attuale situazione economica e geopolitica il management delle organizzazioni italiane deve fare un bagno di umiltà”.