Tra l’ondata del big quitting e dei tagli delle grandi aziende, il mercato del lavoro di oggi è sicuramente caratterizzato da un’importante mobilità. Non solo uscite ma anche ingressi: secondo i dati di Unioncamere e Anpal, in Italia nel mese di maggio 2023 sono state 446mila le nuove assunzioni (+5,3% rispetto al mese precedente).
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Tra la difficoltà nel trovare il candidato giusto e le necessità di rendere sempre più efficienti i processi, il datore di lavoro è impegnato nel mostrarsi al meglio sin dal primo contatto con il candidato. E proprio come nel mondo scolastico, anche il primo giorno in un nuovo ufficio, fisico o digitale, è un importante banco di prova, sia per il neo assunto che per l’azienda che è chiamata a costruire un processo di onboarding efficace.
Relazioni e well being al centro
Un modello interessante su come essere efficaci sin dal giorno uno è quello adottato dalla Bank of America in collaborazione con Thrive, il portale di benessere creato da Arianna Huffington. L’onboarding è una parte essenziale del successo dei dipendenti a livello personale ma anche per aiutare i compagni di squadra a imparare e crescere. Secondo una ricerca di Brandon Hall Group, infatti, le aziende con un efficace processo di onboarding registrano guadagni di produttività superiori al 70% e una maggiore fidelizzazione dei nuovi assunti dell’82%.
Le due aziende statunitensi hanno pertanto lavorato insieme per creare un’esperienza coerente, ispirando una migliore connessione con i valori e la cultura interne. L’onboarding prevede una fase preparatoria in cui attivare tutti gli account di posta o portale, i device aziendali, carte di pagamento o altri beni che serviranno al neo assunto nella sua operatività. Con una comunicazione chiara lo si inviterà in ufficio fornendo l’orario di inizio. Se da remoto, si invierà in anticipo il suo kit di lavoro, avvisandolo sull’agenda della sua prima giornata.
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Il primo giorno perfetto
Creare una prima giornata perfetta richiede una pianificazione accurata, partendo dal presupposto che si tratta di un importante cambiamento di vita. Fondamentale quindi far sentire il nuovo arrivato a proprio agio, con un approccio fresco e facendo sì che il suo manager e team principale possano essere presenti per un caloroso benvenuto. Anche l’ambiente lavorativo dovrà essere pronto ad accoglierlo, con computer o eventuali kit di gadget di onboarding (pratica sempre più diffusa che contribuisce a rafforzare il legame con il brand).
In primis si potrà fissare un momento con il responsabile per condividere spiegazioni operative di struttura e riflettere su aspettative e obiettivi insieme. Thrive suggerisce di iniziare con una domanda fondamentale: Cos’è importante per te nella tua vita extralavorativa e come possiamo supportarti?
In questa maniera si potranno scoprire necessità ma anche dettagli utili per riconoscere o evitare un possibile burnout, malattia che colpisce l’86% dei lavoratori da remoto e il 70% dei lavoratori in sede (81% nel caso di lavoratori ibridi). L’agenda della giornata dovrebbe poi prevedere meeting o call con gli altri colleghi, includendo anche una pausa pranzo condivisa per favorire la conoscenza e l’integrazione.
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Formazione, feedback e checkpoint
Il primo giorno, ancora scarico di appuntamenti e attività, è il momento ideale per fornire al nuovo assunto una spiegazione chiara sulle procedure e sulle aspettative relative al suo ruolo. La sua formazione sarà completata da eventuali manuali di riferimento o documenti aziendali e dall’assegnazione di un mentore o tutor che possa supportarlo nelle prime settimane di inserimento, non facendolo sentire solo.
Alla fine della prima giornata, può essere utile fare un follow-up per chiedere come si sia trovato e se necessità di ulteriori informazioni o supporto. Importante programmare dei colloqui di checkpoint a 30, 60 e 90 giorni per seguire l’inserimento del nuovo dipendente ma anche il suo livello di soddisfazione perché, mai come in questo momento storico, un dipendente felice è un tesoro per ogni datore di lavoro.
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