Articolo apparso sul numero di marzo 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
“Un portiere deve essere masochista. Come ruolo, può essere paragonato all’arbitro. Ha il potere di comandare, ma può solo subire gol. Non può segnare e deve sopportare offese continue. La psicologia dovrebbe studiare questo ruolo così contraddittorio”. È dalle sue stesse parole, pronunciate diversi anni fa, che bisogna partire per raccontare il carattere, la storia e la nuova vita di uno dei portieri più forti della storia del calcio: Gianluigi Buffon.
Ritiratosi ad agosto a 45 anni, dopo un ultimo nostalgico biennio al Parma (dalla quale la Juventus lo acquistò per la cifra record di 105 miliardi di lire nel 2001), Superman – così amavano chiamarlo i tifosi – non ha però mai smesso di indossare il suo mantello. Volando non più tra i pali di una porta, ma tra il management, gli affari e l’innovazione. Perché i numeri uno sono così: hanno bisogno di nuovi stimoli, di sfide e di sentirsi parte di qualcosa. Da qui la decisione di accettare la chiamata di Gabriele Gravina, presidente della Figc, e diventare il nuovo capo delegazione della Nazionale. “È stato un anno rivoluzionario, perché la mia vita, fino a quel momento, è stata calcio-centrica”, dice Buffon a Forbes Italia. “Ero molto curioso di vedere come sarebbe stato il mio reinserimento nel ‘mondo normale’. Sicuramente la chiamata della Nazionale ha facilitato e reso indolore il mio ritiro”. D’altronde il mondo del calcio ha diverse sfaccettature. Una di queste è il management.
Già diventato direttore sportivo, Gianluigi Buffon sta anche seguendo un master da managing director. E non solo per scopi calcistici, ma anche di impresa. Perché l’ex campione del mondo è anche un attento imprenditore e investitore. “Ero stanco di non capire i discorsi dei consulenti finanziari. Volevo essere io l’artefice della mia vita. Ho iniziato a studiare e ho raggiunto una conoscenza e una coscienza tali da poter gestire il mio portafoglio di investimenti. Anche sbagliando, perché l’errore fa parte di questa crescita”.
Dall’immobiliare alle startup: gli investimenti di Gianluigi Buffon
Con al centro la sua Gb Holding, gli investimenti di Buffon svariano tra diversi settori: dall’immobiliare – dall’Hotel Stella della Versilia alla recente acquisizione di un edificio di prestigio a Milano – al mondo delle startup. “Credo molto nei progetti dall’alto tasso innovativo. E per questo cerco sempre di investire in società con lo sguardo proiettato al futuro, come Volocopter, che progetta elicotteri multirotori elettrici, oppure RubberJet Valley, specializzata nell’utilizzo di una tecnologia brevettata e rispettosa dell’ambiente, capace di produrre granuli di polimero e polverino di alta qualità partendo dai grandi pneumatici fuori uso di autocarri, trattori e veicoli da miniera. Un processo che permette di riciclare la gomma con materia di grandissima qualità, evitando il disboscamento di migliaia di chilometri di foreste, come avviene in Amazzonia”.
In campo finanziario, Gianluigi Buffon è diventato socio anche di OQtima, una piattaforma di trading online recentemente sbarcata sul mercato europeo. Investimento che accentua una delle più recenti passioni dell’ex Juventus: l’attenzione al trading e ai temi macro-economici. “Partendo dal presupposto che in Europa stiamo facendo più fatica degli Stati Uniti, ciò che mi intimorisce di più è il deprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro. Sono curioso di vedere se la Bce deciderà di sparigliare le carte e tagliare i tassi d’interesse prima della Fed. Scelta che, però, potrebbe deprezzare ancora di più l’euro”.
Di recente Buffon si è aperto uno spazio di investimento anche nello sport, fondando la sua Buffon Academy per formare i campioni del futuro. “Sta avendo un discreto successo, anche a livello internazionale. Tanti paesi ci hanno contattato: dagli Stati Uniti all’Arabia Saudita, dove andrò a breve, perché hanno dimostrato molto interesse”. E dove, peraltro, si sta concentrando l’attenzione mondiale, in virtù dei ricchissimi investimenti e ingaggi offerti ai calciatori. “Sapendo che le nuove generazioni sono meno ‘romantiche’ di quelle passate (e non è una colpa), c’è solo una via per combattere un’arma potente come il denaro: mettere in campo idee e suggestioni ambiziose, forti, e che abbiano un fine preciso sin dall’inizio. Altrimenti rischiamo di mandare in fumo la nostra grande storia europea. Perché oggi è l’Arabia Saudita, domani può essere l’India”, dice Buffon, che in questo periodo è impegnato anche in un nuovo progetto. “Con tre amici – Marco Casario, Giacomo ‘Ciccio’ Valenti e Davide Biocchi – abbiamo lanciato Sportfolio, una nuova avventura su YouTube con appuntamento ogni lunedì. Un modo per parlare dei due temi mi appassionano: il calcio e la finanza. E lo facciamo anche giocandoci su, con il fantacalcio e la fantafinanza. In queste prime puntate ci siamo divertiti a sfidare l’intelligenza artificiale contrapponendola alle capacità umane, formando due squadre in competizione”.
D’altronde, proprio l’intelligenza artificiale è già arrivata nel calcio. Il Siviglia, per esempio, ha presentato, insieme a Ibm, Scout Advisor, strumento per fornire al proprio team di ricerca dei talenti un’identificazione e una valutazione completa, basata sui dati, dei potenziali nuovi acquisti. Seguendo così la storia di Billy Beane, direttore generale degli Oakland Athletics, raccontata nel film L’arte di vincere. “Ormai non si può prescindere dalla tecnologia. Ma attenzione: il valore aggiunto dato dall’uomo è fondamentale. Soprattutto se hai l’obiettivo di vincere. Perché sono tanti gli aspetti che portano alla vittoria: dall’esperienza dei calciatori alle relazioni, fino al gruppo, alle idee e al carattere dell’allenatore”.
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Tra gioie e dolori
E quando si parla di gruppo, è inevitabile che la mente di Buffon vada a due momenti della sua vita: il Mondiale del 2006 e il ritorno alla vittoria con la Juventus. “Il Mondiale è stato un momento unico, perché Lippi è riuscito ad assemblare e gestire un gruppo che aveva un dna vincente, acuendo questa voglia di successo. Lo stesso è accaduto poi con Antonio Conte alla Juventus. Avevamo creato qualcosa di straordinario nello spogliatoio”. Ed è proprio questa la chiave del successo per Gigi: creare un gruppo e uno spogliatoio unito, forte e che remi verso gli stessi obiettivi. “Lasciando stare i grandi campioni che ho avuto come compagni di squadra, nessuno è stato come Gattuso. Perché aveva tutto: tenacia, grinta, simpatia, coraggio e forza”. Sentimenti che l’ex capitano rivede adesso nella nuova Juventus, dopo qualche tempo in cui la strada strada era stata forse smarrita. “Sono molto positivo. Perché, in un periodo molto complesso, ha trovato un professionista dalle qualità assolute come Cristiano Giuntoli”.
Pur avendo cancellato e riscritto record (in termini sia di trofei che di presenze), sono sette i ricordi chiave che Buffon sceglie per riassumere la sua carriera: quattro gioie e tre rimpianti. “Tra le prime inserisco l’esordio in Serie A con il Parma (il 19 novembre del 1995), la vittoria dei Mondiali del 2006, il primo scudetto vinto durante l’era Conte (stagione 2011/2012) e l’anno al Paris Saint Germain, perché è stata un’esperienza bellissima che mi ha regalato tanto sotto il profilo umano e sportivo”. Guardando alle delusioni, invece, i ricordi viaggiano verso lo scudetto mancato con il Parma, la Champions mai vinta con la Juventus e la finale persa 4 a 0 contro la Spagna agli Europei del 2012, “perché siamo arrivati distrutti fisicamente e mentalmente e non abbiamo potuto giocarla come volevamo”.
Peraltro, quest’anno gli azzurri dovranno difendere il titolo di campioni d’Europa, dopo l’ennesima assenza dai Mondiali. “Sono convinto che con Spalletti vedremo un’Italia bellissima. Una squadra formata da un gruppo coeso e con un grande senso d’appartenenza, sulla scia di quella Nazionale del 2016 (guidata da Conte) che si fece amare da tutti per la sua passione e dedizione. Nessuno può dire dove arriveremo, ma sono certo che ci sarà un impegno totale da parte di tutti”, chiosa Gianluigi Buffon.
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