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L’uomo che ci farà scalare le montagne in doppiopetto

Capi Traiano.

Se pensavate che scalare la montagna più alta delle Alpi fosse un’impresa complicata, addirittura impossibile se si indossa un completo formale, è arrivato il momento di ricredervi. A darne la prova è un ragazzo di 27 anni originario della Brianza, Filippo Colnaghi, che a soli due anni dal lancio del suo marchio di abbigliamento Traiano ha iniziato a rivoluzionare lo stesso concetto di activewear creando una linea che, utilizzando la tecnica della stampa digitale, emula qualsiasi tipologia di stoffa: dal lino alla lana, dal gessato al finestrato, dallo spigato al principe di Galles.

Ma andiamo con ordine. Quando Filippo termina nel 2009 il liceo e fa le valigie alla volta degli Stati Uniti per studiare Scienze politiche a Georgetown, non ha ancora le idee chiare sul suo futuro. Non sa che il suo background familiare, da sempre devoto alla produzione dei tessuti, lo avrebbe portato a seguire le orme del padre, rendendo onore a un’attività, quella avviata da Giuseppe Colnaghi con la sua azienda Carvico, che negli anni del boom economico l’ha resa una delle imprese leader nel settore tessile. Siamo nel 1962. Anni, quelli trascorsi nel distretto di Washington, che Filippo ricorda come estremamente formativi, se non determinanti per capire che i libri di scuola non sono abbastanza per i suoi progetti di vita. “Gli studenti americani erano molto competitivi e durante i quattro anni trascorsi negli Stati Uniti questo fattore mi ha stimolato a dare il massimo non solo all’università ma anche nel tempo libero, che una volta tornato in Italia ho dedicato ad affinare le tecniche di lavorazione dei tessuti lavorando per tre anni nella fabbrica di famiglia”, racconta l’imprenditore. Una questione di genetica, insomma. Basti pensare che i nonni fondarono nel 1936 la storica azienda Imec, allora specializzata nella produzione di intimo in nylon, protagonista del celebre spot tv di Carosello per la biancheria sulle note di Carina di Fred Buscaglione.

Torniamo però all’idea vincente: Traiano. Per sei ore al giorno sei giorni su sette, una volta rimesso piede in Italia Filippo lavora per un anno in Aquafil, gruppo leader nella produzione di fibre sintetiche. “Quando hai tanto tempo a disposizione, le idee corrono veloci: mi sono ritrovato a pensare a una linea di abbigliamento dedicata a chi viaggia, capace di coniugare praticità ed eleganza. Allora mi sono detto: quando se non adesso?”, prosegue Colnaghi (che, prima di Traiano aveva pensato di creare anche una sorta di eBay per universitari con tanto di logo e business plan già avviati). E il nome? Anche questa volta le radici familiari sono tutto per il businessman. “Volevo un nome italiano, breve e che fosse facile da pronunciare in inglese…ci ho impiegato 3 mesi. Poi ho pensato a mio padre, che a tanti anni dalla sua scomparsa rappresenta per me una sorta di eroe, un punto di riferimento da seguire. Allora ho preso il suo esempio, e ho scelto di dare al mio brand il nome del posto in cui si trova attualmente il nostro quartier generale a Milano, Via Traiano appunto. È stato quasi immediato, un segno…”.

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Cosi, per il ragazzo che ama le altezze vertiginose e le auto d’epoca arriva il momento di gettare le basi del suo nuovo business, che oggi gestisce in qualità di ceo insieme all’amico nonché direttore finanziario Francesco Fumagalli, e che nel 2017 ha raggiunto la cifra mezzo milione di fatturato. Idea vincente, quella di Traiano, riconosciuta innanzitutto dalla vetrina di Pitti, dove la label ha presentato le sue collezioni per 4 stagioni; Pitti lo ha inoltre chiamato, a giugno 2016, a partecipare come finalista del concorso Who’s on next?, contest dedicato ai giovani talenti di prêt-à-porter e accessori. Il risultato? La proposta di Traiano, perfettamente lavabile in lavatrice senza bisogno di essere stirata – e quindi ritagliata su misura di un vero e proprio business traveller –convince a tal punto che Saks Fifth Avenue decide di firmare una partnership tuttora in corso con il marchio, che avrà vita fino a giugno 2018.

La società ad oggi conta con una rete di distributiva di 51 punti vendita multimarca tra Italia, Svizzera, Germania e Singapore. “Al momento siamo in trattative per una collaborazione con il Lodenfrey di Monaco di Baviera: in occasione dell’Oktoberfest vogliamo proporre una capsule collection di giacche realizzate con tessuti resistenti alla birra”. A questo punto, la domanda sembra quasi banale. Come è nata l’idea di scalare qualche mese fa il Monte Bianco in completo da sera? “Ricordo ancora quando una mattina entrai in ufficio e disegnai sulla lavagna una montagna raccontando ai miei colleghi la mia idea; erano a dir poco scettici. L’obiettivo, in realtà, non è stato quello di dimostrare che i nostri capi sono indossabili anche a -20°, quanto piuttosto convincere tutti che i tessuti sono talmente tecnici che si adattano al corpo anche durante imprese sportive estreme”. Resta, alla fine, solo una curiosità: cosa sogna ancora un ragazzo che ha avuto il coraggio di seguire le proprie ambizioni? “Nella sua vita mio padre ha creato tantissimi posti di lavoro e sono sempre cresciuto con persone che mi ringraziavano, che ci scrivevano delle lettere bellissime…questo mi ha segnato molto. Dare agli altri l’opportunità di crescere è tutto, per me. Mi piacerebbe poter pensare che, proprio come Steve Jobs ha rivoluzionato il mondo dei computer, anche io arriverò a cambiare il modo in cui ci vestiremo tra dieci anni”.

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