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Credit Suisse Italia: così il gioco di squadra fa grande una banca

Il team di Credit Suisse

Articolo tratto dal numero di novembre 2019 di Forbes. Abbonati

Dopo anni passati a beatificare l’uomo  solo al comando, ora è la squadra che conta. Lo dimostrano i numeri dei bilanci delle aziende cresciuti con  il cambiamento del modo di lavorare.  È il gruppo che fa la differenza. Lo stereotipo viene dal mondo del calcio, ma anche in quello dell’economia e della finanza la musica non cambia. In fondo anche Henry Ford, un’industriale di grande personalità e coraggio, diceva che “ritrovarsi insieme è un inizio, restare insieme è un progresso, ma riuscire a lavorare insieme è un successo”. Quello del lavoro in team è una mentalità applicata allo sviluppo del business: ormai anche nelle aziende più tradizionali si comincia ad affidarsi a squadre di manager che uniscono le competenze alla contaminazione. Se poi l’impresa in questione è un colosso mondiale, allora l’assunto anglosassone team work/dream work vale ancora di più. Forbes Italia è andato a guardare come lavora il team apicale italiano di Credit Suisse, composto da tre grandi professionisti: Federico Imbert, l’uomo di esperienza, l’investment banker più senior ancora attivo sul mercato; Giorgio Vio, un manager con una lunga e proficua carriera in Svizzera; Emanuele Bellingeri, brillante asset manager. Lavorano insieme con la sincronia di un orologio svizzero (ça va sans dire), li unisce la passione per lo sport e per le cose belle, ma soprattutto, come direbbe un allenatore di talento: “sono una squadra”. Prima però proviamo a conoscerli meglio.

Federico Imbert è country head ha alle spalle 45 anni di investment banking in giro per il mondo. Ha curato le transazioni tra le più grandi in Italia, una cinquantina di Ipo e aumenti di capitale e numerose operazioni di M&A, non ultima la maxi opa su Telecom. È, diciamo, il grande saggio del team, quello a cui chiedere una visione di lungo periodo, verificare una relazione, confrontarsi su un’operazione o un cliente particolare. Napoletano di mentalità anglosassone, (parla l’inglese come l’italiano), sempre elegantissimo,  grandi frequentazioni, è un appassionato collezionista di vedute partenopee, di arte antica, una passione che l’ha portato anche a supportare musei come il Poldi Pezzoli a Milano dove è membro del cda, la Pinacoteca di Brera e il Museo di Capodimonte a Napoli. Ama il mare e le auto sportive d’epoca. Federico è sposato, ha due figlie e sei nipoti di cui va molto orgoglioso.

Giorgio Vio è il responsabile del private banking e amministratore delegato di Credit Suisse Italy la banca che presiede le attività di private banking e asset management in Italia. È entrato in Credit Suisse nel 2015, dal 2017 fa parte del cda di Credit Suisse Italy e dall’agosto scorso è ad di Credit Suisse Italy e alla guida del private banking. Prima di entrare in Credit Suisse è stato per parecchi anni in Ubs. Ha oltre 30 anni di esperienza nel wealth management, maturata quasi interamente in Svizzera. Prima di entrare in Ubs Giorgio ha lavorato in Swiss Bank Corporation (poi fusa in Ubs) e in precedenza ha collaborato con il Banco di Lugano e con il Banco di Roma. È sposato, ha tre figli e una laurea in Economia e commercio all’Università di Genova, città dove è nato. E siccome al cuor non si comanda è un grandissimo tifoso del Genoa. Sempre presente in Gradinata nord allo stadio Luigi Ferraris, spesso capita di vederlo in ufficio con una cravatta rosso-blu con lo stemma del Grifone genoano.

 

Emanuele Bellingeri, managing director, e l’innovativo del gruppo, è responsabile dell’asset management di Credit Suisse in Italia e anche lui nel cda di Credit Suisse Italy cui fanno capo le attività di wealth e asset management. Dopo la laurea in Economia all’Università di Parma e relativa specializzazione sui mercati finanziari alla Bocconi, nel 1998 ha iniziato la sua carriera nell’area commerciale di Credit Agricole Am per poi passare nel 2001 in Merrill Lynch Im. Nel 2004 è passato a Invesco dove per quattro anni ha ricoperto la carica di responsabile clienti professionali con il grado di director. Nel 2008 è passato alla Barclays Global Investment (GI) a Londra poi a BlackRock dove per oltre 10 anni si è occupato dello sviluppo della piattaforma degli Etf iShares in Italia dando una spinta fondamentale al successo di questi strumenti nel paese. Da gennaio 2019 ha iniziato la nuova sfida in Credit Suisse asset management. Emanuele è padre di due splendide ragazze di 13 e 15 anni, è tifosissimo dell’Alessandria calcio e dell’Inter. È un grande appassionato della storia del calcio, uno dei maggiori collezionisti di cimeli sportivi e ideatore di alcune piattaforme web a carattere calcistico.

Messi tutti e tre assieme è proprio il caso di dire che l’unione fa la forza. “Al di là dei ruoli quello che conta è l’affiatamento, il rispetto per le competenze, il talento e l’esperienza reciproche”, racconta Imbert. “Un approccio con le porte aperte è il vero punto differenziante al di là dei grandi proclami. Chi è in Credit Suisse è spesso molto talentuoso”.

“Come in qualsiasi azienda la possibilità di risolvere in fretta i problemi e le idee che vengono dal confronto diretto e dalla discussione. Non solo mettere insieme il network e la stima che ciascuno nutre nei rispettivi ambiti è quello che fa di più. Personalmente mi confronto spesso con l’esperienza di Imbert o di Vio”, conferma Bellingeri.

“Ciascuno attinge al know how della propria divisione e quindi si condividono conoscenze ed esperienza con gli occhi sul mondo”, interviene Vio. “È così che insieme suggeriamo ad esempio l’opportunità di invitare i nostri clienti all’evento di filantropia a New York o la possibilità che i figli dei nostri clienti possano partecipare al Young Investor Program, il programma che dal 2004 il gruppo Credit Suisse offre ai figli dei grandi imprenditori di tutto il mondo dove i partecipanti imparano la finanza, la leadership gli elementi di corporate e social responsibility. Quel patrimonio di conoscenze e di valori per gestire le imprese”.

Proprio da questo lavoro è nato il report sulla next generation. Nel 2018, oltre 200 leader della nuova generazione hanno partecipato a uno studio con l’analisi dei valori rispondendo alle grandi domande di oggi: cosa mi voglio lasciare dietro? come parlo della mia famiglia di successo? come voglio fare business? cos’è per me la ricchezza? come strutturo i miei averi?

“Lavoriamo per una banca fondata da un imprenditore per imprenditori, dove gli stessi banker sono imprenditori, i banker di Credit Suisse hanno a disposizione una piattaforma unica di ricerca, un’architettura aperta, un servizio di consulenza a pagamento all’avanguardia e soprattutto i migliori specialisti per affiancare il cliente e portare la banca dal cliente. Abbiamo fra i più bravi professionisti sia in ambito private sia nell’investment banking e nella gestione, grazie a team sia globali sia locali di investment banking, asset management e naturalmente private banking”, dice Vio.

“Oggi, con le nuove generazioni abituate a cambiare più volte nazione e famiglie più complesse, è fondamentale potere seguire il cliente ovunque, e la nostra presenza in 50 paesi è di grande aiuto per il cliente, per la famiglia del cliente e per il business del cliente”, conferma Bellingeri.

“Oggi fare banca significa anche aiutare le famiglie a parlare di ricchezza e di passaggio generazionale. Secondo il report di Credit Suisse sulla next generation uno dei temi principali è il dialogo. Parlare di successione nella famiglia non è necessariamente solo la successione del patrimonio ma tutto quello che questo comporta in termini di corporate governance di attese, e la sfera emotiva. Sono temi che spesso nelle famiglie non si affrontano perché sono dialoghi complessi”, afferma Vio.

La squadra di Credit Suisse è complementare, può affiancare gli imprenditori in ogni momento della vita, il wealth management e l’asset management nella gestione complessa di tutto il patrimonio mobiliare e una consulenza nell’immobiliare mentre l’investment banking interviene nei momenti strategici di crescita con acquisizioni e fusioni o per raccogliere capitali di equity o di debito sul mercato”, conclude Imbert.

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