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“Senza memoria non c’è futuro, né innovazione”. Il discorso di Giorgio Armani per il Premio Parete 2020

Giorgio Armani
Armani

Un discorso toccante, pieno di valori, pronunciato in modo semplice e vero, con parole che raccontano la grandezza dell’uomo e dell’imprenditore che ha fatto grande il nostro Paese nel mondo. Sono quelle pronunciate da Giorgio Armani oggi nel videomessaggio mandato online per la consegna del Premio Parete 2020. “Per la sua personalità straordinaria che ha fissato un’inconfondibile impronta su un’epoca e che, ancora oggi, lo rende l’icona italiana per eccellenza nel mondo”. E’ questa la motivazione del Premio Parete 2020 letta nel corso di una cerimonia in diretta streaming dall’Università Bocconi di Milano.

All’evento hanno partecipato Gianmario Verona, rettore dell’Università Bocconi, il generale di divisione Gianluigi D’Alfonso, comandante regionale Abruzzo della Guardia di Finanza; il generale di brigata Stefano De Braco, comandante provinciale di Milano della Guardia di Finanza; Donato Parete, promotore del premio nonché figlio di Ermando. A moderare l’incontro, il giornalista Ferruccio de Bortoli, presidente Vidas nonché membro del comitato scientifico del Premio Parete. In questa edizione, il riconoscimento dedicato alla memoria del finanziere abruzzese Ermando Parete, superstite del campo di sterminio nazista di Dachau, è stato assegnato allo stilista e imprenditore Giorgio Armani dopo quelli a Vittorio Colao e Giovanni Tamburi, premiati rispettivamente nel 2018 e nel 2019, sempre in Bocconi.

Giorgio Armani è  intervenuto durante l’evento con un contributo audio, in cui ha ringraziato tutte le autorità presenti e ha espresso gratitudine per un riconoscimento così importante, intitolato alla memoria di un grande uomo. “Ermando Parete rappresenta il coraggio e la Memoria, qualità fondamentali, soprattutto oggi, che si tende a dimenticare e a voltare spesso lo sguardo altrove di fronte ai problemi e alle ingiustizie. Ma sappiamo bene che senza Memoria”, dice Giorgio Armani, “non può esserci futuro e nemmeno innovazione. Senza ricordo di quello che è stato non si può costruire nulla, perché ci vogliono le fondamenta o tutto crolla”. Armani si è poi soffermato su ciò che questa pandemia ci ha lasciato, offrendo uno spunto di riflessione su una società che è diventata sempre più individualista e che pensa più alla quantità, piuttosto che alla qualità. Una riflessione rivolta in particolare a chi i cambiamenti li vivrà in prima persona nei prossimi anni: e cioè i giovani.

Ecco il discorso di Giorgio Armani:

“Buongiorno a tutti voi. I tempi complessi che stiamo vivendo, mi impediscono di essere lì, accanto a voi. Vi giunga, però, il mio saluto e il mio ringraziamento attraverso questo messaggio per un premio che mi rende orgoglioso e che mi fa pensare. Ermando Parete rappresenta il coraggio e la memoria, qualità fondamentali, soprattutto oggi, che si tende a dimenticare e a voltare spesso lo sguardo altrove di fronte ai problemi e alle ingiustizie. Ma sappiamo bene che senza memoria non può esserci futuro e nemmeno innovazione. Senza ricordo di quello che è stato non si può costruire nulla, perché ci vogliono le fondamenta o tutto crolla. Questo premio mi viene conferito, leggo nelle motivazioni, per la capacità di aver creato un vero brand italiano a livello globale. In effetti è il lavoro di tutta la mia vita, e ne vado fiero. Ma sono anche un convinto sostenitore del sistema Italia, un sistema che va sostenuto, oggi più che mai, e del quale vanno coltivate e difese specificità e unicità. La pandemia in corso è un monito per tutti noi, per rivedere quello che non va, imparando dagli errori. Per immaginare una società meno individualista e, grazie alla conoscenza e alla consapevolezza di quel che è stato, costruire un diverso presente e un futuro migliore. Ma è necessario, comunque, comprendere cosa è superfluo e cosa non è più sostenibile da questo pianeta. Dobbiamo recuperare la qualità, superando l’ossessione della quantità. Proviamo a chiederci che cosa sia necessario avere, cosa vogliamo davvero essere, per lasciare alle future generazioni un mondo più vivibile. È un compito che ci rimette in gioco, che va nutrito di Memoria e di azione. Ora che tutto è virtuale, abbiamo il dovere di coltivare il sentire: quel sentimento collettivo che ci avvicina e unisce, e che ci rende degni di questo dono unico che abbiamo ricevuto, la vita! Grazie”.

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