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Il cacciatore di hater che con la sua legaltech combatte il fenomeno crescente dell’odio online

Francesco Inguscio

Articolo tratto dal numero di febbraio 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

“Il mio obiettivo è fare 40 startup entro i 40 anni. E da questo si capisce che sono pazzo…”. Francesco Inguscio non è un pazzo ma un imprenditore seriale e passionale, che ti travolge con la sua storia, le sue imprese, i suoi sogni. Del resto dice: “Per me la passione è qualcosa che pagheresti pur di poter fare. Io pagherei per poter fare l’imprenditore”. 

Nel 2021 Inguscio comincerà i suoi primi 40 anni “ma il termine scade il 12 novembre 2022 quando ne compirò 41, anche perché il Covid ha rallentato tutto”, precisa. Intanto Nuvolab, il suo acceleratore d’impresa, ne compie dieci l’11 febbraio e ha già generato 23 startup, con 250 dipendenti e un fatturato di 15 milioni. Poi ci sono i due ‘figli prediletti’: Cop, per aiutare chi è vittima degli hater che minacciano, spaventano e offendono dietro l’anonimato della rete; e Robo for It, di cui anticipa la nascita a Forbes Italia, che si occuperà di augmented intelligence (intelligenza artificiale che invece di sostituire le persone ne potenzia le capacità professionali) applicata al reparto vendite delle aziende. Ne ha di cose da raccontare.

Cop è l’acronimo di Chi Odia Paga, una promessa importante di fronte al fenomeno crescente e preoccupante dell’hate speech, l’odio online. Francesco, come nasce l’idea?
A scuola in Veneto da piccolo, quando vivevo a Padova, mi chiamavano el tèrun, visto che ho origini salentine, non ho tratti austroungarici. Ma poi ero io quello che nei corridoi di scuola picchiava i bulli e difendeva i più deboli. Sono sempre stato un interventista. Io non rappresento alcuna categoria-vittima ma non posso accettare lo ‘spread di giustizia’ che c’è in rete. A offendere si fa presto ed è poco costoso. Difendersi è molto lento, faticoso e costoso. È ora di riequilibrare la situazione.

Nel 2020, secondo la Polizia di Stato, su 2.234 casi di diffamazione online, ci sono state 906 denunce; su 636 casi di sextortion 36 denunce e 1 solo arresto, su 126 casi di revenge porn solo 59 denunce. Insomma, troppo spesso ancora si preferisce lasciar perdere. Perché?
Perché i tempi della giustizia non sono ancora adeguati alle nuove forme di violenza digitale. Questo è il problema che io ho visto come opportunità. Non c’era niente e sono partito da una considerazione molto semplice: se l’odio si manifesta online, devi poterti difendere online. Per questo nel 2018 ho lanciato Cop, startup a vocazione sociale. 

Come funziona?
Cop è una startup legaltech che da un lato prova a prevenire, a monte, l’odio online sostenendo tramite crowdfunding progetti di educazione e sensibilizzazione proposti dalle associazioni italiane su questi temi perché l’hater si può fermare con una denuncia, ma è solo con l’educazione che si può fermare l’odio. Dall’altro lato, a valle, fornisce una difesa digitale a 360 gradi per le vittime di aggressioni da parte degli hater. Servizi di supporto psicologico, informatico e legale fruibili online.

Le vittime non pagano nulla?
Gratuitamente viene valutata l’aggressione e individuata la fattispecie legale. Se la cosa è seria, proponiamo servizi di supporto informatico, come il take down, cioè la rimozione dei contenuti offensivi, la raccolta prove fino alla generazione automatica della lettera di diffida legale. Se non basta, troviamo un avvocato specializzato per procedere con una denuncia vera e propria. Siamo operativi da giugno 2020 e abbiamo già fatto le prime mille consulenze automatizzate.

Perché hai scelto la stella come simbolo?
È il distintivo della polizia (ma anche uno scudo che difende le vittime di odio online)! Cop è un acronimo ma sta anche per ‘poliziotto’ in inglese. Infatti il nome della società è Cop srl: il poliziotto della rete. Oggi è lì per chi vuole denunciare l’odio online, domani magari per chi sarà vittima di violazione della privacy o di diritti d’autore. In questo senso la startup è scalabile a livello internazionale e il dominio è già registrato in sei lingue. 

Quali obiettivi ti sei dato?
CoP non è solo un ufficio digitale in cui andare per fare la denuncia. C’è una progettualità più complessa, che stiamo sviluppando con partner come il Centro Medico Sant’Agostino per la parte psicologica e con tutte le associazioni che sosteniamo con il crowdfunding. Voglio raddoppiare le denunce che vengono fatte in Italia. Ma il mio principale obiettivo è dimostrare che il bene, fatto bene, paga bene.

Che cosa significa?
Dopo 10 anni in cui ho fatto il supporter di startup altrui, Cop è la mia prima startup personale, un progetto tutto mio reso possibile dal sostegno del fondo OltreVenture che l’ha finanziato con i primi 200mila euro. A parte il settore farmaceutico credo di aver investito in tutti i campi e a un certo punto mi sono domandato: voglio continuare a fare il generalista? Con Cop mi sono appassionato a quella che chiamo meaningful innovation e ho capito che cosa voglio fare nei miei prossimi 40 anni

Che cos’è la meaningful innovation?
L’innovazione tecnologica con un perché, il bene fatto bene ma che deve pagare bene appunto. La tecnologia senza uno scopo non può essere considerata vera innovazione. Mi dedicherò quindi a tre tipi di innovazione che deve essere meaningful: per l’Italia, progetti che valorizzino il made in Italy; per l’uomo, con servizi alla persona come quelli di Cop; per il pianeta, per esempio tutto ciò che riguarda la sostenibilità ambientale e il cleantech. 

Sarà questo il nuovo corso di Nuvolab?
Nuvolab è nato l’11.02.2011, data palindroma che è anche la data di nascita di Edison, l’imprenditore a cui mi ispiro. L’11.02.2021, al compimento dei 10 anni, cambierà nome e posizionamento, diventando Rainmakers, che è poi il lavoro che ho fatto finora: il mago della pioggia, come si dice in Silicon Valley, quello che fa nascere nuove imprese. Perché il futuro si può scegliere di crearlo (imprenditori), gestirlo (manager) o subirlo (tutti gli altri). Noi siamo creatori di futuro. Un futuro che deve essere migliore del nostro presente.

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