L’attività di Facebook somiglia a quei buffi mostriciattoli dei videogiochi anni ’80, stile Pac Man, che sul loro percorso sbranano tanti piccoli oggetti sotto forma di lucine colorate. Adesso il gigante di Menlo Park, forte dei suoi 2,5 miliardi di iscritti, ha messo nel mirino Clubhouse, la nuova moda dei social media che non prevede like, foto o video, ma si basa solo sulla conversazione vocale. Tra l’altro, qualche tempo fa Mark Zuckerberg è stato ospite in una conversazione affollatissima su Clubhouse per dissertare con 5mila ospiti di realtà aumentata, realtà virtuale e varie applicazioni nel mercato delle immagini immersive a 360 gradi.
Secondo il New York Times, che cita una fonte interna all’azienda, i dirigenti di Facebook hanno chiamato a raccolta gli ingegneri che lavorano nel team di sperimentazione e sviluppo per disegnare una piattaforma simile a Clubhouse. Già da qualche tempo, secondo fonti interne, il fondatore studia e si interessa di forme di comunicazione “basate sulla voce”, con l’obiettivo di ampliare il già immenso parco clienti.
Senza entrare nei dettagli del nuovo prodotto, Emilie Haskell, una portavoce di Facebook, ha ripetuto il mantra che Zuckerberg sfodera nelle migliori uscite pubbliche: “Noi colleghiamo le persone attraverso tecnologie audio e video da tanti anni e siamo costantemente alla ricerca di nuovi modi per migliorare questa esperienza”. In controluce si potrebbe leggere il nuovo progetto.
Il metodo Facebook
Mark Zuckerberg è fatto così: avvistato un nuovo potenziale concorrente, si mette nella sua scia e cerca di superarlo, prendendone il meglio. Se passiamo in rassegna i prodotti del pianeta Facebook, troviamo Instagram, che nel 2016 si è ispirato, per le sue storie, ai principali tool del concorrente Snapchat, il social media fondato da Evan Thomas Spiegel.
Quando, in lockdown, esplose il fenomeno di Zoom per le videochiamate di gruppo, ecco che Facebook lanciò Rooms, un servizio di chat video. Poi è stata la volta di Reels, un servizio di brevi video ampiamente ispirato al fenomenale cinese TikTok, per dare spazio alla creatività giovanile. Quindi è arrivato il turno del servizio di newsletter Substack, cofondato da Chris Best, anch’esso ispirato dalla pandemia: subito Menlo Park si è messa al lavoro su un prodotto simile. Se Facebook è stato definito “il continente più popoloso della Terra” per numero di iscritti, perché non dovrebbe adesso cavalcare il fenomeno Clubhouse, fondato dalla coppia Paul Davison e Rohan Seth, che sta attirando capitali da vari investitori?
Tra le varie abilità dell’imprenditore Zuckerberg c’è anche quella di individuare startup di potenziale successo, come ad esempio Oculus, che nel 2014 fu pagata 2 miliardi di dollari. Dopo l’acquisizione, normalmente Facebook mette all’opera tutta la sua potenza di fuoco per aumentare il valore dell’azienda acquisita. Operazione che, in genere, gli riesce facilmente.
E che dire dell’acquisizione di WhatsApp nel febbraio del 2014 per 19 miliardi tra contanti e azioni? Il “turbo” di Facebook ha portato gli utenti da 450 milioni a oltre 1,5 miliardi. Un effetto moltiplicatore che pochissime altre tech company al mondo si possono permettere.
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