Nell’era del capitalismo della sorveglianza, secondo la definizione che dà il titolo a un libro di Shoshana Zuboff, non sono ammesse, nel mercato americano, società cinesi che hanno legami con i settori della “difesa e della sorveglianza”. Il presidente Joe Biden ha chiesto al dipartimento del Tesoro di non consentire l’acquisto e la vendita di titoli delle società cinesi quotate che operano in quegli ambiti.
Anche Huawei, nemico giurato dell’amministrazione Trump, fa parte della lista nera. Secondo Biden, l’ordinanza impedisce agli investimenti statunitensi di supportare il complesso militare-industriale cinese, nonché i programmi attuati per ricerca e sviluppo militare di intelligence e sicurezza.
“Minacce straordinarie”
“L’uso della tecnologia di sorveglianza cinese al di fuori della Repubblica Popolare e lo sviluppo o l’uso della tecnologia per facilitare la repressione e gravi violazioni dei diritti umani costituiscono minacce straordinarie”, ha dichiarato Biden. Le parole sono meno roboanti di quelle di Donald Trump, ma l’atteggianemento è forse anche più duro.
Oltre a Huawei, nella lista nera spiccano China Mobile Communication group, gigante della telefonia, Aviation Industry Corp of China, China National Offshore Oil Corp, Hangzhou Hikivision Digital Technology e il gigante dei chip Semiconductor Manufacturing International Corp. L’ultimo nome colpisce perché, al momento, la mancanza di semiconduttori sta seriamente intaccando la produzione di settori come i pc e i videogiochi.
La lista nera di Biden
Kurt Campbell, scelto da Biden per coordinare la politica estera in Asia, ha spiegato che “il paradigma dominante nei rapporti con la Cina, in futuro, sarà quello della concorrenza”. Alla lista nera, secondo quello che trapela dalla Casa Bianca, starebbero per aggiungersi altre aziende.
E coloro che hanno già investito nelle industrie cinesi? La black list sarà attiva dal 2 agosto, perciò dovrebbero avere il tempo di disinvestire. Il divieto appare più pesante di quello deciso da Trump: la lista include non solo molte grandi aziende, ma anche le loro sussidiarie. Particolare il caso della Hangzhou Hikvision Digital Technology, che ha messo in piedi il sistema di sorveglianza per controllare, attraverso il riconoscimento facciale, la minoranza etnica degli Uiguri.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .