L’industria del calcio conferma, ancora una volta, il suo enorme impatto nell’economia reale. In particolar modo la Premier League che, durante la stagione 2019/2020, una delle più difficili per la società e per il mondo dello sport (al punto che è stata sospesa per più di tre mesi a causa della pandemia), ha contribuito con 7,6 miliardi di sterline (circa 9 miliardi di euro) all’economia del Regno Unito. Mettendo quindi a segno una crescita del 840% rispetto agli 0,7 miliardi di sterline riferiti alla stagione 1998/1999.
Cifre importanti che, secondo quanto calcolato da EY, autrice del report, hanno fatto giocare alla Premier League un ruolo da protagonista per l’erario britannico. In quanto ha generato un contributo fiscale pari a 3,6 miliardi di sterline (3,1 miliardi di sterline in più rispetto al 1998/1999), di cui 1,4 miliardi di sterline sono stati contabilizzati dagli stessi giocatori del campionato. Dimostrazione ulteriore dell’incredibile valore economico dell’intera Premier League, che piazza sei squadre nella top ten della classifica di Forbes dei club di calcio più ricchi al mondo.
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“Questo nuovo rapporto di EY mostra come noi e i nostri club continuiamo a contribuire in modo significativo all’economia del Regno Unito e abbiamo fornito l’assistenza tanto necessaria a tutti i livelli del calcio e delle comunità in un momento in cui la pandemia ha portato senza precedenti sfide e incertezze per tanti”, dice Richard Masters, amministratore delegato della Premier League. “Siamo orgogliosi del livello di supporto che forniamo alla piramide del calcio”.
Soddisfatto anche Rishi Sunak, Cancelliere dello Scacchiere nel governo Johnson. “È fantastico che la Premier League abbia contribuito con miliardi all’economia durante la pandemia. Inoltre, stiamo continuando a investire nel gioco del calcio attraverso il nostro supporto per le strutture di base nelle comunità di tutto il paese. Questo aiuterà la prossima generazione di giocatori a realizzare il loro sogno di giocare nel campionato più grande del mondo, da qualsiasi parte provengano”.
L’impatto lavorativo e attrattivo della Premier League
La Premier League e i suoi club hanno anche ottenuto una crescita sostanziale dell’occupazione per un periodo di tempo prolungato, con 94mila posti di lavoro supportati in tutto il Regno Unito. Ossia una crescita di circa 7mila unità rispetto agli oltre 87mila posti di lavoro supportati nel 2019/2020, e un aumento del 650% rispetto agli 11mila registrati nella stagione 1998/1999.
Evidente anche l’interessa che porta con sé la lega. Secondo i dati, infatti, nel 2019/20 il campionato ha attirato più di 3,2 miliardi di appassionati e non, il doppio di quello registrato dalla Uefa Champions League, la più importante competizione per club in Europa.
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Inoltre, prima dello stop scaturito dalla pandemia, tutti gli stadi della lega inglese registravano ogni settimana una percentuale di capienza pari al 97,8%. Un successo che consente investimenti continui e maggiori nelle comunità a livello nazionale e locale e nel calcio a tutti i livelli. Non è un caso, quindi, se la Premier League ha fornito pagamenti di solidarietà e paracadute a 138 club della EFL e della National League, per un totale di 455 milioni di sterline nella stagione 2019/20.
Diritti tv
Infine, nonostante una perdita stimata di 1,3 miliardi di sterline, tra le entrate provenienti dai diritti tv e quelle delle botteghino per le stagioni 2019/20 e 2020/21, il contributo economico totale della Premier League si è mantenuto sui livelli pre-pandemia e sul’importo generato nel 2016/17.
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