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Ritorno in ufficio? I dipendenti di Apple si oppongono: vogliono la flessibilità di Meta, Airbnb e Twitter

Uffici chiusi e lavoratori a casa. La pandemia ha indotto la maggior parte delle principali aziende tecnologiche ad adottare il lavoro a distanza. Con il passare del tempo e la progressiva conclusione dell’emergenza sanitaria le aziende stanno ripensando al ritorno definitivo in ufficio, scatenando però l’ira dei dipendenti.

La scorsa settimana Apple ha modificato le regole per il lavoro in presenza: “Dal 5 settembre 2022, si richiede ai dipendenti di tornare in ufficio tre giorni alla settimana”, si legge in una nota interna di Apple firmata dal ceo Tim Cook. Una notizia non gradita però dai lavoratori. I dipendenti di Apple hanno infatti fatto partire una petizione per opporsi a questa nuova politica aziendale, condivisa (in maniera meno fiscale) anche da altre importanti società tecnologiche.

Aspetti principali della petizione

Secondo The Verge, che ha diffuso il comunicato di Apple, i dipendenti dovrebbero essere in ufficio martedì e giovedì e un terzo giorno che sarà determinato dai singoli dipartimenti. Da qui è partita la petizione di  Apple Together, che si identifica come un’unione solidale globale di lavoratori di tutta l’azienda. “Sei un dipendente Apple in ufficio? Non sei entusiasta delle politiche aziendali di ritorno in presenza? Firma la petizione, restiamo uniti”, si legge nell’annuncio.

“Negli ultimi 2 anni, i dipendenti di Apple precedentemente impiegati in ufficio hanno svolto un lavoro eccezionale, in modo flessibile, sia all’esterno che all’interno degli ambienti di ufficio tradizionali”, afferma la petizione. “Tuttavia, i vertici di Apple hanno recentemente annunciato la necessità di un ritorno in presenza a partire dalla settimana del 5 settembre (festa del lavoro). Questa richiesta generale della dirigenze non considera le esigenze specifiche di ciascun ruolo lavorativo né di ogni persona”, sostiene la petizione. “Coloro che chiedono accordi più flessibili hanno molte ragioni e argomentazioni convincenti: da disabilità (visibili o meno); assistenza familiare; sicurezza, salute e preoccupazioni ambientali; considerazioni finanziarie; semplicemente essere più felici e più produttivi”.

Le politiche delle altre big tech

La richiesta di Apple si allontana dalle politiche di diversi titani della Silicon Valley, tra cui Airbnb e Twitter, che continueranno a consentire ai dipendenti di lavorare da remoto in modo permanente . Anche Meta, il più importante sostenitore del lavoro da casa, prevede di consentire alla maggior parte dei dipendenti di lavorare in remoto a lungo termine, senza che ci siano particolari esigenze.

Amazon, Microsoft e Alphabet, la società a capo di Google, hanno tutte politiche simili a quelle di Apple e impongono ai dipendenti di tornare negli uffici due o tre giorni alla settimana.
Tesla è una delle poche aziende che richiedono un lavoro in presenza a tempo pieno. A giugno, Elon Musk, il ceo dell’azienda ha infatti annunciato attraverso una nota che i lavoratori, se non vogliono essere licenziati, devono essere negli uffici Tesla 40 ore a settimana o più.

In cifre

3%. Questa è la percentuale dei 65 miliardari intervistati da Forbes a giugno che ritengono che in futuro il lavoro sarà per lo più a distanza. Più della metà (52%) ha affermato che i modelli ibridi saranno i più utilizzati, mentre il 45% ritiene che il lavoro in presenza tornerà a essere dominante.

 

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