Innovation

Sempre meno startup “miliardarie”: così volatilità e avversione al rischio stanno frenando la nascita di nuovi unicorni

La volatilità dei mercati finanziari sta frenando la nascita di nuovi unicorni. Ovviamente non si parla di strani cavalli leggendari, ma di quelle startup che, grazie a importanti finanziamenti, raggiungono o superano il valore di un miliardo di dollari. Dopo un 2021 molto fertile, durante il quale hanno preso vita 537 nuovi unicorni (oltre due per giorno lavorativo) grazie a investimenti complessivi di oltre 600 miliardi, nell’anno in corso si sta registrando una significativa contrazione.

I numeri della contrazione

Secondo i dati raccolti ed elaborati da CB Insights, società di ricerca internazionale sul mondo delle startup, il secondo trimestre del 2022 ha visto la nascita di 87 nuovi unicorni, “solo” 1,4 per giorno lavorativo. E le previsioni per il periodo luglio-settembre sono ancora peggiori: a meno di una clamorosa inversione di tendenza negli ultimi giorni, saranno solo 27 le startup dal valore di un miliardo.

La frenata dei venture capital

Quali sono le cause di questa frenata? In primo luogo la volatilità dei mercati finanziari, provocata dal processo di inflazione ancora in atto e dalle crisi geopolitiche come la guerra in Ucraina. Fattori che incidono anche sulle società non quotate e spingono gli investitori, come venture capitalist, a non esporsi troppo. Dopo aver subito forti perdite sui mercati, infatti, non sono più così propensi a rischiare grandi quantità di denaro in progetti innovativi.

In calo le quotazioni in Borsa

Un’altra conseguenza della volatilità dei mercati è la propensione a rimandare la quotazione in Borsa. Nel secondo trimestre dell’anno, le operazioni di fusione e acquisizione, Ipo e Spac sono scese al livello più basso dagli ultimi tre mesi del 2020. Ciò ha reso i finanziatori meno sicuri di vedere grosse rendite dai propri investimenti e li ha spinti a tirarsi indietro.

Logiche di mercato

L’ultima causa della frenata degli unicorni è data semplicemente dal mercato. Dopo un 2021 alimentato dai venti della rinascita post-pandemica e caratterizzato da tassi di interesse prossimi allo zero, nell’anno in corso era lecito aspettarsi un rallentamento.

Unicorni nel mondo

Le maggiore moria di unicorni si è avvertita negli Stati Uniti e in Asia, che nel secondo trimestre dell’anno hanno visto un calo delle nascite rispettivamente del 5% e del 20%. L’Europa invece si sta dimostrando resiliente e addirittura in crescita: nel periodo aprile-giugno ha visto un rialzo dei propri unicorni del 19%. Una cifra che gli ha permesso di superare l’Asia per numero di startup miliardarie. Tre dei migliori unicorni del 2022 sono europei: la svizzera SonarSource (dal valore di 4,6 miliardi di dollari), l’olandese BackBase (2,7 miliardi) e la finlandese Oura (2,6 miliardi)

La resilienza del Vecchio Continente è dovuta principalmente a due fattori. Il primo è legato ai tassi di interesse, che sono aumentati prima negli Stati Uniti. Ciò ha portato chi investe i propri capitali in Europa ad aspettare ancora un po’ prima di tirarsi indietro. Attenzione però: con la Banca Centrale Europea e la Bank of England che hanno cominciato ad alzare i tassi, è facile prevedere che la crisi degli unicorni attraverserà presto l’oceano.

In secondo luogo, i finanziatori più tradizionali, non “venture”, hanno sempre prestato maggiore attenzione al mercato statunitense rispetto a quello europeo. Quindi quando hanno iniziato a ritirare i propri investimenti, l’Europa è stata meno colpita.

I settori più colpiti

Il settore maggiormente colpito dal rallentamento degli unicorni è quello fintech, dove nel secondo trimestre del 2022 le nascite sono calate del 58% su base annua. Alcuni esempi di nuove startup che stanno avendo successo sono KuCoin (con un valore di 10 miliardi di dollari), Coda Payments (2,5 miliardi) e Newfront Insurance (2,2 miliardi).

Un altro comparto in particolare sofferenza è la vendita al dettaglio, che ha visto un ribasso del 46%. A catturare i maggiori finanziamenti sono state Salsify (dal valore di 2 miliardi), Material Bank (1,9 miliardi) e Mashgin (1,5 miliardi)

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