Questa seconda circostanza, oltre a favorire la difesa degli armatori contro chi li accusa di generare overtourism, permette loro di pianificare la costruzione e il varo di costosissime navi passeggeri a cadenza pressoché annuale. Lo scorso agosto è stato il turno della Norwegian Prima, la capostipite di una nuova famiglia di grandi navi di proprietà di Ncl Holdings – il colosso crocieristico americano che con le competitor yankee Carnival Corporation & Plc e Royal Caribbean Group si spartisce l’80 per cento del mercato; il resto finisce nelle mani dell’italiana MSC, primo marchio crocieristico mondiale a capitale privato, e di pochi altri gruppi.
Gli slittamenti nella messa in mare
Annunciata nel 2017 e poi andata incontro a inevitabili slittamenti della sua messa in mare, Prima è stata presentata agli addetti ai lavori con una cerimonia roboante, all’americana: due giorni di eventi culminati con il concerto a bordo della madrina prescelta per il battesimo d’acqua, la popstar americana Katy Perry. Il cachet di Perry non è stato reso noto, ma l’incessante attività di comunicazione che ha preceduto la classica rottura della bottiglia di champagne sulla prua della nave, ormeggiata nelle acque di Reykjavik, e la successiva crociera inaugurale – una settimana di navigazione tra Islanda, Irlanda, Inghilterra, Francia e Olanda – sono state un messaggio chiaro, ben riassunto nelle parole del presidente di Ncl Harry Sommer: “Abbiamo tempo e soldi per mettere a punto i nostri programmi da oggi ai prossimi cinque anni”.
Gli interni affidati a uno studio di Milano
Un lustro, quello dal 2023 al 2027, che per Ncl è già segnato da una timeline che prevede l’inaugurazione di sette nuove navi, di cui due l’anno prossimo per i marchi Oceania Cruises e Regent Seven Seas Cruises. Il pezzo forte della casa madre è però il brand Norwegian, la cui flotta si arricchirà di cinque nuovi esemplari. Nonostante la società non abbia rilasciato dichiarazioni in merito, risulta confermato a Forbes che le future sorelle di Prima richiederanno un investimento di un miliardo a testa. La stessa cifra spesa recentemente da MSC per la sua Seashore e divenuta oramai il prezzo minimo di mercato per la realizzazione di una nave da crociera che possa dirsi realmente moderna.
Così come Seashore, anche Prima è stata costruita a Marghera, negli arsenali di Fincantieri, una delle poche società al mondo a possedere competenze e spazi per erigere questi giganti del mare. Se però per MSC l’affidamento della commessa a Fincantieri era pressoché scontato, lo stesso non può dirsi per una multinazionale d’oltreoceano che ha come zoccolo duro una clientela – formata perlopiù da americani e canadesi – con standard estetici e di servizio diversi da quelli europei, italiani in particolare.
Ecco che allora la scelta di Fincantieri – oltre a quella dello Studio Lissoni di Milano per gli interni e dell’artista padovano Peeta per graffitare la prua, assume un significato preciso: per attrarre nuovi crocieristi oggi non bastano più cibo in quantità e intrattenimento da piscina; servono anche materiali di qualità, design sofisticato e, su tutto, tecnologia all’avanguardia.
Anche un giardino con sculture preziose
“La nave dispone del primo atrio a tre livelli della flotta, degli scivoli più veloci in mare, di una passerella esterna di quattromila metri quadrati e di Concourse, un giardino di sculture valutate svariati milioni di dollari” spiega Kevin Bubolz, vice president & managing director continental europe di Ncl. Oltre, poi, agli oramai necessari accorgimenti per la sostenibilità, tra cui spiccano i sistemi di pulizia dei gas di scarico che riducono fino al 98% le emissioni di ossidi di zolfo e quelli che, convogliando il calore prodotto dai motori alle tubature idriche, generano un ricircolo che migliora la produzione d’acqua e fa risparmiare carburante.
“In attesa del 2050” – l’anno domini in cui un numero indefinito di aziende ha fissato la propria neutralità carbonica – “Ncl sta anche valutando la possibilità di adattare i motori esistenti al funzionamento con doppi carburanti, diesel e metanolo, con l’obiettivo di testare l’uso del metanolo entro il 2025” ha aggiunto Bubolz.
Tra le novità vantate da Prima, una menzione a parte meritano le suite di bordo. La nave dispone della più ampia varietà di stanze di alta fascia, oltre a una nuova versione di The Haven by Norwegian, il concept premium di nave-nella-nave divenuto negli anni sinonimo di lusso anche per alcuni marchi concorrenti. Così come lo Yatch Club di MSC, anche The Haven è pensato esclusivamente per gli ospiti alto-spendenti, a cui sono riservati concierge h24, un’area lounge e un ristorante riservato. Dal prossimo ottobre, quando Prima si sposterà dall’Europa ai Caraibi, i listini prezzi per una settimana di crociera in Centro America partiranno dai 2.900 euro per le suite più piccole e dai 7.500 euro per quelle più sfarzose, capitanate dalla Haven Premier Owner’s Suite, 195 metri quadrati con servizio maggiordomo, piscina privata e accompagnatore personale.
Il tema dell’overtourism
The Haven non esaurisce però il concept della Prima, che anzi trova nella convivenza a bordo tra sistemazioni di lusso e quelle, ben più numerose, pensate per il crocierista medio una collocazione di mercato fluida e attuale. Anche le escursioni a terra, di solito tacciate dai residenti di generare un turismo basso-spendente e alto-infestante, risultano un po’ più modellate per rispondere alle nuove sensibilità e tendenze sociali: la ricerca dell’esperienzialità – con il format immersivo Go Local, che permette ad esempio di recarsi in una fattoria di Amalfi per conoscere la produzione della mozzarella e del Limoncello – e della sostenibilità, grazie alle escursioni Go Green che Ncl definisce come “un viaggio di istruzione, apprendimento e testimonianza di ciò che ogni Paese sta cercando di fare per la sostenibilità”.
L’overtourism, soprattutto quello generato nelle destinazioni più commerciali, resta nonostante tutto un dilemma irrisolto, a cui le compagnie provano a rispondere in modo diverso. “Noi abbiamo, ad esempio, collaborato con la Huna Totem Corporation, nel sud-est dell’Alaska, per migliorare le strutture portuali” ha spiegato Bubolz. “Anche in Croazia, a Dubrovnik (uno dei porti più affollati d’Europa, ndr), c’è una collaborazione costante tra nave e terraferma”.
Collaborazione che lo scorso luglio ha provocato una scia di polemiche quando Norwegian Gem, ferma in rada a Venezia, ha bypassato il divieto di transito in bacino San Marco per le navi sopra le 25mila tonnellate, traghettando i passeggeri in città a bordo di lance. Alcuni esponenti politici si sono lamentati, ma la querelle è finita lì. Il turismo da crociera, checché se ne pensi e dica, fa gola a tutti.
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