Il fast fashion non ha per il momento nulla da temere. Anzi, è più facile trovare sul mercato cloni che seguono lo stesso modello di business di Shein. È il caso di Temu, nuovissima piattaforma cinese che sta letteralmente spopolando in America (al momento si può pagare solo in dollari) tramite la sua omonima app, lanciata lo scorso da settembre da Pdd Holdings, società madre dell’e-commerce cinese Pinduoduo.
La formula della piattaforma, che ha debuttato con uno spot all’ultimo Super Bowl, è sempre la stessa: catalogo infinito di oggetti, qui si spazia dall’abbigliamento agli accessori per la casa, dai sistemi di sorveglianza agli attrezzi domestici, e prezzi che, a una prima rapida occhiata sembrano più bassi perfino di quelli di Shein. Non sembra un caso quindi che il suo claim sia: “shop like a billionaire”…
Alle spalle di Pinduoduo c’è il fondatore e uomo d’affari cinese Colin Huang, 43 anni, che secondo Forbes ha un patrimonio di oltre 32 miliardi di dollari. Huang, oltre a essere un imprenditore seriale – ha fondato in passato la società di giochi online Xinyoudi e la piattaforma di e-commerce online Ouku.com – era il nono più ricco della Cina nel 2022. Oggi è la 39esima persona più ricca del mondo secondo il Real Time Billionaires di Forbes.
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Perché Temu sarà un rivale di Shein
Ma ecco un altro motivo per cui Shein non può dormire sonni tranquilli: se da un lato l’azienda fondata nel 2008 da Chris Xu ha obiettivi ambiziosi per il 2025 come quello di superare i 60 miliardi di dollari in vista dell’Ipo a Wall Street (nel 2022 il fatturato ha toccato i 22,7 miliardi di dollari), in poco tempo secondo la società di dati YipitData il valore lordo della merce di Temu è cresciuto da 3 a 192 milioni di dollari nel periodo settembre-gennaio. E non è tutto perché, dopo il lancio in Canada lo scorso febbraio, la società sta pianificando di piazzare la sua bandiera anche in Australia e Nuova Zelanda.
La battaglia legale
Ma la discordia tra le due società si sta svolgendo anche sul piano legale. A corte federale statunitense, infatti, Shein ha tirato in ballo le strategie di marketing adottate da Temu, finalizzate a denigrare la sua immagine. Lo scorso dicembre Shein ha quindi accusato Temu di aver incaricato diversi influencer di fare dichiarazioni false e ingannevoli nei suoi confronti. Insomma, una strategia digitale architettata ad hoc per convincere i clienti a scaricare l’app di Temu. Che intanto ha chiesto al tribunale di archiviare la causa.
Quello che non torna su Shein
Secondo quanto riporta Reuters, il colosso del fast fashion cinese dovrebbe raccogliere questo mese circa 2 miliardi di dollari in un nuovo finanziamento, mentre progetta di quotarsi in Borsa nella seconda metà dell’anno (Shein ha smentito però di avere un piano per la quotazione).
Lo scorso anno, un’inchiesta condotta dalle telecamere di Channel 4, rete televisiva britannica, aveva messo in luce le condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, costretti a lavorare 18 ore al giorno per una paga di 4 centesimi a capo. Ma anche dopo quella vicenda, Shein si era piegata ma non spezzata.
Se si aprisse poi il capitolo della sostenibilità, ci sarebbe da storcere ancor di più il naso. Dopo le numerose denunce da Greenpeace e altre ONG sulle cattive pratiche del colosso, Adam Whinston, capo della divisione csr dell’azienda, ha dichiarato: “In Shein crediamo che sia nostra responsabilità costruire un futuro della moda equo per tutti, accelerando al contempo le soluzioni per ridurre gli sprechi tessili”. A ottobre dello scorso anno, poi, Shein ha annunciato lancio di un programma di resale peer-to-peer che offre ai clienti possibilità di acquistare e rivendere i loro vecchi capi direttamente attraverso l’app.
Nonostante questo, secondo safeBettingSites.com Shein è stato il marchio più popolare tra gli influencer di TikTok nel 2022, ricevendo menzioni da 13.400 persone nel corso dell’anno.
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