“La mia carriera è da sempre legata all’high-tech. Conoscevo da tempo la Silicon Valley, perché sede di Palm, l’azienda che ha creato i primi smartphone e per cui ho lavorato in Italia nel 2005. Fu il mio capo, vicepresidente di Palm e nel frattempo diventato investitore, a convincermi a trasferirmi nella Bay Area da Milano nel 2014. Lanciammo uno dei primi acceleratori e fondo di investimento nell’agrifood-tech: Thrive. Fu la mia porta di accesso al mondo del venture capital e delle startup e il percorso fondamentale per lavorare nell’epicentro globale dell’innovazione”.
È così che Alberto Acito, direttore del nuovo centro di innovazione di Innovit, è diventato punto di riferimento per tutti gli imprenditori e le startup italiane che arrivano a San Francisco. Dopo aver studiato ingegneria al Politecnico di Milano e aver frequentato la Stanford University Graduate School of Business in Silicon Valley, Acito ha ricoperto diversi ruoli in aziende internazionali, tra cui direttore di BlackBerry.
Ora è anche angel investor e advisor di Berkeley SkyDeck, l’acceleratore di startup dell’Università di Berkeley. Questa sua esperienza sia negli Stati Uniti che in Italia, rende Acito il perfetto visionario per indirizzare al meglio le migliori menti italiane che vogliono sbarcare qui. Al momento sono aperte anche le domande per le migliori startup italiane per diventare parte dei programmi di Innovit nel 2024. La deadline per il programma di Generative AI è il 12 gennaio.
In cosa consiste esattamente Innovit?
Innovit è promosso dalla Direzione generale sistema Paese del ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Washington e con il Consolato generale a San Francisco. Comprende, oltre al Centro innovazione, i Desk dell’Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, e l’Istituto italiano di cultura di San Francisco. La sua missione è essere da stimolo per idee e iniziative imprenditoriali innovative, da catalizzatore di investimenti “cross border” e da acceleratore per il loro sviluppo internazionale, permettendo alle imprese e startup italiane di avere una presenza stabile in Silicon Valley e in tutti gli Stati Uniti. È inoltre un’iniziativa del governo italiano per la promozione dell’innovazione del sistema paese negli Stati Uniti. Le attività del Centro e di innovazione italiano sono state affidate nell’ottobre 2022 dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e Ice alla Fondazione Giacomo Brodolini, think and do tank per l’innovazione e lo sviluppo locale e a Entopan Innovation, incubatore e acceleratore di Harmonic Innovation Group.
Voi stessi siete ancora una startup, ma con numeri importanti.
Portiamo a San Francisco ogni anno oltre 100 startup e pmi innovative italiane, siamo sia uno spazio eventi che co-working. Realizziamo un programma di full immersion di due settimane, oltre 50 sessioni in aula e all’esterno, per allargare le loro prospettive e avviare contatti di business. Le startup si confrontano giornalmente con mentor ed esperti di altissimo livello, dal venture capital al professionista del marketing, dalle tecnologie più avanzate alla proprietà intellettuale. Abbiamo un Demo Day, la giornata in cui le startup si presentano agli investitori con un “pitch”: in pochi minuti bisogna presentare il proprio progetto, generare attenzione e puntare a un primo contatto. In un anno Innovit è stato visitato da oltre 4.500 persone e sono stati organizzati 68 eventi e oltre 100 meeting a cui hanno partecipato tra gli altri Cdp, l’Istituto Italiano di Tecnologia, Eni, Enel, Mermec, Ita Airways, università e centri di ricerca. Nel 2024 prevediamo 6 programmi focalizzati su settori verticali: AI, Biotech, Robotica, Fintech, CleanTech e Aerospazio. E Innovit sta diventando perfino un riferimento per tanti paesi europei interessati ad aprire un centro di innovazione in Silicon Valley.
Come siete collegati alla Silicon Valley?
Le attività di Innovit vanno oltre i programmi di accelerazione per startup, perché coinvolgono anche pmi, grandi aziende ed enti locali. Per esempio, a pochi mesi dal nostro lancio, Italgas ha scelto Innovit per aprire la sua antenna di innovazione in Silicon Valley, la regione Toscana ha inaugurato qui “Casa Toscana” per sostenere e promuovere le startup del loro territorio, Terna svilupperà iniziative congiunte legate allo scouting tecnologico. E con Intensa Sanpaolo abbiamo siglato un protocollo per sviluppare attività congiunte su programmi di innovazione.
Collaborate pure con le università americane?
Durante i nostri programmi dedichiamo una giornata a visitare UC Berkeley o Stanford, con incontri coi professori, spesso italiani, grazie alla collaborazione con il network dei ricercatori e scienziati italiani in Nord America (ISSNAF). Siamo collegati anche con l’acceleratore di Berkeley, SkyDeck, di cui sono advisor, e che ho pure supportato nel lancio della sua sede europea, a Milano, presso Mind.
Con quali aziende americane invece avete maggiori rapporti?
Nel nostro advisory board fanno parte nomi importanti del settore da Luca Maestri, cfo di Apple, a Doug Leone, founder di Sequoia Capital, a Silvio Savarese, chief scientist di Salesforce, a Ron Spogli, ex ambasciatore americano in Italia. Inoltre contiamo sul supporto della comunità di dirigenti e investitori italiani e, soprattutto, sul sostegno del consolato italiano a San Francisco con il console generale Sergio Strozzi che supervisiona le attività di Innovit e ci sostiene con grande entusiasmo.
Cosa rende le startup italiane competitive sul mercato americano?
L’Italia è famosa nel mondo per moda, design, cibo, ma ancora poco conosciuta per la sua leadership in tanti settori innovativi. Gli scambi tra Italia e Stati Uniti sono tradizionalmente solidi in tantissimi settori e in quelli ad alta tecnologia ci sono grandi spazi di crescita. La tempistica è ottima, visto che negli ultimi anni i venture capital americani hanno iniziato a guardare con maggiore attenzione all’Europa. E, nonostante il divario ancora importante con gli Usa, le nostre startup sono diventate più mature e internazionali negli ultimi anni, grazie a un più solido mercato del venture capital italiano. Pensiero laterale, capacità di individuare soluzioni con un approccio ai problemi diverso e creativo sono di certo fattori distintivi nei nostri imprenditori. In questo ci aiuta sicuramente il nostro sistema formativo.
Quali sono le maggiori differenze tra il mondo del business italiano e americano?
In Silicon Valley tutto ruota attorno a innovazione e imprenditorialità. In questo ecosistema, che si è sviluppato in oltre 50 anni, l’imprenditore tech è celebrato come il vero eroe con la sua capacità di innovare e creare prodotti e servizi globali. Alcune parole chiave sono scaling, crescere rapidamente; global, pensare fin da subito ai mercati globali; pivot, non innamorarsi troppo dell’idea di prodotto iniziale, perché cambierà più volte, prima di andare sul mercato; fail fast, sperimentare il più possibile ed essere disponibili a rivedere i piani iniziali. Soprattutto: i fallimenti sono celebrati come opportunità di crescita e miglioramento continuo. Per contro, i successi indiscutibili di questo modello di crescita hanno creato una vera e propria ideologia dell’innovare a tutti i costi e senza regole. Un campanello di allarme per governi e società è suonato qualche anno fa sul tema privacy. Oggi, l’innovazione epocale dell’intelligenza artificiale generativa sta imponendo un confronto su limiti e regolamentazione. E, la Silicon Valley è nuovamente al centro di questo cambiamento.
Quali programmi state portando avanti?
Nel 2023 abbiamo realizzato 4 programmi di accelerazione nei settori AI, iot e robotics, cleantech e space economy. Quest’ultimo è un mercato globale che raggiungerà tra qualche anno i 100 miliardi di dollari di investimenti in startup, nel quale l’Italia vanta una leadership grazie a campioni come Thales Alenia e Leonardo. Le startup, oltre a incontrare investitori e potenziali partner, hanno avuto occasione di visitare il centro Nasa Ames. A dicembre 2023, dopo l’apertura di “Casa Toscana”, la startup biotech americana Dorian Therapeutics ha annunciato l’apertura di una sede a Siena presso il Toscana Life Sciences, e anche per questo includeremo le Scienze della Vita tra i programmi del 2024.
Quali sono i posti migliori per fare network?
I club Shack15, The Battery e Chief, dedicato a donne manager dell’high-tech, a San Francisco. In Silicon Valley il Rosewood San Hill hotel, a Menlo Park, o Buck’s, a Woodside.
Come vede il futuro di Innovit?
Innovit è essa stessa una startup e stiamo facendo tesoro delle esperienze fatte, migliorando continuamente e immaginando un domani di replicare la stessa esperienza in altri hub dell’innovazione nel mondo.
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