“Valorizzare il mondo vinicolo nella capitale dell’eccellenza italiana e consolidare sempre di più il suo ruolo rendendo Milano una capitale dell’evoluzione della comunicazione del vino, della valorizzazione del ruolo della sala, dell’ospitalità e dell’innovazione”. È sulla base di questo ambizioso obiettivo che Federico Gordini, presidente Milano Wine Week e fondatore di MWW Group, ha dato vita a uno degli appuntamenti più attesi nel capoluogo lombardo: la Milano Wine Week, che lo scorso 5 ottobre ha dato il via alla sua settima edizione, che si concluderà il 13 ottobre. Dimostrazione evidente di quanto ormai sia diventata un palcoscenico di riferimento per tutto il settore, come spiega a Forbes.it lo stesso Gordini.
Prima di arrivare alla Milano Wine Week, sono diverse le scommesse che hai fatto e che hai vinto. Ma quando hai capito che il mondo del vino avrebbe conquistato Milano e che avrebbe avuto una risonanza del genere?
Il percorso nato con Milano Food Week, primo evento dedicato al settore cui ho dato vita 15 anni fa, mi ha portato a considerare la necessità di creare un format dedicato al mondo del vino, che ha un peso specifico importante per la ristorazione poiché la selezione dei vini che ogni ristorante effettua, rappresenta un grande driver che dà linfa all’industry di riferimento. Mancava dunque una manifestazione che potesse dare un contributo importante al settore e che si rivolgesse non solo ai professionisti, ma ai consumatori, in particolare alle giovani generazioni. E Milano in questo senso è l’headquarter ideale, un enorme mercato del vino 365 giorni all’anno.
C’è stato un momento particolare o un episodio che ti ha convinto definitivamente nella scelta di dar vita alla Milano Wine Week?
Se penso a un momento decisivo per il viaggio che mi ha portato fino a Milano Wine Week, penso a ‘Bottiglie Apert’e, proto-evento di Milano Wine Week. E da Bottiglie Aperte siamo arrivati 7 anni fa a Milano Wine Week, manifestazione che nel tempo ha dilatato gli appuntamenti e le iniziative, coinvolgendo sempre più locali e luoghi dove far incontrare il vino con l’intrattenimento: la musica, l’arte, il design pensati in format originali e coinvolgenti. In questo senso, Milano è la città perfetta: capitale della moda, del design, ma anche del food di qualità. È un luogo dove è facile creare nuove contaminazioni da inserire nel nostro palinsesto.
Festeggi quindi 15 anni da quando sei entrato nel settore del Food & Beverage. Dico bene?
Si, il mio percorso è iniziato con Milano Food Week, il primo grande festival di cucina milanese dedicato al pubblico (2009). Eravamo nell’era pre-Expo, prima del boom che avrebbe vissuto il Food & Beverage a partire da Milano. Dopo l’esposizione, la città si è trasformata su tutti i livelli, con la nascita di nuovi quartieri e poli e con “La Nuova Milano” si è evoluto lo scenario della città con l’aumento di locali e realtà della ristorazione importanti. Devo dire che in questi 15 anni abbiamo affrontato sfide importanti plasmando di volta in volta il format di Milano Wine Week che ogni anno si rinnova per anticipare nuove tendenze e contesti. Da tre anni a questa parte ho aggiunto anche il progetto legato ad Aperitivo Festival, rito che a livello economico ha un potenziale sconfinato in tutto il mondo e sul quale il nostro sistema deve puntare.
Rimanendo sul mondo del vino, quello di dar vita a degli appuntamenti particolari sta ormai diventando la prassi. Ne è un esempio il recente Festival del Franciacorta. Ti senti in qualche modo protagonista di questo trend?
Il Festival del Franciacorta è uno degli eventi più importanti nel panorama degli appuntamenti dedicati alla cultura del vino. Il Consorzio del Franciacorta in questo senso rappresenta un’eccellenza grazie al grande team che lo compone e alla qualità ricettiva delle aziende associate. In effetti il numero di eventi è esploso negli anni in modo incredibile, al punto che sarebbe importante sedersi a un tavolo e insieme pensare a sinergie che possano trovare un minimo comune denominatore per i Consorzi, gli operatori e i consumatori. Anche nel mondo degli eventi del vino il calendario deve diventare più razionale e fruibile in modo da dare a tutti gli attori in campo un proprio spazio.
Entrando nel dettaglio, quali saranno i numeri e le novità di questa edizione? Cosa dobbiamo aspettarci?
Anche in questa edizione ci troviamo di fronte a numeri in crescita: sono più di mille le cantine presenti, abbiamo un aumento delle attività extra rispetto a quelle istituzionali, e abbiamo 100 top sommelier italiani, il doppio rispetto all’anno scorso, che hanno dato vita a quella straordinaria Guida che è Wine List che racconta le loro 10 etichette di culto, e che domenica 6 ottobre sono state oggetto di un importante tasting tra Palazzo Bovara e Palazzo Castiglioni. Tre sono i pillar della manifestazione: la nascita di un quartiere dedicato al mondo consumer che trova spazio e collocazione all’Arco della Pace ai Dazi Milano con l’Enoteca MWW, dove si terranno tante iniziative a misura di consumatore. Penso per esempio alle macchine dispenser Wine Emotion e ai tanti momenti di condivisione e laboratorio che vogliono avvicinare la ‘wine culture’ ai più giovani.
Il 7 ottobre al Teatro Manzoni sono andati in scena gli Awards. Come sono andati?
Partendo dal presupposto che è un grande appuntamento che mancava, gli MWW Awards sono il primo grande premio dedicato al mondo della sala. Abbiamo consegnato oltre 130 premi per dare valore alle figure di professionisti che rendono il mondo della nostra ristorazione unico nel panorama mondiale – dalle 100 migliori carte dei vini di tutta la ristorazione italiana, dai tristellati Michelin alle Pizzerie al migliore servizio di sala, al migliore maître fino al migliore sommelier under 30 -. Tra i riconoscimenti che mi stanno maggiormente a cuore c’è il premio alla Carriera a Riccardo Cotarella, enologo tra i più importanti al mondo, mentre Ilaria Felluga ha ricevuto il premio “Famiglie del Vino”, un riconoscimento a due straordinari uomini del mondo del vino come Marco e Roberto Felluga e al grande lavoro di Ilaria che porta avanti la loro eredità. Quest’anno sono stati consegnati anche una serie di riconoscimenti speciali: penso al premio Carrefour per la comunicazione al consumatore finale assegnato a Cantine Ferrari, mentre l’award per la migliore distribuzione è andato a Partesa for Wine, la distribuzione vinicola italiana che ha registrato il maggiore tasso di crescita negli ultimi anni grazie allo straordinario lavoro di Alessandro Rossi e del suo team.
A Milano Wine Week si parla anche di sostenibilità e innovazione. Con quale iniziativa?
In un settore in profonda trasformazione, causa fattori climatici e cambiamenti in termini di dati e abitudini di consumo, arriva la risposta di Wine in Action, acceleratore d’impresa che ci permetterà di selezionare il meglio delle startup, accompagnate nel loro percorso di sviluppo dall’expertise di Milano Wine Week e da un partner leader, come LifeGate Way. In quanto primi produttori al mondo di vino, l’intento è formare una valida filiera di progetti italiani che guardino al futuro dell’industry puntando su soluzioni sostenibili e tecnologiche.
Ma quali sono i temi principali di questa edizione? Considerando che rispetto al passato il settore vitivinicolo sta affrontando e affronterà diverse sfide: da quelle ambientali alle richieste delle nuove generazioni. Dico bene?
In tema di approccio alle nuove generazioni, il mondo del vino ha comunicato sempre in modo intermediato, escludendo il consumatore e parlando direttamente agli operatori. Un aspetto che rappresenta un minus oggi e che deve far fronte a una generazione che si confronta con i mondi potenti del beverage, dalla birra agli spirits, che hanno la grande capacità di arrivare dove il vino non è mai arrivato con messaggi diretti, coinvolgenti, efficaci. Una sfida che il settore deve cogliere puntando su un nuovo modo di porsi e comunicare.
Secondo tema: il grande vuoto che c’è in questo momento di professionisti della sala, che operano nel mondo della ristorazione, oggi in grande difficoltà per la carenza di figure formate. Parliamo di una categoria di operatori importante che può determinare il 50% del fatturato con la loro selezione di vini in carta. Noi come comunicatori abbiamo un compito importante: possiamo dare visibilità a queste professioni, mentre la Wine Industry deve investire maggiormente sulla valorizzazione di queste figure strategiche.
Il terzo focus sono tecnologia e sostenibilità, asset che permettono di affrontare problematiche diverse: dalla siccità alle malattie che colpiscono la vite come la Peronospora, che quest’anno ha picchiato duro, passando da altre problematiche legate al territorio, come ad esempio l’innalzamento delle colture vitivinicole necessario in molte zone per via dei cambiamenti climatici.
Ma possiamo ipotizzare l’arrivo di questo format in altre città?
Sì. Il grande successo di Wine List, un progetto unico nel suo genere nel panorama internazionale, lo renderà un format itinerante che coinvolgerà più città italiane nel 2025 e, nel 2026, realizzerà le prime tappe internazionali.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .