Articolo apparso sul numero di ottobre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Non è solo dai settori hi-tech o ad alto tasso d’innovazione che provengono le storie di successo sostenibile del made in Italy. Lo dimostra il caso di Acqua Sant’Anna, che negli ultimi dieci anni ha visto più che triplicare il proprio fatturato, fino a raggiungere i 320 milioni di euro. Allo stesso tempo l’azienda ha proseguito una politica di investimenti portata avanti da Alberto Bertone, presidente e ad, in primis per migliorare efficienza e automazione nello stabilimento di Vinadio (Cuneo). È stato lui a promuovere l’uso di soluzioni robotizzate d’avanguardia per sviluppare velocità di produzione e controlli sulla qualità di altissimo livello, consentendo di raggiungere grandi volumi.
Le prossime sfide di crescita di Acqua Sant’Anna coinvolgeranno sia lo sviluppo dell’export – con una particolare attenzione alla Germania, dopo l’ingresso in Francia nel 2022 -, sia le linee interne, con il lancio di nuovi prodotti e formati. In termini di diversificazione, ad esempio, l’azienda ha conquistato da diversi anni il mercato delle bevande, prima con la linea di tè freddi SanTHE’, poi con prodotti a base di succhi ed estratti naturali, le acque fruttate Fruity Touch e le nuove acque funzionali, come la linea Sant’Anna Beauty, che vede sia un’acqua arricchita di collagene e zinco, sia, dal 2020, un integratore con acido ialuronico e zinco. A dimostrazione di come l’azienda continui a investire nella diversificazione, cercando di individuare le nuove tendenze del mercato e rispondendo con proposte mirate, spicca inoltre il lancio di Sant’Anna Pro: una bevanda con 15 grammi di proteine e zinco, senza zuccheri, conservanti, coloranti e glutine, disponibile in due gusti. L’azienda ha oggi più di 350 referenze e dieci formati, ma non è solo business: in linea con le scelte di Bertone, ha avviato un progetto di ‘culturalizzazione’ che si sviluppa in più fasi e vede nell’arte un linguaggio universale in grado di creare valore aggiunto per le dinamiche aziendali, oltre a creare benessere per i dipendenti. La prima fase ha visto la realizzazione di una mostra di 50 scatti di Silvano Pupella, dal titolo Acqua – Liquida bellezza, a cui si aggiungono progetti che coinvolgono importanti artisti italiani e internazionali, come Alessandro Ciffo, Gérard Courbouleix–Dénériaz, in arte Razzia, e Marco Lodola.
L’assetto attuale di Acqua Sant’Anna è l’ultimo atto di una case history familiare dalle radici solide, peraltro in un settore molto frammentato – solo in Italia operano 300 marchi – e dominato da gruppi multinazionali. A iniziare l’avventura imprenditoriale è stata la famiglia Bertone, attiva dagli anni Cinquanta nell’edilizia. Il fondatore, Giuseppe Bertone, morto nel 2008, è stato protagonista di un’epopea imprenditoriale che ha incarnato la definizione del self made man ed è stato affiancato in seguito dai figli Fabrizio e Alberto.
Nel 1995 è iniziata una nuova avventura in un settore totalmente diverso, quando Giuseppe venne a conoscenza della qualità superiore dell’acqua che sgorga nelle valli che sovrastano Vinadio, nel cuore delle Alpi Marittime. Dopo aver effettuato sopralluoghi, test e analisi, i Bertone si convinsero delle enormi potenzialità del prodotto, che sgorga in un contesto montano rimasto incontaminato.
Nel ’96 è nata così Acqua Sant’Anna, che in breve è approdata sulle tavole di tutta Italia, arrivando oggi alla quota di 1,5 miliardi di bottiglie annue. Ora l’azienda è il terzo produttore del mercato bevande ed è entrata tra i primi 25 del food & beverage a livello nazionale. Non solo: nel campo del packaging, con Bio Bottle, è stato il primo marchio al mondo a lanciare nel mass market una bottiglia da 1,5 litri biodegradabile e compostabile, poiché prodotta con un biopolimero di origine 100% vegetale.
Alla base dello sviluppo dei prodotti non c’è solo la qualità organolettica del prodotto – che prende il nome dal santuario nei pressi di Vinadio, il più alto d’Europa –, ma anche ingenti investimenti in ricerca, soluzioni tecnologiche all’avanguardia, automazione, innovazione di prodotto e marketing. Ciò è evidente già varcando la soglia dello stabilimento da 60mila metri quadri: un gioiello di bioedilizia hi-tech in una tranquilla valle alpina, diventato un modello di fama mondiale, studiato anche da molte grandi aziende internazionali.
Acqua Sant’Anna ha uno dei più grandi impianti produttivi al mondo: 16 linee di imbottigliamento (13 per l’acqua e tre per le bevande), e le tre più recenti producono fino a 54mila bottiglie all’ora per il formato da un litro e mezzo e 81mila per quello da mezzo litro. Gli investimenti recenti e in corso permettono una capacità produttiva globale di circa tre miliardi di bottiglie annue. A Vinadio lavorano i più moderni robot palletizzatori, concepiti per risparmiare una notevole quantità di plastica in fase di imballaggio. Oltre a garantire una precisione superiore al 99,5%, questi veicoli rispettano l’ambiente (usano batterie ricaricabili anziché carburante) e aumentano la sicurezza sul lavoro.
La filosofia aziendale è orientata alla tutela dell’ambiente e delle risorse e si concretizza in numerose iniziative: la preferenza va alla logistica su rotaia, lo stabilimento è stato costruito secondo i principi della bioarchitettura e della bioedilizia, i camion sono a lng bio, per la pulizia si usa il ghiaccio secco.
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