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AI e formazione: il 43% dei lavoratori italiani vuole competenze specifiche per affrontare la rivoluzione tecnologica

Il 43% dei lavoratori italiani chiede una formazione specifica sull’intelligenza artificiale. È il primo bisogno di apprendimento espresso dai dipendenti del nostro paese, staccando ampiamente tutte le altre possibili opportunità di sviluppo delle competenze offerte dal datore di lavoro. Nella classifica dei principali bisogni di apprendimento, infatti, dopo il miglioramento delle competenze sull’AI, seguono la gestione dei progetti software, indicata dal 21% dei lavoratori, l’analisi dati (20%) e l’alfabetizzazione informatica (20%). Subito dopo, i lavoratori sono interessati a migliorarsi soprattutto nel campo del well-being e delle soft skill: al quinto posto ci sono mindfulness e benessere, al sesto la comunicazione, all’ottavo la gestione e la leadership, al nono l’empatia, al decimo il pensiero creativo (il settimo posto, con il coding, resta legato all’ambito Ict).

La ricerca di Randstad: di quali competenze hanno bisogno i lavoratori per usare l’AI

È quanto emerge dall’ultima edizione del Randstad Workmonitor, la ricerca di Randstad condotta in 35 paesi, che ha indagato le principali trasformazioni del mercato del lavoro e analizzato le richieste dei talenti in termini di formazione e sviluppo delle competenze. Il bisogno di formazione sull’intelligenza artificiale – richiesto in Italia da quasi metà della popolazione aziendale, cinque punti più della media europea e tre più di quella globale – appare in crescita dell’8% in un anno. Lo esprimono soprattutto i lavoratori over 55 (50%) e quelli della Generazione Z (43%), poi Gen-X (42%) e Millennials (36%).

Ma esattamente, di quali competenze hanno bisogno i lavoratori per utilizzare l’AI? “L’utilizzo di sistemi di Intelligenza Artificiale, in particolare quelli di generative AI basati su Large language model, richiede sia competenze tecnico-analitiche, che vanno dalla conoscenza dei fondamenti dei sistemi AI all’analisi dei dati, che competenze umanistiche, come quelle comunicative, creative ed etiche”, afferma Fabio Costantini, amministratore delegato di Randstad HR Solutions e Consigliere di Fondazione Randstad AI & Humanities. “Queste ultime, oggi, sono sempre più necessarie per utilizzare al meglio strumenti basati principalmente sulla comprensione e l’analisi del testo e poterli integrare in modo responsabile e strategico ai flussi lavorativi quotidiani. Per un uso efficace dell’AI, al passo con la velocità di trasformazione della rivoluzione digitale, sono poi fondamentali, certamente, anche soft skill come la learning agility, ovvero la propensione all’apprendimento continuo”.

L’importanza della formazione nel trattenere i talenti

Dal Randstad Workmonitor emerge, in generale, una grande apertura degli italiani verso l’adozione dell’AI, con un 72% dei lavoratori disposto ad utilizzare le tecnologie più recenti nel proprio ruolo. Ma la possibilità di formazione specifica sull’intelligenza artificiale diventa anche un fattore chiave per trattenere i talenti. Il 38% (+12% rispetto al 2024) si dice infatti pronto a lasciare l’azienda in mancanza di nuove opportunità di apprendimento per il futuro, in particolare quelle sull’Intelligenza Artificiale. Inoltre tra i motivi più influenti per accettare o meno un nuovo impiego, il 40% rinuncerebbe se questo non offrisse opportunità di apprendimento per il futuro come quelle sull’AI.

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