I più grandi social network del mondo ospitano migliaia di devoti del Secondo Emendamento della Costituzione americana – quello che autorizza i cittadini a portare armi – convinti che chiunque dovrebbe poter usare una stampante 3D per costruirsi da solo fucili e pistole. Meta, Discord e il dipartimento di Giustizia stanno cercando – con scarso successo – di contenerli.
Un uzi rosa. Una pistola con impugnatura leopardata e mirino dorato. Un fucile progettato per sembrare uscito dal videogioco Halo. Un finto fucile d’assalto multicolore, costruito per la festa di compleanno di un bambino di quattro anni.
Non sono armi che si possono comprare in un negozio. Sono state costruite in casa, con stampanti 3D: prova tangibile di una comunità online in rapida crescita, dove gli appassionati immaginano, progettano e stampano (letteralmente) le armi dei propri sogni, per poi condividerle in rete. Decine di migliaia di utenti si sono uniti a gruppi privati su Facebook, Discord e altre piattaforme per mostrare le loro ultime creazioni, scambiarsi consigli su come stampare armi e discutere delle leggi che ne limitano il possesso. Molti di questi gruppi, detti ‘3D2A’, sono gestiti da sostenitori assolutisti del Secondo Emendamento, convinti di esercitare un diritto costituzionale e di partecipare a un passatempo sempre più diffuso negli Stati Uniti – una sorta di ‘comunità delle arti e dei mestieri’, ma dedicata ad armi letali.
“Se puoi andare in biblioteca e prendere un libro su come costruire una pistola, dovresti poter fare la stessa cosa online”, dice Todd Kelly, cofondatore del gruppo Facebook 2A Printing, che conta oltre 60mila membri. Descrive i progetti di armi condivisi nel gruppo come una forma d’arte, un’estensione della libertà di espressione, e non nasconde le proprie finalità politiche: “Il nostro obiettivo nella comunità della stampa 3D è che nessun governo possa mai dire a qualcuno che non può possedere un’arma”.
Ma il movimento deve fare i conti con la doppia pressione delle piattaforme social e del governo. Spesso i gruppi vengono banditi per post che sembrano favorire la vendita di armi, o che i moderatori scambiano erroneamente per tali (la pratica è vietata su quasi tutti i principali social network, inclusi Facebook, Discord e Reddit). Anche il dipartimento di Giustizia monitora la loro attività.
Secondo un mandato di perquisizione visionato da Forbes, nel 2024 alcuni agenti federali hanno condotto un’indagine su un gruppo Discord ormai chiuso, chiamato 2A Print Depot, sequestrando “chat dei membri e link ai dati” per un periodo di circa 18 mesi a partire da giugno 2023. Due amministratori di un gruppo con lo stesso nome su Facebook sono stati anch’essi oggetto di indagine, e gli agenti hanno esaminato le comunicazioni tra i membri del gruppo di Kelly. Il mandato rivela anche che gli investigatori federali hanno gestito profili sotto copertura in almeno uno dei gruppi privati — che richiedono una domanda per l’ammissione — fino al 2025.
Il mandato specifica che almeno un utente era un pregiudicato, e pubblicava immagini di sé mentre usava illegalmente un’arma. Due dei cinque amministratori nominati nel documento sono stati incriminati: uno per possesso di arma da fuoco da parte di un ex detenuto, l’altro per non aver registrato il proprio fucile stampato in 3D. Entrambi si sono dichiarati non colpevoli.
La preoccupazione di social network e legislatori è comprensibile, vista l’ondata di sparatorie negli Stati Uniti nell’ultimo anno. In uno di questi episodi — l’omicidio del ceo di UnitedHealthcare, Brian Thompson, nel dicembre 2024 — si sospetta sia stata usata un’arma stampata in 3D, chiamata anche ‘ghost gun’ (arma fantasma).
Dal 2013, quando l’organizzazione Defense Distributed realizzò la prima pistola quasi interamente stampata in 3D, l’ansia per la proliferazione di queste armi è cresciuta, soprattutto perché non sono tracciabili come quelle prodotte da aziende certificate come Glock o Remington. Ciò ha portato a una miriade di leggi diverse.
A livello federale, è legale stampare un’arma 3D se destinata all’uso personale e non alla vendita. In alcuni stati — tra cui Delaware, New Jersey e Rhode Island — è invece un reato stampare armi o componenti, condividere progetti o distribuire armi prive di numero di serie. In quelle giurisdizioni, quindi, certe attività dei membri di questi gruppi potrebbero essere illegali.
Organizzazioni anti-armi come Everytown For Gun Safety ritengono che aggiornare la legislazione per vietare completamente le armi stampate in 3D sia uno dei modi migliori per contrastare la minaccia.
Non c’è dubbio che anche i criminali stiano approfittando delle ghost gun non registrate e non rintracciabili. All’inizio del 2025, in un caso finora non riportato, un uomo di Granby (Connecticut) è stato accusato dopo aver minacciato di usare esplosivi a Capodanno 2024. Durante la perquisizione della sua casa e dei suoi dispositivi elettronici, gli agenti federali hanno trovato una stampante 3D e prove che l’uomo stesse costruendo un arsenale, anche fabbricando parti di armi basate su progetti scaricati dal dark web. È stato incriminato per traffico d’armi, possesso illegale di mitragliatrici e silenziatori, e si è dichiarato non colpevole.
Gli amministratori e i moderatori dei gruppi 3D2A cercano di prendere le distanze da simili casi, imponendo regole severe. La Black Lotus Coalition — una rete di oltre 20mila membri su Facebook e Discord che condividono e testano modelli di armi stampate in 3D — prevede norme esplicite sul rispetto della legge, sulla civiltà e contro abusi o molestie. Il fondatore di Black Lotus, Gage Moran, afferma che lui e gli altri amministratori verificano la conoscenza delle leggi federali da parte dei nuovi membri prima di ammetterli nella Coalizione, e che spesso rifiutano chi non dimostra di conoscere le norme o sembra disposto a violarle.
Ciò non ha impedito al Dipartimento di Giustizia di indagare sulla comunità della stampa 3D. Operazioni di raccolta dati così estese su interi gruppi social sono rare; di solito il governo perquisisce singoli account quando ha prove sufficienti che il titolare sia coinvolto in un reato specifico. John Davisson, avvocato senior all’Electronic Privacy Information Center, ha dichiarato a Forbes che, pur essendo le armi stampate in 3D “una seria minaccia per la salute pubblica”, queste operazioni rappresentano una “sconfinamento ai limiti dell’abuso” da parte delle autorità. “Quando si raccolgono dati su una scala così ampia, inevitabilmente si finisce per includere anche persone semplicemente curiose o che stanno esercitando la loro libertà di espressione garantita dal Primo Emendamento, senza essere coinvolte in alcuna attività criminale”, ha spiegato Davisson.
Il dipartimento di Giustizia ha rifiutato di commentare. Meta, società madre di Facebook, e Discord non hanno risposto alle richieste di dichiarazione.
Gli amministratori dei gruppi sanno bene di essere monitorati. Kelly sospetta che circa metà dei gruppi di cui è amministratore o moderatore sia infiltrata da poliziotti. “Do per scontato che il governo mi tenga sotto sorveglianza,” ha detto. “Non mi piace… ma su internet non si fa nulla che non si voglia venga scoperto”.
E in effetti qualche sovrapposizione con la criminalità esiste. Nonostante sia un ex detenuto e quindi non possa legalmente possedere armi, Peter Laucella gestisce un gruppo 3D2A su Facebook con oltre cinquemila membri. Ma non sembra troppo preoccupato della sorveglianza governativa: “Gestisco il gruppo, ma non faccio molto, visto che, essendo un ex detenuto, non posso legalmente possedere armi. ‘Legalmente’ è un termine un po’ vago, se capisci cosa intendo”, ha detto. “Credo che chiunque, anche chi ha precedenti penali, debba poter possedere qualsiasi arma desideri, per protezione.”
Lo stato non è il solo a tenere d’occhio queste attività. All’inizio dell’anno, Facebook e Discord hanno bandito i rispettivi gruppi 2A Print Depot; il gruppo principale di Kelly è stato chiuso a settembre dopo un post del 2024 in cui un amministratore aveva condiviso un link a un sito contenente file di stampa 3D e punti vendita di componenti per armi. Kelly ha presentato ricorso e gli è stato comunicato che il gruppo sarebbe stato ripristinato. Ma non è ancora successo.
Moran ha visto a sua volta chiudere gli account della Black Lotus Coalition su Facebook, Instagram, Reddit e YouTube — e, con sorpresa, anche su X (ex Twitter). “Soprattutto dopo che Elon Musk ha fatto tanto clamore sulla libertà di parola,” ha commentato. Tuttavia, è riuscito a creare nuovi account con nomi simili o a ottenere la revoca delle sospensioni. E ogni volta che un gruppo viene chiuso, gli altri amministrati da Kelly e soci vedono un’impennata di attività. “Abbiamo gruppi di riserva per i gruppi di riserva… Non possono fermare il segnale”, dice Kelly.
Ciononostante, Moran spiega che molti membri della Black Lotus Coalition preferiscono usare app di messaggistica criptata, non legate ai social, per scambiarsi file e progetti di armi stampate in 3D. “La maggior parte dei membri ha famiglia; nel gruppo ci sono medici, avvocati, insegnanti e ingegneri”, dice. “Siamo consapevoli della natura controversa di questo hobby, e abbiamo visto persone esposte pubblicamente tanto da gruppi anti-armi quanto dai media.”
Tuttavia, neppure le app criptate proteggono sempre gli utenti da indagini penali. Lo scorso mese, un soldato 25enne della Guardia Nazionale dell’Oklahoma è stato incriminato con l’accusa di aver utilizzato Signal e WhatsApp per spedire componenti stampati in 3D per armi e droni a una persona che affermava di avere legami con Al-Qaida (non ha ancora presentato una dichiarazione di colpevolezza o innocenza). Secondo la denuncia, l’uomo avrebbe stampato e venduto varie parti di armi, tra cui 119 switch, dispositivi che trasformano una pistola in una mitragliatrice.
Nella logica degli assolutisti del Secondo Emendamento, tali casi di criminalità non dovrebbero limitare il diritto di tutti a stampare e possedere armi. “Fare il criminale è un mestiere pericoloso, e anche loro devono proteggersi”, afferma Kelly. “Se il nostro Secondo Emendamento fosse applicato correttamente, non dovremmo temere i criminali armati, perché lo saremmo anche noi. Una società armata è una società educata.”
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