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Mister Blockchain parla italiano

Natale Ferrara

Articolo tratto dal numero di marzo 2018 di Forbes magazine

Da bambino il sogno era di fare l’astronauta. Poi il trader di successo. Infine, la vera vocazione: diventare imprenditore, “come il nonno, nella fornace dei mattoni. O come mio padre, avicoltore”. Così oggi a 41 anni, Natale Ferrara, nativo di Reggio Calabria, può meritare l’appellativo di Mr. Blockchain a livello europeo, considerando gli investimenti che il suo gruppo sta realizzando in tecnologie che abilitano la “catena dei blocchi”. Una crescita tumultuosa, a largo raggio, dettata dal fermento che vive il mondo delle cryptovalute. Oggi, a capo di tutto, c’è la holding Poseidon: un grappolo di società sparse tra Svizzera, Inghilterra, Romania, Bulgaria, Macedonia e, tra poco, Bielorussia. “Nell’Est Europa”, spiega Ferrara, “trovi i migliori informatici e sviluppatori, anche a costi contenuti”.

Ai vertici della holding, con sede legale nel Cantone di Zugo, sono in arrivo diversi ex consulenti di una big four Svizzera, fra cui nel ruolo di ceo, Lars Schlichting, laurea in Legge, master in Finanza internazionale, un passato nella consulenza quale partner di una big four, oltre che per diversi anni collaboratore presso l’autorità federale elvetica di vigilanza sui mercati (equivalente alla Consob in Italia). “Il nostro obiettivo”, aggiunge Ferrara, “è quello di quotare Poseidon sulla borsa di Zurigo, mi auguro fra un paio d’anni”. E l’Italia? “Sarei il primo a investire nel mio Paese, ad aprire società e creare posti di lavoro, ma è impossibile. Tra fisco e leggi varie non si capisce niente. Spero succeda qualcosa”.

Nella tradizione greca Poseidone è il dio del mare, ma anche colui che si prende cura di chi naviga. “L’idea del traghettatore mi piace, il gruppo Poseidon avrà presto più di 100 dipendenti, stiamo trattando per dei nuovi uffici nella vecchia sede di una rinomata banca a Lugano, ma già ci mancano spazi. Stiamo entrando in un nuovo mondo, la blockchain porterà innovazione a molti livelli, a partire dalle banche. Il nostro gruppo sarà tra gli artefici di questo cambiamento”.

Per Ferrara la scoperta delle cryptovalute è avvenuta un po’ per caso nel 2011, “dopo aver letto un articolo che parlava di bitcoin su una rivista di tecnologia”. Ne acquista qualche migliaio a sei dollari l’uno. È solo il primo affare d’oro, altri seguiranno. Ad esempio, su Ethereum e Augur, “ne comprai un’elevata quantità”, dice, “pagandoli pochi centesimi”. Oggi sono una fortuna. Nel 2013 Ferrara prova anche a estrarre bitcoin, a fare mining: “Fu un disastro”, ride ora. Il passo successivo sono gli investimenti in Ico (Initial coin offering), con una filosofia da venture capital: “Partecipi in tante operazioni, sapendo che per un grosso risultato può bastarne una”.

Il presente di Ferrara è trasformare in imprese, in progetti industriali e finanziari, i risultati degli investimenti arrivati dalle cryptovalute. Ma sbaglierebbe chi lo vedesse come un trader un po’ maniaco e fortunato, anzi ha il passo del maratoneta, con portafogli da “cassettista”. “Certo”, spiega, “ho anche venduto, pagando al fisco il dovuto. Ma la maggior parte è ancora lì”. “Il trader maniaco”, aggiunge, “l’ho fatto a 20 anni, quando accumulavo decine di libri di analisi tecnica e migliaia di articoli. Ho guadagnato bene, poi perso quasi tutto. Capita, l’importante è capire gli errori e ripartire”.

Natale Ferrara è anche l’ideatore (e co-fondatore) di Eidoo, insieme a Marco Polci, tecnologo e informatico. Si tratta della maggiore Ico mai realizzata da italiani, che nel luglio 2017 ha raccolto oltre 27 milioni di dollari. “Nessuna startup è riuscita in sei mesi a fare come noi”. In sintesi: creare un multiwallet, cioè un portafoglio digitale, in grado di gestire più cryptovalute e token. “Presto sarà un exchange ibrido e decentralizzato”, spiega, “con un vero conto chiamato eMoney, la carta di credito e altro ancora”. Nel frattempo sono i numeri a dimostrare che Eidoo è molto più di una promessa, “abbiamo avuto più di 500.000 download della app e sono già 20mila gli account verificati aperti tramite Eidoo Ico Engine”. Già, perché come una ciliegia tira l’altra, così è nato poco dopo Eidoo Ico Engine, società che si occupa del lancio di altre Ico”. Spiega Ferrara, “alle buone idee forniamo ogni tipo di assistenza, legale e finanziaria, oltre a marketing e comunicazione”.

A proposito di Ico, è però notizia recente che circa il 50% di quelle lanciate nel 2017 rischiano già di fallire. Che ne pensa Ferrara? “Prima pensavo finissero male, ora ne sono sicuro. La maggior parte falliranno, forse più del 90%. Ma è un bene. Il motivo è che sta arrivando il regolatore: dopo il Far West, ora i governi, le banche centrali e le autorità di vigilanza sono pronte a stringere le maglie. La mia idea? Ben vengano le regole, poche ma chiare”.

Intanto gli uffici di Chiasso e Lugano sono tempestati di telefonate e mail, da gente che vuole lanciare la sua moneta digitale. “Arrivano decine di richieste, abbiamo un desk per le selezioni, alla maggior parte diciamo no grazie”. Tra quelle in calendario, prossimamente, ci sono Parkingo, affermato network di parcheggi per aeroporti e porti, e Sgame, una app che premierà chi gioca, ideata da Giampietro Cutrino, ex conduttore delle Iene. Ci sarà anche Ors, società di software e intelligenza artificiale che lavora già per gruppi internazionali del calibro di Pirelli o Sap. “Sono aziende che fanno economia vera, che stanno scoprendo il mondo blockchain”, chiosa Ferrara. Alla base di nuove Ico ci sono anche proposte stravaganti. A ben pensarci, niente di diverso da altre idee senza futuro che vennero lanciate a inizio anni duemila, in piena bolla internet. Ma che dire allora dell’euforia che circonda le cryptovalute? Siamo in piena bolla? “Oggi no”, risponde Ferrara, “però arriverà. Dopo l’intervento del regolatore, cominceranno a investire le Sgr, i fondi pensione, le assicurazioni. Lì, davvero, vedremo entrare miliardi veri. E sarà bolla. Ma non per Poseidon, noi saremo business”.

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