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Innovation

La (ex) Iena Gip ora gioca con la Blockchain

Giampietro Cutrino ha abbandonato la carriera tv per diventare imprenditore.

Articolo pubblicato sul numero di giugno di Forbes Italia.

Non capita a tutti un figlio che a 11 anni butta lì un’idea da trasformare in business digitale. Un progetto che passa da una Ico, Initial coin offering, cioè la quotazione di una nuova criptovaluta. Un’idea che ti cambia la vita. “Bisogna essere un po’ pazzi e guardare alle cose con ottimismo”, ammette Giampietro Cutrino. Del resto, Cutrino, per gli amici Gip, è noto alle cronache per essere stato per molti anni uno dei più dissacranti cronisti de Le iene su Italia 1. Il famoso “stay foolish” di Steve Jobs, interpretato certo in modo singolare, gli ha sempre calzato a pennello. In senso buono s’intende. Come quando, per goliardia, decise a 16 anni con tre amici di murare di notte l’ingresso principale della sua scuola “con malta e mattoni” e scappare in motorino con due estintori, “fummo subito beccati dalla polizia”. Il giorno dopo il preside gli chiese di ritirarsi dall’istituto. Nessun problema. “Mi piaceva così tanto il liceo artistico che l’ho finito in sei anni”, ridacchia Gip.

Insomma, non si va a lavorare a Le iene, senza un certo quid. Lo stesso che lo spinge nel 1999 a girare lo spot degli auguri di Natale ai telespettatori di Mtv. Ebbene, Gip si inventa il personaggio della renna depressa di Babbo Natale, “due amici, poveretti, infilati in un enorme peluche”. Misteri della televisione, è un grande successo. Probabilmente a piacere è la commozione che ispira la renna depressa e, infine, pure suicida. “La cosa più triste che si potesse immaginare”, ridacchia ancora Cutrino. Fatto sta che è la svolta, “un contratto tv da 100 milioni l’anno” (in lire, s’intende).

Oggi a 44 anni, abbandonata la carriera in tv, Gip Cutrino si è dato una calmata, si fa per dire. Lavora molto, progetta molto, ragiona da imprenditore, ma il ragazzo dentro di lui resta vivo e vegeto. Tuttora, se chatti o lo incontri per strada, è facile che ti saluti al grido di “viva la vita”. Fa parte, dice, della sua filosofia “alla messicana”. Funziona così: “lavorare fino a che hai abbastanza soldi per smettere e viaggiare”. E quando hai finito i soldi? “Semplice, ti rimetti a lavorare”. Intendiamoci, per Gip il lavoro non è mai stato andare in miniera, in quel che fa (fortuna sua) c’è sempre una bella dose di creatività. Non a caso è stato un pioniere del digital marketing. Stufo dell’Italia nel 2012 se ne va a Bali. Ma non sta con le mani in mano, inizia “a produrre e vendere milioni di like ad artisti, musicisti, gente della moda e politici. Ero un quasi monopolista, all’epoca”. Già, per chi non lo sapesse, esiste un floridissimo mercato di follower farlocchi.

Qualche anno fa, abbacinato dai Pokemon Go, fa la scoperta del business nel mondo del gaming. “Un settore che nel 2017”, sottolinea Cutrino, “ha fatturato 46 miliardi di dollari, con una crescita del 20% annuo per gli smartphone”.
Arriviamo così al progetto di Sgame Pro, la Ico che verrà lanciata tra fine maggio e giugno. “È successo che ho regalato a Carl J, mio figlio, dei giochi da mettere sul cellulare. Dopo una settimana si è accorto di aver guadagnato 20 dollari e mi ha detto: papà, dammene la metà. A quel punto si è accesa la lampadina”.

L’idea è: perché non creare un “ecosistema indipendente che lavori sulla blockchain”, spiega Cutrino, “dove i player ricevono il 50% dei token (valute digitali ndr) ottenute giocando”? In effetti i token si riceveranno in base a due fattori: il tempo che passi giocando e quanto vinci. Il tutto affidato all’abilità, nessuna fortuna o azzardo. “Sgame è una piattaforma”, aggiunge Cutrino, “la stiamo testando già da otto mesi e funzionerà come markeplace”. Ebbene, volete sapere chi ha già sposato il progetto e se ne dichiara entusiasta? Un certo PewDiePie, pseudonimo di Felix Arvid Ulf Kjellberg, svedese. Il più seguito giocatore del pianeta. Il suo canale YouTube vanta 10 miliardi di visualizzazioni e 60 milioni di iscritti. Sarà il testimonial di Sgame, “l’ho conosciuto a Brighton, dove vive”, precisa Cutrino, “soprattutto Felix è molto amico di Davide Bisognin, mio socio in Sgame”.

Va chiarito come funziona oggi il mercato del gaming: il player gioca gratis (perlopiù, non sempre) e il publisher (l’editore del software), guadagna da varie forme di pubblicità inserite nel gioco stesso. Poi c’è tutto un filone di compravendita di profili, legato ai Big Data, ma è un altro discorso. Ci si può chiedere: perché dei publisher come Activision, Digital Bros o Ubisoft, per citarne qualcuno, con i loro business già miliardari dovrebbero interessarsi a Sgame? “Perché offriamo un nuovo mercato tutto da esplorare”, risponde Cutrino. “Inoltre perché potranno saltare gli attuali marketplace, Apple Store ad esempio, che si prendono dal 20 al 30% di quello che spende il player”. E infatti Cutrino sta incontrando tutti i maggiori publisher del mondo. Insomma, vuoi vedere che la blockchain, questa tecnologia disruptive di cui si fatica a capire l’orizzonte, arriverà a rivoluzionare anche il gaming? Forse, miliardi di persone diventeranno giocatori-minatori. Anche perché i token di Sgame, una volta sminati come si dice in gergo, si potranno convertire in abbonamenti a Netflix e a Spotify. C’è già l’accordo. E per Gip si profila un altro giro di giostra. Viva la vita.

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