Cultura

L’arte tokenizzata diventa asset class, al prezzo di un caffè

Il team di ArtSquare (courtesy ArtSquare)

Numerose startup stanno lavorando sul tema del frazionamento dell’opera d’arte, vista come asset di puro investimento, in cui l’elemento partecipativo dell’acquisto consentirebbe l’accesso ai grandi capolavori a un pubblico di investitori di medio livello. Tra le tante ArtSquare.io, società creata nel 2018, consente anche investimenti frazionati al costo di 1 €, ovvero il prezzo di un caffè. Artsquare si propone di creare una nuova modalità di fruizione del mercato dell’arte basata sul principio dell’accessibilità. L’investimento di 1 € nasce, come dice Fabrizio d’Aloia, ceo e fondatore di ArtSquare, dallo scopo di voler diffondere il potenziale economico dell’arte come asset class tra categorie di utenti normalmente estranei ai circuiti del mercato dell’arte e alle dinamiche dei mercati finanziari.

La startup vorrebbe agire sulle barriere di accesso al mercato dell’arte, in cui l’acquisto delle opere è appannaggio di pochi ricchi acquirenti, escludendo di fatto quelle categorie di acquirenti potenziali dotate di budget più limitati. La nuova piattaforma dovrebbe essere capace di attrarre investitori tecnologicamente alfabetizzati e nativi digitali. Durante la prossima edizione di Artissima, è previsto il lancio dell’app che consentirà alla piattaforma di varare la sua piattaforma di scambio, l’ArtSquare Exchange, in cui verranno messe in vendita i token delle opere. La blockchain da un lato, e lo smart contract dall’altro, insomma, sono gli strumenti tecnologici che consentono di parcellizzare un‘opera in migliaia di token, accessibili a tutte le tasche.

(courtesy ArtSquare)

La missione di ArtSquare è quella di creare una community di art investors entusiasti di possedere opere d’arte in condivisione e consapevoli del ritorno economico che un portafoglio ben diversificato può garantire. “ArtSquare vuole promuovere il concetto di opera d’arte come investimento. Vogliamo che la nostra community abbia la consapevolezza che acquistando un pezzettino di un’opera d’arte sta replicando le stesse dinamiche di acquisto di una quota azionaria di un’azienda nei mercati finanziari tradizionali. Investire in una frazione di un’opera d’arte è un esercizio mentale: non stai acquistando una percentuale della sua superficie, ma una parte del suo valore, un frammento di un asset più grande”. La piattaforma mette in vendita una percentuale o la totalità del valore totale dell’opera d’arte. Gli investitori potranno acquistare
Digital Art Shares (DAS) e costruire il proprio portfolio di quote di diverse opere d’arte tramite l’acquisto nell’ArtSquare Exchange.

La condivisione del valore non esclude però la possibilità di poter godere di un’opera: l’azionista di maggioranza potrà in alcuni casi avere diritto alla fruizione del pezzo per sei mesi. La possibilità di fruire dell’opera è diritto che, nelle idee dei fondatori, dovrebbe diventare oggetto di contesa fra gli investitori in tutte le vendite successive dell’opera frammentata in token. Partner di progetto e fornitore di opere è la galleria Tornabuoni Arte (con sedi a Milano, Firenze, Londra), mentre la Be Advisors, società di consulenza,
fornisce l’expertise sulle opere. Alle spalle della startup si trova Francesco Boni Guinicelli, già Forbes Under 30 per il settore Venture Capital e l’ingegnere Fabrizio D’Aloia, reduce da esperienze di successo con Micrograme, società di giochi e scommesse venduta sul mercato americano. L’ingegner D’Aloia, collezionista d’arte, sostiene l’obiettivo di creare un ponte fra i tradizionali investitori del mercato borsistico, che finalmente possono avere la possibilità di diversificare anche per piccole quote il loro portafoglio azionario e gli amanti dell’arte. Secondo lui, la rivoluzione che scuoterà il mercato dell’arte è appena cominciata.

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