Hannah Herbst
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Le invenzioni di questi teenager potrebbero cambiare le nostre vite

Alaina Gassler
Alaina Gassler

Giovani, brillanti, ambiziosi e determinati. Sono i fattori più comuni nei teenager che si fanno strada nel mondo delle startup e delle innovazioni; chi vive la Silicon Valley questo lo sa bene. Alcuni di loro siedono ancora tra i banchi di scuola e, tra una lezione e un compito in classe, dedicano il proprio tempo libero a servizio della comunità, sviluppando le loro intuizioni molto spesso con pochi mezzi e strumenti di fortuna, in un mix di genialità e creatività. Abbiamo raccolto tre validi esempi inerenti al settore automobilistico, sanitario e delle energie sostenibili.

Tra questi vi è Alaina Gassler, una studentessa quattordicenne di West Grove, in Pennsylvania, che si è aggiudicata il primo premio alla Broadcom Masters Competition per gli studenti delle medie consistente in 25.000 dollari, per i progetti più innovativi. La giovane studentessa ha messo a punto un sistema per eliminare i punti ciechi alla guida; Alaina ha raccontato alla Cnn di aver avuto l’intuizione quando ha realizzato che a sua madre non piaceva guidare la sua jeep perché i montanti anteriori causavano punti ciechi.

I montanti anteriori infatti, oltre a supportare il parabrezza, forniscono maggiore protezione in caso di incidente; al contempo però, le loro dimensioni creano dei punti ciechi rispetto alla posizione del conducente, compreso nello specchietto retrovisore e negli specchietti laterali.
“Ci sono così tanti incidenti automobilistici, feriti e morti che si potrebbero evitare se solo un montante non fosse lì. E dal momento che non possiamo toglierlo dalle auto, ho deciso di liberarmene senza liberarmene”, ha dichiarato la ragazza nel video di presentazione del progetto per la Society for Science.

Alaina ha utilizzato una webcam, un proiettore, un adattatore realizzato con la tecnica della stampa 3D e un tessuto retroriflettente per rendere ‘invisibili’ i montanti anteriori di un’auto mostrando la visuale che c’è dietro al punto cieco.

La webcam, installata all’esterno del montante, trasmette le immagini a un proiettore che invece è installato all’interno della cappotta dell’auto e che proietta le immagini acquisite su un tessuto retroriflettente che ricopre l’interno del montante, così che la luce si rifletta senza rimbalzare in diverse direzioni. La giovane ha anche realizzato un supporto con la tecnica della stampa 3D per consentire al proiettore di mettere a fuoco a distanza ravvicinata.

“Dopo aver fatto alcune ricerche ho scoperto che negli Stati Uniti ci sono più di 840.000 incidenti stradali relativi a punti ciechi all’anno, il che ha reso questo progetto significativamente più importante per me”, ha dichiarato Alaina alla Cnn.

A essere sinceri però, ci aveva già provato la Continental nel 2018 con un sistema più complesso (telecamere interne, esterne e display oled) chiamato ‘Virtual A-Pillar’ ma il progetto è stato parzialmente accantonato. L’idea della studentessa della Pennsylvania è sicuramente più sostenibile in termini di costi e tecnologie disponibili.

Altra affascinante storia è quella del diciottenne messicano Julián Ríos Cantú, ceo e co-fondatore di Higia Technologies, la cui idea si ispira a una tragica esperienza di vita vissuta: “Quando avevo 13 anni, a mia madre fu diagnosticato per la seconda volta un tumore al seno: le dimensioni del tumore passarono da quelle di un chicco di riso a quelle di una pallina da golf in meno di sei mesi. La diagnosi è arrivata troppo tardi e mia madre ha perso entrambi i seni e quasi la sua vita”.

EVA
Una coppa del reggiseno EVA (Higia Technologies)

Questa terribile esperienza ha ispirato il giovane a sviluppare EVA, un reggiseno che rileva le fasi iniziali del tumore al seno attraverso a dei sensori tattili che mappano la superficie del seno monitorandone la consistenza, il colore e la temperatura.

“Quando c’è un tumore al seno c’è più sangue, più calore, quindi ci sono cambiamenti di temperatura e struttura”, ha affermato il giovane in alcuni video su Youtube. Il dispositivo, nato alcuni anni fa, ha vinto il primo premio del Global Student Entrepreneur Awards in cui hanno partecipato 56 studenti imprenditori provenienti da 56 paesi, ed è acquistabile online sul sito ufficiale di Eva Tech.

Dulcis in fundo troviamo tanto creativa quanto geniale l’idea di Hannah Herbst che, dall’età di 14 anni, ha iniziato a progettare una turbina in grado di generare elettricità dalle correnti marine. Classe 2000, Hannah si è aggiudicata negli anni riconoscimenti come il Best Young Scientist negli Stati Uniti (2015) e il suo nome è presente nell’elenco dei 30 giovani under30 più promettenti secondo Forbes (2018).

Hannah Herbst
Hannah Herbst (Discovery Education 3M Young Scientist Challenge)

“Dio mi ha fatto sentire che devo aiutare gli altri”, ha detto Hannah. La sua fede in Dio ha dato origine all’intuizione: la ragazza infatti, membro della comunità cristiana nella città di Boca Raton (Florida), ha trascorso tutta la sua infanzia e adolescenza impegnata in un programma che mette i bambini americani in contatto con bambini di paesi sottosviluppati. Hannah ha così incontrato Ruth, dall’Eritrea, che è diventato il suo amico di penna: “Quando mi ha detto che l’elettricità non era accessibile nella sua città ho pensato che avrei dovuto fare qualcosa”, ha dichiarato la ragazza nell’ambito di Unleash 2019, un incontro di giovani talenti che la società spagnola Trivu organizza ogni anno a Madrid.

Nel contemplo Hannah si avvicina a un programma di ingegneria scoprendo che c’erano navi che si muovevano con l’energia prodotta dall’acqua. “Se funziona con le navi perché non applicare gli stessi principi per creare elettricità nella città costiera di Ruth?”. Così la ragazza, ai tempi quattordicenne, ha iniziato a lavorare sodo con il supporto dei suoi tutor, realizzando Beacon (acronimo inglese che sta per “Portare l’accesso elettrico alle città attraverso l’energia dell’oceano”), una turbina che trasforma l’energia delle correnti marine in elettricità attraverso un generatore.

“Non contenta”, si fa per dire, la giovane oggi ha sviluppato delle bende antibatteriche costituite con PDMS (il polidimetilsilossano); l’idea è giunta dopo che il suo papà ha riscontrato un cancro, l’anno scorso, al seguito di un periodo postoperatorio, quando la ferita si è infettata. “Ho pensato: ‘Come può accadere negli Stati Uniti che abbiamo risorse?’. Nel mio gruppo scientifico stavamo studiando le proprietà degli squali. La sua pelle è composta da strati che formano una rete impermeabile che impedisce ai batteri di penetrare. Ho deciso di provare a replicarlo nelle bende sanitarie. Sono bende antibatteriche perché le costruiamo con PDMS, il polidimetilsilossano, una specie di silicone trasparente e sono anche riutilizzabili, quindi sono molto economiche”, ha dichiarato la giovane.

Hannah ha dato vita alla società Tiburones Technologies, e le bande saranno lanciate nel mercato nel 2020, in attesa di brevetto, con l’intenzione di commercializzare in tutto il mondo.

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