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Chef in Camicia: la media company food “nata in un bar”

Chef in Camicia
“Chef in Camicia” – a sinistra Nicolò Zambello, al centro Luca Palomba, a destra Andrea Navone

“Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo”. Così cantava nel 1991 Gino Paoli e così nasce, seppur con qualche differenza, la startup food tutta italiana Chef in Camicia.  Ideata da Nicolò Zambello e Luca Palomba (in arte Lello), ex compagni di scuola delle elementari, Chef in Camicia prende vita, un po’ come narra il famoso cantautore italiano, da una semplice chiacchierata informale tra due amici, diventati subito tre grazie all’inserimento dell’altro compagno di scuola delle elementari Andrea Navone, con una passione comune: la cucina. 

L’obiettivo? In primis cambiare le loro vite, accostando al proprio stipendio mensile che percepivano dalle aziende per cui lavorano altre entrate economiche, e in secundis rivoluzionare il mondo del food in Italia. Un progetto ambizioso e forse anche folle, fatto sta che oggi Chef in Camicia è una media company che conta 26 persone.

Chef in Camicia: dal catering alle video ricette sui social

Per capire meglio la storia, l’evoluzione e la crescita di Chef in Camicia, la nostra redazione ha intervistato Nicolò Zambello, ceo e founder dell’azienda italiana attiva nel settore del food. 

Nicolò come e quando nasce l’idea di Chef in Camicia?

Chef in Camicia nasce alla fine del 2014 da un’idea mia e di Luca con un’idea ben precisa: sfruttare la nostra passione per la cucina per accostare ai nostri stipendi mensili altre entrate economiche. Entrambi infatti, prima di dedicarci anima e corpo a questo progetto, avevamo un altro lavoro: io nel settore delle startup, mentre Lello era un agente immobiliare. La nostra idea iniziale di Chef in Camicia però era totalmente diversa rispetto a quella odierna. Infatti, il nostro settore di riferimento era il mondo degli eventi, in particolare il servizio di catering. Tant’è che per la prima volta nel 2015, dopo che anche Andrea ha deciso di seguirci in questo progetto, un’azienda si è affidata a noi per il servizio di catering. Lì è cambiato tutto. Con i soldi di quella commessa abbiamo capito che era il momento di creare e registrare la nostra ufficialmente la nostra nuova società: Chef in Camicia 

Perché avete scelto questo nome e quando avete capito che era il momento di cambiare la vostra idea di business?

Abbiamo scelto questo nome perché da una parte non volevamo utilizzare la giacca tradizionale da chef, che spesso risulta un po’ snob e altezzosa, e perché la camicia è l’indumento maschile più classico e più utilizzato tutti i giorni a lavoro. Tornando invece all’evoluzione della nostra azienda, nel 2016, anche prendendo a riferimento alcune idee americane, abbiamo capito che dovevamo lasciare il mondo del catering e sviluppare video ricette. Proprio per questo, dopo aver registrato per due settimane a casa di un nostro amico 60 video ricette dall’alto della durata di minuto, il 24 aprile 2016 abbiamo pubblicato il nostro primo video su Facebook e Instagram. E da lì non ci siamo fermati più. Tant’è nel 2017, oltre ad avere già una community sui social composta da oltre 100mila persone, abbiamo aperto il nostro primo ufficio, con cucina annessa (set delle creazioni culinarie), e abbiamo ricevuto il nostro primo round di finanziamento.

A settembre 2019 siete diventati una media company anche grazie a un aumento di capitale da 1,2 milioni di euro, quali sono le aree dove state investendo?

Sono essenzialmente tre:

  • Media: dove stiamo investendo in marketing e pubblicità per poter ampliare sempre più la nostra community, che già oggi è la più grande in Italia perché è formata da oltre 3 milioni di persone su tutti i nostri canali social.
  • Piattaforma di e-learning realizzata sul modello master class: permetterà a tutti di imparare vari aspetti della cucina grazie agli insegnamenti dei migliori chef nazionali e internazionali e di ricevere un attestato alla fine del corso. Sarà lanciata il 25 marzo 2020.
  • Assunzioni: proprio recentemente infatti abbiamo accolto nella nostra azienda Dario Villa, il nostro nuovo direttore creativo. Tra l’altro vorrei sottolineare, che essendo un’azienda giovane, crediamo tantissimo nei ragazzi. Infatti prendendo in considerazione tutte e 26 le persone che lavorano all’interno di Chef in Camicia, l’età media è di 27 anni.

Quali sono i principali risultati economici che avete ottenuto in questi anni e quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati per il 2020?

Dal punto di vista economico siamo cresciuti in maniera esponenziale. Dal 2015 al 2019 il fatturato di Chef in Camicia è passato da 20mila euro a 1 milione e 350mila euro (circa +100% ogni anno). Proprio per questo vogliamo chiudere il 2020 con un fatturato pari a 3 milioni di euro. Questo però non è l’unico obiettivo che ci siamo prefissati per quest’anno. Oltre al lancio della piattaforma di e-learning, vogliamo infatti diventare il primo media in Italia attivo nel settore del food guardando a tutti gli strumenti di comunicazione disponibili. Devo anche sottolineare che il programma televisivo “Chef in Camicia”, andato in onda a fine 2019 su Alpha (ora disponibile su Amazon Prime Video), e il nostro libro di ricette sono state due occasioni di mercato che abbiamo colto per migliorare la nostra brand awareness e ampliare la nostra community.

Quali consigli ti senti di dare a tutte le aziende che non fanno uso dei social media?

In un contesto comunicativo come quello odierno è impossibile ormai non guardare alle dinamiche dei social media. Proprio per questo, credo che le aziende che non ne fanno uso sono le stesse che ancora non hanno affrontato un processo di cambiamento. Bisogna infatti sottolineare anche un altro aspetto: i social media non sono più solamente il mondo dei giovani, anzi tutto il contrario. Online infatti siamo in presenza di una community grandissima. In base a questo ciò il consiglio che mi sento di dare alle aziende è questo: se entrate in questo mondo, fatelo per bene e investite seriamente nel personale. Se non avete questa intenzione, non fatelo. 

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