Intelligenza artificiale
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Come l’intelligenza artificiale cambierà le nostre vite dopo Covid

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(Shutterstock)

Articolo di Kenrick Cai pubblicato su Forbes.com

I primissimi mesi del 2020 hanno profondamente modificato il modo in cui lavoriamo e anche come vengono fatte diverse cose al mondo. Sebbene infatti l’uso diffuso di robotaxi e veicoli commerciali a guida autonoma non sia ancora divenuto realtà, la pandemia da Covid 19 ha fortemente accelerato l’adozione dell’intelligenza artificiale da parte di tutte le industrie.

Sia che si tratti di tracciare picchi epidemiologici sia che si tratti di pagamenti contactless, l’impatto è stato pressoché immediato, e si è spalancata una finestra su ciò che verrà. Il gruppo di fondatori raccolti dalla seconda edizione della Forbes AI 50, che riunisce le più promettenti tra le società specializzate in intelligenza artificiale che hanno base gli Stati Uniti, stanno già immaginando come sarà il mondo del futuro. E tutti concordano nel riconoscere come il Covid 19 abbia definitivamente accelerato la diffusione dell’intelligenza artificiale.

“Abbiamo assistito all’equivalente di due anni di trasformazione digitale compressi nell’arco di soli due mesi”, ha dichiarato a maggio a Forbes il ceo di Abnormal Security, Evan Reiser. E più saranno le attività di una società destinate a migrare online, maggiore sarà, secondo Reiser, il contributo dell’intelligenza artificiale ad analizzare il business, i dati disponibili e ad aumentarne l’efficienza.

Con l’intelligenza artificiale destinata ad essere sempre più presente nelle nostre vite, il ceo di DeepMap, James Wu, si aspetta che sempre più persone abbandoneranno l’assunto per cui l’intelligenza artificiale sarebbe una minaccia per l’umanità. “L’opinione pubblica passerà dal sostenere la pericolosità dell’intelligenza artificiale ad affermarne il contributo per un mondo migliore”, dice. “L’intelligenza artificiale sarà sempre più associata al concetto di sicurezza, mentre la relazione umana a una situazione di potenziale pericolo”.

Del resto, è ciò che è successo con le app di consegna del cibo. Grubhub, Uber Eats e DoorDash, tra le altre, offrono soluzioni di consegna contactless per minimizzare l’interazione tra persone. E le applicazioni del futuro, prevede Wu, includeranno in questa cerchia anche i robots che consegnano medicine o erogano prestazioni. E “con i veicoli autonomi”, osserva il ceo di Pony.ai, James Peng, “i trasporti non solo saranno più sicuri, ma anche totalmente contactless se necessario”.

La sfida più pressante nell’healthcare è invece quella di trovare il vaccino al Covid-19. Ma, anche secondo la più ottimistica delle previsioni, ciò non avverrà prima di questo autunno. Senza dimenticare che, come osserva il ceo di twoXar, Andre A. Radin, il Covid-19 non è nemmeno una malattia così complessa, se è vero che basta un vaccino a contrastarla, cosa che non è possibile, per esempio, col cancro. Ciò non toglie che il processo per giungere al vaccino debba richiedere ancora del tempo.

“Il ritardo a conseguire un vaccino è dovuto principalmente alle tempistiche di test e produzione che non alla sua effettiva scoperta”, puntualizza Radin. “L’intelligenza artificiale ha in sé il potenziale per contribuire in termini di efficienza ai test clinici, dalla selezione del paziente alla predizione di eventi avversi”.

Il 50% circa della forza lavoro, inoltre, sta ancora lavorando da casa, secondo un’indagine condotta da un gruppo di ricercatori del Mit. Un trend che ha contribuito a determinare un radicale cambiamento nel nostro modo di percepire il lavoro remoto; ne è una conferma anche la decisione del ceo di Twitter, Jack Dorsey, di concedere ai suoi dipendenti la facoltà di lavorare da casa per sempre se lo desiderano. “Adesso che lavorare da remoto sta diventando la nuova normalità nella business community, le soluzioni di intelligenza artificiale che abilitano gli impiegati a lavorare autonomamente da casa, così come la possibilità di disporre di supporto tecnologico in tempo reale, si rivelano sempre più importanti strategicamente”, dice Bhavin Shah, ceo di Moveworks, puntando l’attenzione sulla possibilità di affiancare robot alle nostre vite di ogni giorno per i lavori del futuro”.

Palmer Luckey, l’inventore di Oculus VR e fondatore di Anduril Industries, esce dal coro, predicendo che il Covid 19 non stravolgerà significativamente l’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Ma ritiene che la pandemia possa espandere il ricorso all’intelligenza artificiale, sottolineando come “tante attività normalmente considerate come sicure possano non esserlo più in circostanze così particolari”.

“Mi aspetto che in futuro aziende e governi si rendano sempre più conto di quanti e quale tipo di lavori potranno essere svolti dai sistemi autonomi”, dice. “Basta vedere cosa è successo in Iowa, che ha schierato la Guardia Nazionale per proteggere dal virus gli impianti di macellazione, e rendersi conto di persona di quanto il dibattito sia avanti su questo tema”.

Secondo il ceo di UiPath, Daniel Dines, il coronavirus ha svelato quanto i benefit dell’automazione siano di interesse pubblico e quanto ne avremo comunque bisogno non appena la crisi sarà alle spalle. “In tutti gli ospedali ci saranno enormi arretrati causati dalla riprogrammazione di appuntamenti”, cita come esempio. “I cittadini che avranno bisogno di aiuto in tempi brevi potrebbero avere benefici significativi se il tema della automazione venisse posto in modo serio nell’agenda post crisi”.

Stessa cosa potrebbe dirsi per la forza lavoro, spiega il chief product officer di Gong, Eilon Reshef, secondo cui sono diversi i lavori, dai commerciali agli avvocati, che potrebbero avvalersi di “assistenti virtuali specializzati” in un futuro non molto lontano. I dottori, per esempio, potrebbero affidare ai loro assistenti virtuali la lettura dei raggi x per concentrare le loro energie su aree di intervento a maggior interesse. Un cambiamento che potrebbe coinvolgere anche la gestione delle catene di approvvigionamento e la riduzione al minimo dei viaggi non necessari. Tutto grazie all’intelligenza artificiale, suggerisce Monish Dard, cto di Icertis.

“Penso che siamo vicinissimi al picco in cui l’intelligenza artificiale diventerà rilevante in ogni aspetto della nostra vita”, conclude.

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