Cultura

Se la digital art è il trend del momento è soprattutto merito del designer americano Beeple

La digital art basata sulla tecnologia del Non fungible token è il fenomeno di mercato del momento. È di qualche giorno fa la notizia dell’opera integralmente digitale venduta con un lotto unico online di Beeple, The First 5000 days, venduta alla cifra record di 69,346.250 dollari, toccando la quotazione più alta mai raggiunta da un artista digitale e arrivando a entrare nella rosa degli artisti più pagati al mondo (a momento lo scettro è di Jeff Koons con i suoi 91 milioni di dollari).

Ma chi è Beeple? Beeple è che un graphic designer originario di Charleston in South Carolina. Dopo aver iniziato a pubblicare una serie di loop in creative commons, ha lavorato alle immagini dei concerti per Justin Bieber, One Direction, Katy Perry, Nicki Minaj ed Eminem, per poi passare al servizio di marchi come Louis Vuitton e Nike. L’opera oggetto del record è intitolata Everydays: The First 5000 days, un collage digitale di 5mila immagini create ex novo ogni giorno e postate online per oltre tredici anni e mezzo senza tralasciare un solo giorno.

Sul mercato della digital art si può dire che si tratta di un mercato interessante da diverso tempo, che se acquisendo un giro d’affari significativo soltanto adesso, probabilmente per la mobilitazione di communities e gruppi di attori economici attorno al tema, come prima non era accaduto. È nel 2018 che si cominciano a vedere i prezzi da record legati alla vendita dei Cryptokitties, gattini digitali, di cui uno venduto a 110mila dollari sulla piattaforma blockchain di Ethereum. Nello stesso anno Christie’s si apre alla vendita di opere digitali come quella concepita dal lavoro di AI del collettivo Obvious che, sotto forma del ritratto di Edmond Belamy, realizza ben 432.500 dollari.

Risale allo scorso ottobre, invece, la vendita dell’opera Block 21 di Robert Alice, contenente NFT, lo scorso ottobre a oltre 131mila dollari. E’ del 25 febbraio scorso settimana, poi, la dichiarazione fatta tramite i canali social ufficiali di Damien Hirst, uno dei più grandi business artist del mercato dell’arte contemporanea, della messa in vendita di un nucleo di otto opere recenti, delle stampe della serie Cherry Blossom, per le quali l’artista dichiarava che avrebbe accettato per la prima volta delle criptovalute. Soltanto cinque giorni dopo, l’artista proclamava il sold out dell’intera serie.

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Per tornare al caso della vendita milionaria dell’opera di Beeple, dato che gli affari più significativi avvengono su piattaforme del tutto autonome per forme di gestione, Christie’s si è appoggiata a uno dei marketplace per oggetti da collezione che è MakersPlace. Al momento della comunicazione del risultato, la casa di incanti ha salutato con grande favore la nascita di questo nuovo mercato: “Il successo di Beeple è una testimonianza delle entusiasmanti possibilità che si prospettano per questo nascente mercato. Il risultato di oggi è un chiaro appello a tutti gli artisti digitali”, dove secondo Noah Davis, lo specialista di mercato digitale, il risultato è dovuto al mercato già consolidato che si è creato attorno alla figura di Beeple. A partecipare all’asta, secondo i dati offerti da Christie’s, ci sarebbe una percentuale massiva di investitori più giovani di cui il 58% è composto da millenials e il 33% della Generazione X.

I numeri praticamente relegano ad un ruolo puramente marginale non solo la generazione Z ma soprattutto quella dei baby boomers (1946-1964), che in genere costituiscono la principale categoria di compratori. Questo dato è particolarmente interessante a definire i contorni di quello che potrebbe essere a tutti gli effetti un nuovo mercato dotato di giro d’affari sostanzialmente significativo. Dietro il prezzo record di Beeple, ci sarebbe Metapurse, il più grande fondo di NFT al mondo, finanziato da Metakovan. Lui, tycoon titolare di un fondo di investimento, sarebbe il più grande collezionista al mondo di arte digitale, innamorato delle opere di Beeple, tanto da averne acquistate più di venti. Secondo il Wall Street Journal, Metakovan avrebbe già speso ben 2,2 milioni di dollari in opere dell’artista allo scopo di esporle in un ambiente integralmente digitale, sotto forma di gioco chiamato B.20, realizzato dallo studio Metapurse, specialista in esperimenti nella tecnologia NFT, che vanno dal brainstrorming brand identity allo sviluppo di token economics. All’interno di questi spazi museali virtuali, se l’esperienza di fruizione dell’opera è aperta a tutti, l’acquisizione della proprietà, che è già stata opportunamente tokenizzata, pare che sia divenuta subito oggetto di acquisto già richiestissimo.

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