Michele Giglio, della catena di ristoranti Basho
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L’imprenditore 27enne che sta sfidando le grandi catene di sushi

Contaminare sapori di culture diverse, mescolare ingredienti provenienti da Paesi lontani per giungere ad una sintesi irresistibile richiede tempo, passione e sperimentazione. Ed è ciò che è riuscito a realizzare l’imprenditore 27enne calabrese, Michele Giglio, con la catena di  ristoranti “Basho”. Nome che rende omaggio ad uno dei più grandi maestri del sushi giapponese. Parlare solamente di sushi in riferimento a “Basho” è, tuttavia riduttivo. La sua peculiarità, che lo ha reso un’eccellenza rispetto ad altri ristoranti che hanno come core business il sushi è, infatti, la capacità di fondere in modo magistrale la cucina giapponese con quella sudamericana, in particolare del Brasile, passando per quella cinese, fino ad  arrivare ai sapori tipici dell’Italia meridionale.  

Una delle dieci cose da fare nella vita  

Il Brasile è una tappa cruciale nella vita di Michele Giglio che ad appena 18 anni viaggia a Rio de Janeiro dove incontra lo chef brasiliano che ancora oggi forma personalmente i cuochi che entrano a far parte della catena. Dopo l’esperienza brasiliana, che a suo parere è tra le dieci cose che vanno fatte nella vita, Michele Giglio decide di aprire il primo bistrot a Catanzaro, il “Fazzari’s 18” all’interno del prestigioso palazzo Fazzari. Un’occasione per  confrontarsi con una realtà impegnativa ma, allo stesso tempo, stimolante, che si è poi  rivelata molto preziosa nel momento in cui ha deciso di avviare la sfida “Basho” proprio dalla  sua Soverato, in Calabria, punto di partenza per il suo progetto più ambizioso. In poco  tempo dalla sua città natale, il giovane ristoratore ha ampliato il suo progetto a Lamezia Terme, Cosenza e Catanzaro. Alcuni mesi fa “Basho” è sbarcato in Puglia, a Bari, città d’origine di sua madre: “È stato in un certo senso un ritorno a casa, alle origini”, ha spiegato  l’imprenditore calabrese che sin dall’avvio del locale ha stretto un legame molto intenso con  il capoluogo pugliese dove, d’altronde, il pesce, crudo o cotto che sia, è una sorta di  “divinità”.  

Basho è un viaggio gastronomico 

“Uno degli obiettivi più importanti é offrire sempre lo stesso standard di qualitá, indipendentemente dal ristorante Basho in cui vai a mangiare, formando costantemente gli chef”, sottolinea Michele Giglio. Un altro elemento essenziale dell’identità di “Basho” è quello  di acquistare i prodotti del posto per garantirne la massima freschezza nel pieno rispetto del  principio del “km zero”. Le squisite salse, invece, vengono importate dal Giappone cosí come  le alghe che viaggiano a temperatura controllata. Per conoscere, invece, i segreti del riso,  Michele Giglio si è recato personalmente in Cina due anni fa. I chicchi restano a riposo circa  3- 4 ore in vaschette di legno per conservarne totalmente la consistenza e le proprietà nutritive.  

È Michele il primo cameriere  

“Bisogna conoscere e coccolare il cliente dal momento in cui entra nel locale fino a quando  esce, assecondando tutte le sue esigenze”, ha spiegato il giovane imprenditore calabrese,  rivelando che spesso è lui stesso a recarsi al tavolo per chiacchierare e “vivere il ristorante”  con i clienti, suggerire pietanze, prendere gli ordini. “È vero che i clienti amano il buon  prodotto, ma anche il modo in cui viene offerto”, ha aggiunto. Intercettare le esigenze degli  avventori, “sintonizzarsi”sui loro gusti senza che, a volte, consultino il menù è una delle “sfide” che “Basho” si pone ogni giorno. Pur vivendo nell’epoca dei social e delle recensioni  on line, il famoso “passaparola” rimane ancora al giorno d’oggi la miglior pubblicità possibile per qualsiasi attività.  

Ogni locale ha la sua peculiarità  

Se in termini di qualità dei prodotti gli standard di preparazione seguono procedure  unificate e rigorose, ogni location “Basho” si caratterizza per una propria specificità: al  “Basho Crazy” di Bari è stato assegnato questo singolare nome in quanto aperto,  decisamente in controtendenza, in piena pandemia; “Basho Garden”a Cosenza offre ai suoi  clienti la possibilità di degustare le pietanze in un bellissimo giardino ricreato all’interno del  locale; “Basho Fusion Experience” a Lamezia Terme è immerso in una bellissima villa;  prossimamente a Catania vedrà la luce “Basho Boutique” in una cornice estremamente  raffinata che richiama l’eleganza dei locali di alta moda.  Oltre ad offrire i principali piatti tradizionali di sushi rivisitati con commistioni brasiliane ed  italiane, nel menù di “Basho” non mancano pokè, tempure, la leggendaria carne bovina  Kobe, associata ad una carta di vini accuratamente selezionata in grado di adeguarsi alle  svariate esigenze dei clienti.  

Triplicato il fatturato durante il lockdown  

“Basho” è oggi una realtà consolidata nel Sud Italia che offre lavoro a circa 100 persone in  un ambiente molto giovanile con un età media inferiore ai 30 anni. I difficili mesi del  lockdown non sono stati un ostacolo per la crescita della catena che, al contrario, ha  triplicato il suo fatturato grazie alle consegne a domicilio. “I venerdì regalavamo uno spritz con l’ordine per ricreare nel salotto di casa, in qualche modo, l’atmosfera di un week end  fuori”, ha affermato Michele Giglio per rimarcare, ancora una volta, l’importanza del  “prendersi cura” del cliente. “Basho” non ha paura di “sfidare” i colossi del sushi, realtà già consolidate nel panorama italiano. Michele Giglio, anzi, guarda già oltre i confini nazionali. “Il  mio progetto futuro è far conoscere Basho come realtà e marchio internazionale aprendo  nuove sedi in ogni punto del mondo”. Nei prossimi anni, una volta consolidatosi in Italia,  “Basho” è pronto ad estendere il suo business oltre i confini nazionali, a partire dalla Francia, in particolare Parigi, e dal Brasile, una sorta di ritorno in una terra del “cuore”dove tutto ha  avuto origine. 

Progetti futuri 

“Sin da piccolo ero cosciente che avrei voluto fare l’imprenditore. Non ci sono segreti per avere  successo. Se hai voglia e fame cresci”, ha sottolineato il giovane ed intraprendente ristoratore nel  commentare se esistano “ricette magiche” per fare impresa. Nonostante ciò, secondo Michele Giglio,  per poter crescere professionalmente ed umanamente è fondamentale circondarsi delle persone  “migliori” che possano aiutarti a sviluppare competenze giorno dopo giorno.  

Nel prossimo futuro, il giovane imprenditore non ha escluso di voler mettere a disposizione le  esperienze che ha maturato in questi anni come imprenditore per aiutare altre persone a fare business  offrendo consulenze ristorative su come avviare un’attività. Aprire un locale, infatti, richiede accurate  indagini di mercato ed un’approfondita conoscenza del settore per non incappare in spiacevoli  disavventure dettate dall’inesperienza e dalla scarsa conoscenza di un mondo che richiede, come in  tutti gli ambiti, anni ed anni di sacrifici che, spesso non sono esenti da salutari errori. Attraverso un  motto, presente in tutti i suoi locali, cercherà di raggiungere ogni parte del pianeta e questo slogan  sarà portato avanti nel tempo da tutti i suoi clienti amici:  “Amor, por favor, dà me um #BASHO!”.  

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