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Dalle cliniche per capelli di CR7, alle gomme da masticare di Ibra: quando il calciatore diventa imprenditore

C’è chi investe in alberghi e chi in cliniche per capelli, chi in ristoranti, birra o nelle gomme da masticare. Tanto in Italia quanto negli altri Paesi, per i calciatori delle massima serie è tutt’altro che infrequente avere un business parallelo nei settori più diversi, cui dedicare – se non proprio tempo ed energie – almeno una parte degli ingaggi annuali. Per gli ex giocatori è quasi una consuetudine investire i ricavi di un’intera carriera in attività imprenditoriali. Ma adesso il binomio tra il calcio e il business inizia a dipanarsi quando ancora i campioni sono in piena attività. 

Le cliniche per capelli di CR7 e gli hotel di Messi

L’esempio più celebre del ruolo di calciatore-imprenditore in attività è probabilmente Cristiano Ronaldo. Oltre ad essere sponsor della Università E-Campus, di linee di abbigliamento e profumi, CR7 è proprietario di 4 hotel fra New York, Funchal, Madrid, Lisbona, nonché dei ristoranti Tatel e Zela insieme al tennista Rafa Nadal e al cantante Enrique Iglesias. Tutto qui? Macché: il portoghese è anche proprietario di cliniche per il trapianto dei capelli sparse in tutta Europa.

Se Ronaldo diversifica, il suo rivale storico Lionel Messi non è da meno. La “Pulce”, che da quest’anno ha abbandonato il Barcelona per il Psg, possiede una linea di calzini e una linea di hotel di lusso a Ibiza, oltre a essere sponsor della birra Budweiser. Gerard Piqué (Barcellona), invece, ha fondato la Kosmos Global Holding, fondo d’investimento che ha avuto il merito di cambiare la Coppa Davis di tennis. 

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Com’è cambiata la figura del calciatore

“Ronaldo e Messi”, conferma Giacomo Iacobellis, redattore di Tuttomercatoweb e volto del calcio italiano in Spagna e America Latina, “sono i massimi esempi di come la figura del giocatore sia nettamente cambiata rispetto a 20-30 anni fa. Non si parla più di un semplice atleta professionista. Oggi un calciatore è paragonabile a livello mediatico e d’immagine a un attore o un politico. Con una differenza, però: la carriera di un calciatore, vuoi per i calendari molto più intensi o per gli sforzi fisici sempre più importanti, si è accorciata sensibilmente. E in un mondo che li considera già vecchi a 26-27 anni diventa imprescindibile iniziare subito a guardarsi intorno per non farsi cogliere impreparati dalla vita post-ritiro”.

Ibrahimovic e le gomme da masticare

Per quanto riguarda i calciatori della Serie A attuale, alcuni rimangono nel settore dello sport. È il caso di Giorgio Chiellini (Juventus) con la sua società che si occupa di diritti d’immagine (BTB Media e Comunicazione) insieme all’ex compagno Claudio Marchisio, a sua volta titolare di una catena di ristoranti. Oppure di Zlatan Ibrahimovic (Milan), proprietario di un campo da padel in Svezia (The Coloseum of Padel) e socio di una società di gomme da masticare (Mind The Gum) che aiutano a tenere alta la concentrazione. O, infine, del centrocampista ex Sampdoria Jakub Jankto, che ha preso una villa a Praga e l’ha dedicata alla passione per i talenti degli Esports. 

Gli altri calciatori-imprenditori

Sono moltissimi poi i calciatori che si lanciano sulla ristorazione. Danilo D’Ambrosio (Inter) è proprietario del ristorante napoletano a Milano Caveau di tradizioni. Leonardo Bonucci (Juventus) ha un locale di lusso a Torino (Lève) e Francesco Caputo (Sampdoria) è socio del birrificio di Altamura Birra Pagnotta, che produce birra a base di pane di Altamura. E ancora: Kevin Bonifazi (Bologna) ha un’azienda di famiglia che produce olio. Andrea Petagna (Napoli) ha una linea di ristoranti healthy col trapper Sfera Ebbasta. Se Mattia Zaccagni (Lazio) in Romagna ha aperto un hotel gestito dai genitori, l’azzurro Pierluigi Gollini (ex Atalanta, ora al Tottenham) è un rapper di successo.

Ma c’è anche qualche calciatore che ha investito in maniera più importante. L’ex milanista Mathieu Flamini – oggi svincolato – è cofondatore di una società, Biconsortium, che agisce nel campo delle biotecnologie con un giro d’affari che raggiunge il miliardo di euro. 

“Le scelte su cosa fare una volta appesi gli scarpini al chiodo”, conferma ancora Iacobellis, “vanno prese quando la carriera sul campo è ancora all’apice. È proprio in questo momento che il calciatore ha capacità economiche ed appeal per attirare sponsorizzazioni, capitali sociali, umani e finanziari. Se tradizionalmente si investe nella ristorazione o nell’agroalimentare, oggi la figura del calciatore è più erudita, strutturata in modo polivalente (procuratori, ufficio stampa, assistenti personali). E spesso è capace di portare avanti un percorso di studi parallelo agli impegni in Serie A o Champions League. Pensiamo a Chiellini e alla sua laurea in Economia, o al Master a Harvard di Kaká, Piqué, Van der Sar o Dani Alves”.

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