Diem, nata per l’ambizione personale di Mark Zuckerberg di creare una criptovaluta sotto l’ombrello di Meta, svanisce sul nascere. Anzi, ancora prima! Ha venduto per 200 milioni di dollari l’intero pacchetto di tecnologie sulle quali si basava a Silvergate, gruppo bancario statunitense che si occupa proprio di criptovalute stablecoin, ossia legate a valute reali. Facebook, oggi Meta, aveva avviato una collaborazione con Silvergate per mettere sul mercato una “stablecoin” agganciata al dollaro americano.
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Perché Zuckerberg ha ceduto?
Zuckerberg ha deciso di rinunciare. Evento insolito per il suo carattere. Ma il fondatore di Facebook, oltre ad essere un bravo programmatore e un brillante imprenditore, ha anche buona memoria. E ricorda bene che il congelamento delle attività di Jack Ma da parte del governo cinese iniziava proprio con la nascita di Ant, la banca del gruppo Alibaba che pagò 2,7 miliardi di dollari all’antitrust cinese e finì sotto il controllo della Banca Centrale.
L’apprensione di Federal Reserve e del Tesoro
Costretto ad una serie di udienze davanti al Congresso, Diem ha diffuso un comunicato ufficiale per annunciare il passaggio a Silvergate.
“Adesso è chiaro, una volta parlato con le autorità che regolamentano il mercato a livello federale, che il nostro progetto non poteva andare avanti” ha dichiarato, gettando la spugna, Stuart Levey, ceo di Diem. La Federal Reserve ha sempre contestato la diffusione di Diem e nello scorso novembre è stato invece il Tesoro degli Stati Uniti ad affermare che “le stablecoin devono essere regolamentate come delle vere e proprie banche”.
Controllando i profili di 2,5 miliardi di utenti, influenzandone le scelte, gestendo anche un marketplace che vende milioni di prodotti, Meta rischiava di avere una posizione dominante del mercato.
Il pugno della Casa Bianca sulle crypto
“Costruire un innovativo ed affidabile network finanziario che dia potere alle persone e alle imprese in tutto il mondo”. Con questa frase Diem spiega al mercato la sua missione. Un obiettivo rispettabile. Ma il problema, anche in questo caso, è delle istituzioni finanziarie, che temono la perdita del controllo dei mercati finanziari. La testata Barron’s ha scritto che “la Casa Bianca ha un piano per indirizzare le agenzie federali per regolamentare le criptovalute come una questione di sicurezza nazionale”. L’America non è la Cina, che ha oscurato Jack Ma dai grandi dell’hi-tech. Eppure, quando si tratta del controllo della finanza e del denaro, i due Paesi cominciano a somigliarsi un po’ di più.
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