effetto venturi
Innovation

Come funziona la boa “intelligente” creata da questa startup italo-svizzera

Da velista di infanzia e dottoranda in ingegneria meccanica al Cern a imprenditrice tecnologica che guarda alla sostenibilità. Potrebbero esseri riassunti così gli ultimi anni di Valentina Venturi che a novembre 2021 ha dato vita a Effetto Venturi, startup italo-svizzera che ha realizzato e portato sul mercato GiPSy, una boa ‘intelligente’ che, come un drone, è dotata di un sistema di motori elettrici che mantiene automaticamente grazie al Gps, e quindi non è necessario l’ancoraggio. GiPSy ha esordito in Italia venerdì 8 aprile alla Lega Navale Italiana sezione Mandello del Lario, durante il Trofeo Pini Team Race classe Optimist, e il giorno dopo in Svizzera allo Yacht Club Ascona.

Come nasce la boa intelligente di Effetto Venturi

Con l’obiettivo di portare sul mercato un prodotto innovativo, ossia un drone acquatico maneggevole, facile da utilizzare, sicuro e preciso, l’idea di Effetto Venturi è partita dal mondo delle regate.

“L’idea l’avevo avuta già nel 2016, quando vidi in un regata un aiutante che faceva molta fatica a spostare una boa di percorso, mentre un drone volava sulla sua testa”, ricorda Venturi. “Da quel momento in poi non ho più smesso di pensare che un drone acquatico avrebbe potuto risolvere tantissimi problemi, se fosse solo esistito. Senza dimenticare che una boa autoposizionante permette di avere più tempo per fare regate, di ridurre la fatica organizzativa (in termini di ricerca del personale, sia per il lavoro del personale stesso), di abbattere l’inquinamento ambientale, e di essere più precisi nella posizione. Una boa classica ancorata può infatti spostarsi di decine di metri a seconda del vento e della lunghezza della cima”.

Venturi è sicura della bontà della sua idea. “Non conosco alcuna alternativa che offra la stessa qualità e la stessa semplicità allo stesso tempo. La quantità di materiali è estremamente ridotta, l’impatto ambientale che può avere un oggetto di 18 kg incluso il gonfiabile con una batteria di 36 ah a 14 V non può essere lo stesso di un oggetto con tre volte il peso e tre volte la capacità di batteria, come alcune alternative esistenti”.

Valentina Venturi

La terza via del progetto Effetto Venturi

Prima di arrivare a quello che è adesso Effetto Venturi, il progetto è andato incontro a uno due tappe fondamentali: quella segnata da anni di prove con motori elettrici riciclati dal mondo della pesca (idea abbandonata nel 2019 perchè i motori erano troppo pesanti) e quella della creazione di una prima ditta di boe robotiche insieme a chi stava lavorando su un progetto simile. “Per me sono state delle tappe fondamentali, perché mi sono resa conto che la passione contava più di quello che pensassi e perché ho imparato tantissimo”.

La terza strada del viaggio è quella però che ha cambiato definitivamente la storia. Ossia concepire da zero una boa non ancora idealizzata e di concezione diversa. “Una volta lasciata la mia prima ditta non sapevo cos’avrei fatto. Avevo ancora il sogno di realizzare qualcosa che avevo in mente da anni ma non ne avevo ancora le forze. Dopo qualche settimana, mi sono convinta che avrei dovuto riprendere e nel frattempo ho conosciuto una persona molto interessata ad investire su questa idea. E da lì è partita Effetto Venturi”.

Il ruolo della tecnologia e della sostenibilità

La tecnologia ovviamente gioca un ruolo importante per Effetto Venturi. Anche e soprattutto per ottenere una qualità e un’affidabilità impeccabile: dal GPS alla connessione GSM, fino ad arrivare alla batterie che hanno un sistema integrato di protezione. “Non abbiamo badato a spese pur di avere il miglior dispositivo tecnologico. Per fortuna, nel tempo siamo riusciti a dar vita a collaborazioni con Zephyr Aerospace, spin-off dell’Università di Bologna che progetta droni per vari scopi, e Sourcepole Zurigo, leader svizzero nei servizi di geo-informatica. Senza dimenticare che per la costruzione della boa mi sono rivolta a degli esperti nella nautica come Luca Ferrari di Anvera”

Evidente anche l’attenzione alla sostenibilità. “La boa permette di evitare che si rovinino i fondali marini con pesi che poi potrebbero anche essere lasciati lì, e soprattutto permette di evitare l’utilizzo di imbarcazioni inquinanti per il posizionamento e i vari cambiamenti. Avevo calcolato che una boa di questo tipo, può fare risparmiare centinaia di litri di benzina all’anno ad un club di vela, e quindi ridurre tantissimo l’inquinamento atmosferico. Inoltre, mi preme precisare che le nostre boe possiedono un ratio potenza motori/peso e resistenza aerodinamica che non ha pari. Sono uniche perché leggere ed efficienti.  Questo significa che alla creazione e a fine vita del prodotto l’inquinamento è estremamente ridotto comparato ad altri di stessa durata e materiali ma con peso superiore”. 

Le ambizioni future

E se l’obiettivo principale degli ultimi mesi è stato realizzato, cioè arrivare in tempo per la stagione velica, per il futuro Valentina Venturi non ha dubbi. “Voglio continuare a trasmettere l’amore incondizionato che ho per questo progetto, trasmetterlo a chi ci aiuta, e ampliare le nostre risorse”. E questo anche perché la startup ha l’ambizione di conquistare nuovi mercati, dato che il drone può avere un‘ infinità di utilizzi: dalla pesca, alla ricerca in ambito marino, alle ispezioni, alla meteorologia, alle delimitazioni nei porti, al mercato del lusso in ambito acquatico, fino ad arrivare agli spettacoli sull’acqua, e ad altri sport.

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