I piani delle compagnie di combustibili fossili per ridurre le emissioni di gas serra sono “incompatibili” con l’obiettivo sancito dall’Accordo di Parigi sul clima per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5 gradi Celsius. È quanto emerge da un nuovo studio pubblicato martedì sulla rivista Nature Communications. Una notizia che ha riacceso il dibattito sulla responsabilità delle aziende di invertire l’impatto dei gas serra sul pianeta.
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I fatti principali
- Lo studio ha analizzato gli scenari prodotti da Shell, BP, Equinor e dall’Agenzia Internazionale per l’Energia, ognuno dei quali include piani di transizione verso le energie rinnovabili e le modalità esatte di funzionamento, e ha confrontato l’effetto che avrebbero sull’aumento delle temperature.
- I piani di decarbonizzazione di Equinor, Shell e British Petroleum (BP) per ridurre il consumo di combustibili fossili non funzionano abbastanza velocemente per raggiungere gli obiettivi fissati nell’Accordo di Parigi del 2015. Lo studio è stato condotto dai ricercatori dell’organizzazione tedesca Climate Analytics.
- Le tre aziende che hanno partecipato allo studio hanno fissato obiettivi di emissioni zero. BP punta a una riduzione del 50% entro il 2030 e a zero entro il 2050. Equinor ha fissato l’obiettivo di zero emissioni entro il 2050 grazie alla transizione verso le energie rinnovabili. Mentre Shell ha dichiarato di raggiungere zero emissioni entro il 2050, anche se l’azienda ammette che abbandonare il carbone sarà una sfida difficile a causa della sua popolarità e disponibilità sul mercato internazionale.
- I ricercatori hanno analizzato diversi scenari per capire come gli sforzi influenzerebbero le temperature globali. E hanno scoperto che tutti i sei scenari, tranne uno, non raggiungono gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima, superando la soglia di riscaldamento di 1,5 gradi Celsius “con un margine significativo”.
- Le azioni di Shell contribuirebbero comunque a uno dei maggiori aumenti di temperatura, in quanto l’azienda continua a vendere gas serra, raggiungendo un picco di riscaldamento di 1,81 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali entro il 2059. L’Agenzia Internazionale per l’Energia, organizzazione che collabora con i Paesi per definire le politiche energetiche, ha previsto di raggiungere il picco di riscaldamento a 1,68 gradi sopra i livelli preindustriali entro il 2056. BP ha previsto un aumento di 1,73 gradi entro il 2058, mentre Equinor una crescita di 1,73 gradi entro il 2060.
- Solo uno scenario dell’Agenzia Internazionale dell’Energia per raggiungere le emissioni zero entro il 2050 è allineato con i criteri stabiliti dall’Accordo di Parigi, con il raggiungimento del picco di 1,56 gradi sopra i livelli preindustriali entro il 2045.
La citazione
“Il superamento anche temporaneo di 1,5 gradi Celsius porterebbe a impatti catastrofici e indebolirebbe gravemente la nostra capacità di adattamento ai cambiamenti climatici”, ha dichiarato Bill Hare, ceo e senior scientist di Climate Analytics.
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Il contesto
L’obiettivo di 1,5 gradi dell’Accordo di Parigi sul clima è considerato un’iniziativa storica per combattere gli effetti del cambiamento climatico. I Paesi sono alle prese con intense ondate di calore, innalzamento dei mari, siccità e perdite economiche causate dall’aumento delle temperature.
Secondo un rapporto del Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico (Ipcc) delle Nazioni Unite, pubblicato a febbraio, questi cambiamenti climatici hanno già superato la “soglia di tolleranza” di piante e animali, causando una mortalità di massa di alberi e coralli. Tale rapporto ha rilevato che un aumento della temperatura globale di 1,5 gradi Celsius nei prossimi 20 anni causerà “gravi impatti”, di cui alcuni “irreversibili”. Affrontare questi rischi è diventata una priorità per i Paesi.
Più di 100 Paesi si sono riuniti l’anno scorso al Patto per il clima di Glasgow, concordando un obiettivo di decarbonizzazione a zero. Quasi 1.000 città e paesi e 3mila imprese private hanno assunto impegni a zero emissioni nell’ambito dell’iniziativa Race to Zero delle Nazioni Unite. L’Accordo di Parigi ha inoltre fissato l’obiettivo di mantenere la temperatura media globale “ben al di sotto” dei 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. L’obiettivo è raggiungere emissioni zero nella seconda metà di questo secolo.
La cifra
50 miliardi. Ecco quante tonnellate di anidride carbonica vengono emesse ogni anno dalle attività umane, compresi i trasporti e gli impianti industriali. Secondo una ricerca pubblicata lo scorso anno da Our World in Data, l’aumento rispetto ai livelli del 1990 è stato di oltre il 40%.
Cosa non sappiamo
Anche se l’Accordo di Parigi è un trattato giuridicamente vincolante per i Paesi che lo hanno sottoscritto, non impone obblighi giuridici specifici alle aziende produttrici di combustibili fossili.
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