carriere distrutte 2022
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Truffe, schiaffi, antisemitismo e cattivi affari: i più clamorosi casi di carriere distrutte del 2022

Quando gli storici si guarderanno indietro e rifletteranno su questa era della storia umana, saranno forse affascinati dalle cose che sopportiamo: politici che mentono, celebrità che seminano odio, miliardari-bulli e autentici truffatori. Qualcuno potrebbe vedere nel 2022 l’anno di svolta in cui la pazienza della gente si è esaurita.

L’anno che sta per concludersi, dopo tutto, è stato quello in cui un complottista è stato ritenuto colpevole di avere diffuso crudeli bugie su una strage di bambini. In cui un uomo che ha guadagnato miliardi grazie a una visione fatta di viaggi nello spazio e riduzione delle emissioni di carbonio è stato frenato da decisioni discutibili e dall’arroganza ostentata sui social. In cui una donna che ha mentito sulla sua tecnologia e ha voluto emulare il fondatore di Apple Steve Jobs è stata giudicata colpevole di frode e condannata al carcere. In cui un uomo che ha convinto alcuni dei più esperti investitori del mondo a scommettere sul suo exchange di criptovalute è stato accusato, in sostanza, di avere creato un castello di carte.

Esempi del genere rappresentano anomalie, certo. Dimostrano, però, i pericoli che corre chi promette soldi facili o risposte comodo in un mondo che diventa sempre più complesso. Per la lista delle carriere distrutte del 2022, Forbes si è concentrato su persone le cui cadute hanno fatto luce sui tempi in cui viviamo. Con un’avvertenza: la gravità dei crolli è molto diversa da una storia all’altra. A questo link è possibile leggere l’elenco dell’anno scorso.

Come sempre avviene nel caso di carriere che vanno in fumo, al centro della storia c’è un essere umano. Alcuni potrebbero non recuperare mai credibilità agli occhi della gente. Altri potrebbero reinventarsi o tornare più forti di prima. Salvo un caso che ha fatto storia, abbiamo scelto di escludere dalla lista i politici, perché ascese e cadute fanno parte del loro lavoro. Abbiamo ritenuto anche che sia troppo presto per dare giudizi su imprenditori del settore tecnologico come Mark Zuckerberg, amministratore delegato di Meta, che sta investendo miliardi per sviluppare il metaverso, nonostante il calo dei ricavi e le tante critiche. Non abbiamo incluso tutti gli atleti, le celebrità, i giornalisti o le figure pubbliche licenziati per cattivo comportamento.

Di seguito le nostre scelte per i più clamorosi casi di carriere distrutte dell’anno.

Sam Bankman-Fried, fondatore ed ex amministratore delegato di Ftx

Come è accaduto con Enron e Lehman Brothers, il collasso dell’exchange di criptovalute Ftx potrebbe chiudere un’era. Al momento si sta ancora cercando di capire che cosa sia successo e quali saranno le conseguenze. Bankman-Fried è accusato di essere il cattivo di questa vicenda, un enfant prodige delle criptovalute che un anno fa aveva un patrimonio di 26,5 miliardi di dollari e oggi dichiara di avere soltanto 100mila dollari di liquidità, mentre si prepara ad affrontare varie accuse di truffa.

Oltre ad avere rivelato l’ossessione del controllo e il culto della segretezza creato da Sbf, il collasso di Ftx ha anche fatto luce sui venture capitalist, i fondi pensione e gli asset manager che hanno riversato miliardi in una società che non aveva un direttore finanziario, né un cda, né trasparenza sul suo modello di business. Sarà un tribunale a decidere se le azioni di Sbf fossero criminali, ma di certo il tracollo della sua carriera ha spinto i legislatori e gli investitori a riconsiderare i rischi degli asset digitali.

Bob Chapek, ex amministratore delegato di Walt Disney Company

A essere onesti, sarebbe stato difficile per chiunque rimpiazzare Bob Iger, soprattutto poche settimane prima che la pandemia facesse chiudere i parchi divertimento, i cinema e le navi da crociera. Ma Chapek ha peggiorato le cose con alcune decisioni che hanno fatto ben poco per dare lustro al marchio Disney. C’è stato il caso della legge don’t say gay in Florida, che impedisce o limita, tra le altre cose, la discussione di identità di genere e orientamento sessuale nelle scuole. Chapek ha fatto arrabbiare prima i suoi dipendenti, restando in silenzio, e poi il governatore, Ron DeSantis, quando ha promesso di lottare per far abrogare la legge.

Poi è arrivata la causa intentata da Scarlett Johansson sui compensi per Black Widow, in cui la sua retribuzione è stata resa pubblica. Le perdite nel mercato direct-to-consumer dell’azienda sono più che raddoppiate e si sono tradotte nei recenti mancati guadagni. A novembre il consiglio di amministrazione della Disney lo ha licenziato per tornare dall’eroe che non era mai sembrato così lontano: Iger. Ciò nonostante, la compagnia deve ancora convincere gli investitori che questa favola avrà un lieto fine.

Amber Heard, attrice

Si discute ancora molto su che cosa sia davvero successo tra Heard e il suo ex marito, Johnny Depp. Ciò che sappiamo è che Depp ha fatto causa all’attrice per averlo diffamato con l’accusa di abusi domestici in un articolo del 2018 e che la giuria e il tribunale di internet si sono schierati dalla sua parte a giugno. Heard si è ritrovata così con una penale di 8,35 milioni di dollari da pagare. Il 19 dicembre ha scritto su Instagram di avere raggiunto un accordo da un milione di dollari per archiviare il caso, “dopo avere perso fiducia nel sistema legale americano”.

Se Depp ha perso alcuni contratti per via dell’articolo, dopo il verdetto si è ripreso bene: un album con Jeff Beck, un ruolo da protagonista nei panni di Luigi XV nel film Jeanne du Barry, un’apparizione nella sfilata di Rihanna, il rinnovo del suo accordo come volto del profumo Sauvage e la regia di un film biografico su Modigliani che avrà Al Pacino come co-produttore. Le prospettive di Heard sono meno chiare. I fan di Aquaman attendono ancora di vedere se le sue scene saranno tagliate nel prossimo sequel, mentre il film In the Fire, ora in post-produzione, è stato filmato prima della sentenza.

Elizabeth Holmes, fondatrice ed ex amministratore delegato di Theranos

All’inizio del 2022 una giuria ha condannato Holmes per quattro capi d’accusa di frode e cospirazione per commettere una frode. Si è conclusa così la lunga saga della sua startup di test sul sangue, che è diventata l’emblema dei pericoli posti dal mantra della Silicon Valley fake it till you make it (‘fingi fino a quando non lo ottieni’) e dei rischi legati all’ossessione degli americani per il mito del fondatore. L’azienda di Holmes, che ha abbandonato gli studi all’università di Stanford, ha raggiunto una valutazione di nove miliardi di dollari prima che il Wall Street Journal ne svelasse i segreti.

Nota anche per la sua particolare voce baritonale, per la sua emulazione di Steve Jobs e per essere riuscita a fregare membri di alto profilo del cda, come l’ex segretario della Difesa James Mattis, a novembre è stata alla fine condannata a 11 anni di carcere, da scontare in una prigione federale. Come ha scritto il New York Times dopo la sentenza di gennaio, “il verdetto segna la fine di un’era. Nella Silicon Valley, dove la linea tra ciò che si dice e ciò che si fa è spesso labile, c’è finalmente un limite a ciò che si può fingere”. Se si dà un’occhiata a un altro nome sulla lista, però, viene da chiedersi: questo limite esiste davvero?

Alex Jones, presentatore radiofonico e fondatore di InfoWars

Anche se Jones indica in Larry King e Johnny Carson le figure che lo hanno spinto a diventare un personaggio radiotelevisivo, il suo personaggio è stato plasmato tra le fiamme di un’incursione fallita dell’Fbi nel complesso occupato dalla setta dei davidiani a Waco, in Texas, in cui morirono 76 persone. Dove la maggior parte delle persone vide una tragedia, Jones vide un complotto del governo e lo spettro della legge marziale. Si è costruito così una carriera come promotore di teorie ridicole, come quella secondo cui gli attentati dell’11 settembre 2001 sarebbero stati orchestrati da americani, oppure quella secondo cui è in atto una campagna chimica sponsorizzata dal governo per rendere gay le persone.

Il 2022, però, è stato l’anno in cui il presentatore di estrema destra e complottista ha pagato il prezzo per avere ripetuto al suo pubblico che il massacro della scuola elementare Sandy Hook era una messa in scena con attori. Per questo Jones è stato condannato a pagare quasi 1,5 miliardi di dollari di risarcimento e la cifra potrebbe salire ancora. Lui ha dichiarato bancarotta e afferma di possedere un patrimonio trascurabile, mentre altri calcolano che possa essere anche di 270 milioni di dollari. È chiaro, però, che Jones non si arricchirà più con menzogne sciagurate. Si spera che la sentenza freni anche chi lo ha imitato in cerca del successo.

Trevor Milton, fondatore ed ex amministratore delegato di Nikola

Nikola, la società che sognava di diventare la Tesla dei camion, è stata fondata da Milton, che ha abbandonato gli studi all’università ed è diventato ricco grazie alla quotazione nel 2020. Per un breve periodo la valutazione dell’azienda ha superato quella di giganti dell’automobile come Ford.

Milton si è dimesso nel 2020, dopo il rapporto di un investitore attivista, ed è stato prima accusato e poi condannato per frode. I pubblici ministeri lo hanno definito “un truffatore”, che ha affascinato gli investitori con false affermazioni secondo cui l’azienda era molto avanti nella produzione dell’idrogeno verde e i contratti con i clienti erano prenotazioni annullabili. Un avvocato di Milton, che rischia la condanna a gennaio, ha promesso di “continuare a lottare” e ha dichiarato che l’accusa ha distorto le parole di Milton.

Elon Musk, amministratore delegato di Twitter, Tesla e SpaceX

Musk voleva tirarsi indietro dall’acquisto di Twitter. Dopo che un sondaggio indetto da lui stesso ha rilevato che la maggior parte degli utenti non lo vuole alla guida della piattaforma, il 20 dicembre ha dichiarato che lascerà la carica di amministratore delegato non appena troverà un sostituto. Meglio così. Dalla chiusura dell’affare da 44 miliardi, il 28 ottobre, la gestione di Musk ha rappresentato un caso eclatante di cattiva leadership. Ha commesso errori al momento di tagliare il personale, ha preso in giro gli utenti, cambiato idea su alcune politiche, si è presentato come difensore della libertà mentre bloccava i profili di alcuni giornalisti e minacciava di bandire account o post che promuovevano siti rivali.

Mentre le brutte figure si accumulavano, le entrate di Twitter sono scese. Di pari passo con il patrimonio di Musk e le azioni di Tesla, via via che gli investitori diventavano sempre più dubbiosi sulla sua capacità di gestire l’azienda di veicoli elettrici assieme alle altre. Qualsiasi decisione Musk prenda dopo il sondaggio a cui ha promesso di attenersi e secondo il quale dovrebbe dimettersi, il danno di reputazione provocato dalla sua folle gestione potrebbe avere conseguenze durature.

Will Smith, attore, musicista e produttore

È stato ‘lo schiaffo udito in tutto il mondo’. O almeno in tutta Hollywood e in tutta l’industria dell’intrattenimento. Dopo essere salito sul palco agli Oscar per schiaffeggiare il comico Chris Rock, che aveva fatto una battuta su sua moglie, Jada Pinkett Smith, l’attore si è scusato e ha lasciato l’Academy. Ora l’incidente, avvenuto nella stessa serata in cui Smith ha vinto il premio come migliore attore, potrebbe offuscare il suo nuovo film: Emancipation – Oltre la libertà, un dramma sullo schiavo ‘Whipped Peter’ (‘Peter il fustigato’), la cui schiena sfregiata dalle frustate venne fotografata in un campo dell’esercito unionista e divenne un grido di battaglia degli abolizionisti.

“Capisco perfettamente che qualcuno non sia pronto”, ha detto Smith a proposito della possibilità che il pubblico non vada a vedere il suo film. Se la pellicola, che è appena uscita nelle sale e rientra nel genere di film che spesso ottiene premi Oscar, riceverà qualche nomination, Smith non sarà tra il pubblico. La Academy Of Motion Picture Arts and Sciences gli ha vietato di partecipare alla cerimonia annuale e a qualsiasi altro suo evento per i prossimi dieci anni.

Daniel Snyder, proprietario dei Washington Commanders

Snyder e la squadra di sua proprietà sono al centro di controversie da anni, tra accuse di molestie sessuali sul posto di lavoro, una multa di 10 milioni di dollari dalla Nfl e la mossa di mettere la moglie a capo delle operazioni ordinarie della squadra. Il 2022, però, ha portato ulteriori turbolenze a Snyder, che il mese scorso ha spiegato di avere contattato una grande banca di investimento per “considerare potenziali transazioni”, senza specificare se si tratti di una quota di minoranza o di maggioranza della squadra.

A febbraio, un’ex cheerleader e marketing manager ha accusato Snyder di molestie sessuali in una testimonianza resa al Campidoglio. Le sue dichiarazioni sono state tra le tante raccolte dall’House Committee on Oversight and Reform (comitato della Camera dei rappresentati per la revisione e la riforma), che nel 2021 ha aperto un’inchiesta sulla cultura all’interno del team. Snyder ha definito le nuove accuse “semplici bugie”. In seguito alle accuse, la Nfl ha chiesto di stilare un rapporto all’ex procuratore e presidente della Securities and Exchange Commission (la Consob americana) Mary Jo White, le cui indagini sono ancora in corso. Nel frattempo, il comitato della Camera ha pubblicato il suo durissimo rapporto a dicembre e ha concluso che Snyder ha “ostruito” l’inchiesta.

La squadra e Snyder devono affrontare anche diverse cause civili, indagini o multe delle autorità di Washington D.C., del Maryland e della Virginia, oltre alle domande di altri proprietari di team, che si chiedono se non sia opportuno cacciarlo.

Mark Tritton, ex amministratore delegato di Bed Bath & Beyond

Ci sono senz’altro molti motivi per cui i ricavi e il prezzo delle azioni del rivenditore di articoli per la casa sono calati durante la gestione di Tritton. Al momento del suo arrivo, nel novembre 2019, l’azienda veniva da dieci trimestri di cali di vendite nei suoi negozi. L’ex stella del merchandising di Target ha lanciato una sfilza di marchi private label e ha eliminato molti dei nomi usuali che i consumatori associavano a Bed Bath & Beyond. Tratton ha ammesso che problemi con la catena di approvvigionamento erano costati 100 milioni di dollari all’azienda durante la cruciale stagione delle feste dello scorso anno.

Non ha aiutato il fatto che Ryan Cohen, l’investitore miliardario che ha contribuito al fenomeno GameStop, abbia annunciato, a marzo, di possedere una quota del 9,8%. Una notizia che ha trasformato il titolo in un meme stock e ha messo un bersaglio sulla schiena di Tritton. Alla fine, il manager potrebbe avere semplicemente imparato sulla sua pelle l’antico adagio secondo cui ciò che funziona in un ambiente non sempre funziona in un altro. Basta chiedere all’ex retail chief di Apple Ron Johnson, il cui periodo alla guida di J.C. Penney, dove ha cercato di trasformare lo shopping da discount in un’esperienza premium, è stato altrettanto burrascoso.

Liz Truss, ex primo ministro del Regno Unito

Liz Truss potrebbe essere l’unico personaggio politico – britannico e non – ad avere perso contro un casco di lattuga. Qualche giorno dopo che l’Economist, l’11 ottobre, aveva messo in discussione con una battuta la solidità del suo incarico, un altro giornale del Regno Unito ha avviato uno streaming in cui ha affiancato una fotografia incorniciata dell’ex ministro degli Esteri a un casco di lattuga e si è domandato chi sarebbe durato di più. Ha vinto la lattuga. Truss è durata appena 44 giorni – il governo più breve della storia della Gran Bretagna -, dopo che il suo esperimento di abbassare le tasse per rivitalizzare l’economia le è scoppiato in mano, spaventando i mercati, facendo sprofondare il valore della sterlina e obbligando la Banca d’Inghilterra a intervenire con un programma di acquisto di bond.

Cambiare rotta sui tagli alle tasse per i super ricchi e cacciare il ministro delle Finanze non le è bastato a salvare il posto. Privata della sua autorità e del sostegno del Parlamento, nel mezzo del caos, si è dimessa il 20 ottobre. Truss rappresenta forse il caso più clamoroso, ma il suo è uno dei tanti esempi di leader politici britannici che di recente hanno visto bruciate le loro carriere. Il suo predecessore, Boris Johnson, si è dimesso in estate dopo una serie di scandali, mentre l’ex ministro della Salute, Matt Hancock, è stato cacciato dopo che sono emerse foto in cui baciava una consulente durante un periodo di duri lockdown.

Kanye West (‘Ye), artista e imprenditore

Il 2022 è stato l’anno in cui Ye, l’artista e imprenditore conosciuto in precedenza come Kanye West, ha fatto saltare per aria la sua reputazione, il suo patrimonio e le sue attività in un’incredibile dimostrazione di odio e instabilità. Tutto è cominciato a ottobre, quando ha indossato una maglietta con la scritta ‘White Lives Matter’ (‘Le vite bianche contano’) alla sfilata delle sue scarpe Yeezy e ha definito il movimento Black Lives Matter “una truffa”. Ha accusato inoltre l’amministratore delegato di Lvmh, Bernard Arnault, di avere ucciso il designer Virgil Abloh, che è morto di cancro, e ha insultato chiunque: dalla cantante Lizzo a Pete Davidson, che ha avuto una storia con la sua ex moglie, Kim Kardashian.

A rovinarlo definitivamente sono state le tirate antisemite: dalla manifestazione di “amore” per Hitler alla minaccia di riservare agli ebrei il trattamento “death con 3” (presumibilmente intendeva scrivere ‘Defcon 3’, riferendosi allo stato di allerta delle forze armate americane). Si è vantato anche che l’Adidas non avrebbe mai rotto con lui. Il marchio tedesco, invece, lo ha fatto e lo ha privato così del suo brand Yeezy e dello status di miliardario. Ora West si trova sempre più isolato. Si spera che nel 2023 trovi altro: qualcuno che lo aiuti.

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