Approfittando dello stop dei mercati europei per le festività pasquali (che durerà fino a lunedì 1 aprile), è tempo di fare i bilanci azionari di questo primo trimestre del 2024. Finestra che, sulla scia di quanto già visto a febbraio, vede ancora primeggiare la nostra Piazza Affari, che conquista il titolo di regina d’Europa da inizio anno.
Ai massimi dal 2007 e vicino a rompere il muro dei 35mila punti, il Ftse Mib, principale indice di Borsa Italiana, ha chiuso questo trimestre in crescita del 14%, superando così le comunque ottime performance messe a segno dall’Aex (+12%), dall’Ibex 35 (+10%), dal Dax (+10%), dal Cac 40 (+9%) e dal Ftse 100 (+3%). Una spinta importante dettata principalmente da quelli che storicamente sono i settori più tradizionali: quello bancario, dell’energia e delle infrastrutture, dell’automotive e della difesa, anche in virtù della continua incertezza geopolitica. Molto bene anche i titoli attivi nel settore della moda.
Borsa Italiana: i migliori titoli del trimestre del Ftse Mib
Guardando ai migliori titoli di questo primo trimestre del 2024 del Ftse Mib, è Iveco Group a conquistare la vetta e indossare quindi la maglia rosa di Piazza Affari, grazie a un rally del 68,59% dettato in primis dai conti del 2023, chiuso con 16 miliardi di euro di fatturato, pari 940 milioni di euro di ebitda adjusted (in crescita di 413 milioni di euro rispetto al 2022) e 325 milioni di euro di utile netto adjusted (127 milioni in più del 2022). E, in secondo luogo, dal nuovo piano strategico che ha delineato gli obiettivi al 2028.
Tra questi: ricavi netti di circa 19 miliardi di euro (il precedente target era tra 16,5 e i 17,5 miliardi entro il 2026), adjusted ebit margin tra il 7 e l’8% (precedente target tra 5% e 6%, si è attestato a 5,8% nel 2023), e free cash flow di circa 0,9 miliardi di euro. Peraltro, in una nota, la società ha aggiunto che “a fine 2023 aveva già raggiunto gli obiettivi previsti per il 2026, o era in anticipo rispetto alla traiettoria per il loro conseguimento”.
Al secondo posto di questa particolare classifica troviamo Leonardo che da inizio anno ha guadagnato il 55,35%. Recentemente, infatti, la società ha dichiarato di aver registrato nel 2023 aumento dei ricavi del 3,9% a 15,3 miliardi, un incremento dei profitti prima di tasse, interessi e ammortamenti del 5,8% a poco meno di 1,3 miliardi di euro, il valore degli ordini in crescita del 3,8% a 17,9 miliardi di euro, e l’indebitamento netto a 2,3 miliardi di euro, ossia in netta decrescita del 23% rispetto al 2022.
Iveco, regina di Piazza Affari
Una curiosità? Iveco e Leonardo sono legati da un fil rouge molto particolare. Qualche settimana fa, infatti, si sono arricchite le indiscrezioni su possibile interesse proprio della società diretta dall’ad Roberto Cingolani per l’unità veicoli per la difesa di Iveco (IDV – Iveco Defence Vehicles). Operazione che, secondo Il Sole 24 Ore avrebbe un valore di 750 milioni di euro, e che potrebbe favorire la fusione fra le rispettive attività (Oto Melara per Leonardo) e consentire all’Italia di concorrere nel panorama europeo dominato dall’asse franco-tedesco.
A chiudere la top 3 del Ftse Mib troviamo Saipem, con una crescita del 52,93% da inizio anno. Una performance spinta da diversi fattori. Tra questi, spiccano i risultati finanziari del 2023, chiuso con 11,87 miliardi di euro di ricavi (in aumento del 19% rispetto ai 9,98 miliardi ottenuti nell’esercizio precedente), 179 milioni di euro di utili netti (nel 2022 erano in rosso di 209 milioni di euro) e 17,66 miliardi di euro di nuovi ordini (rispetto ai 12,94 miliardi dell’anno precedente); la guidance 2024 e l’aggiornamento del piano strategico 2024-2027 che promette un ritorno al dividendo fissato nel 2025 e una raccolta ordini di 18 miliardi di euro; e la revisione al rialzo del prezzo obiettivo da 2,50 a 2,90 euro da parte degli analisti di Barclays.
La top 5
- Iveco Group: 68,59%
- Leonardo: 55,35%
- Saipem: 52,93%
- Unipol: 50,25%
- Bper Banca: 44,35%
I 5 titoli peggiori del Ftse Mib
- Telecom Italia: -23,71%
- Nexi: -20,87%
- Erg: -19,62%
- STMicroelectronics: -11,99%
- A2A: -10,14%
Intanto l’oro e il cacao volano ai massimi (e occhio all’uranio)
Se oltreoceano anche Wall Street fa segnare continuamente nuovi record, spinta soprattutto dal boom dell’intelligenza artificiale, è interessante notare anche il rally di tre materie prime, molto diverse tra loro, ma che comunque stanno scatenando i mercati. Stiamo parlando dell’oro, del cacao e dell’uranio. Quest’ultimo, per esempio, ha raggiunto i massimi degli ultimi 16 anni in scia alla ‘riscoperta’ di molti paesi dell’energia nucleare e all’acuirsi dei conflitti geopolitici.
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Da sempre considerato il ‘bene rifugio’ per eccellenza, l’oro in questi giorni ha sfondato il muro dei 2.200 dollari l’oncia, un record assoluto che ha aggiornato così i suoi massimi storici. Un trend rialzista di lunghissimo periodo (iniziato nel 2020) che, come spiega David Pascucci, market analyst di XTB, potrebbe caratterizzare tutto il 2024. “Inoltre dobbiamo porre l’accento sulla situazione di mercato a livello macroeconomico, ossia economie occidentali con tassi di interesse alti e con tassi di disoccupazione molto bassi che costringono gli operatori a ricercare coperture di rischio su asset dedicati, come ad esempio l’ obbligazionario governativo e appunto i metalli preziosi, in primis oro”, aggiunge Pascussi.
Sulla stessa scia troviamo il cacao, che solamente qualche giorno fa è arrivato a scambiare oltre quota 10mila dollari per tonnellata sul mercato dei futures a New York, superando addirittura le quotazioni del rame (che scambia intorno ai 9,300 dollari per tonnellata). Sul caso, diversi sono stati i commenti e le reazioni degli analisti, ma anche degli imprenditori. Riccardo Illy, presidente del Polo del Gusto (la cui capogruppo è Domori, azienda di prodotti di cioccolato di alta qualità), ha per esempio dichiarato che si “tratta di una fiammata inaudita, dettata da una una sommatoria fattori naturali, economici e finanziari”.
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